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Chapter 17 - 13 luglio 769, prigione del palazzo

Shugo rinvenne alle prime luci dell'alba, con il sole che picchiava sul suo petto dalla stretta apertura nel soffitto. Attraverso le sbarre, si potevano vedere gli alberi del parco. La cella era più larga che lunga, con il soffitto a botte che arrivava fino al pavimento di pietra appena sgrezzata. L'unico arredamento era un secchio e un mucchio di paglia. Una delle pareti era tutta sbarre d'acciaio oltre alle quali poteva vedere il corridoio delle prigioni. Tranne un topo solitario che lo guardava da lontano, era solo. Strisciò fino al muro di fondo per osservare la sua gamba ferita. Il sangue aveva smesso di uscire, ma ancora non riusciva a muovere il piede. Il quadrello era ancora lì, largo quasi un paio di centimetri, con le piume della coda macchiate di rosso.

Shugo strappò la sua camicia in lunghe strisce, avvolgendone una stretta sotto al ginocchio destro e una sulla coscia. Appallottolò il tessuto rimasto ficcandoselo tra i denti e con uno strattone tirò fuori il quadrello dalla carne. Svenne urlando.

Quando rinvenne il sangue aveva ricominciato ad uscire dalla voragine che aveva nel polpaccio, ma i due lacci avevano limitato i danni. Con la camicia rimasta fasciò stretta la gamba, sperando che non si infettasse. Adesso poteva muovere il piede almeno, ma farlo era troppo doloroso. Nascose il quadrello sotto la paglia e si accorse che gli avevano lasciato del cibo appena oltre le sbarre. Un bricco d'acqua e una ciotola di riso, che il topo stava mangiando allegramente. Shugo gli avrebbe lanciato qualcosa per scacciarlo, se solo avesse avuto qualcosa da tirare.