Shugo si svegliò all'alba come al solito, rassettò il giaciglio e cominciò gli esercizi che si imponeva ogni giorno per recuperare l'uso della gamba. Non che fosse un gran fisioterapista, faceva qualche saltello, provava a correre zoppicando da un angolo all'altro, tirava qualche calcio all'aria.
Quando scese la guardia per portargli il primo e unico pasto della giornata, gli ripeté il mantra di ogni giorno
-Fai la cosa giusta e liberami da questo posto. Posso darti una villa e renderti ricco più di quanto tu possa volere.
Chi rideva beffardo, chi era tentato di accettare, chi rovesciava il cibo per punirlo della sfida. Aveva visto tutte le reazioni. Solo uno aveva risposto.
-Shugo, mio padre ti conosceva e aveva di te una bella opinione. Ma l'unica chiave della cella ce l'ha Dragomiro.
Insieme al cibo, arrivò come sempre anche il suo unico amico.
-Ciao, Germano- lo salutò sbriciolando un po' di pane per il topo -Come stai oggi?
Germano alzò il muso, annusando il dito di Shugo.
-Zampe- il topino si alzò sulle zampe posteriori
-Gira- e lui fece una capriola
-Bravo piccolo. Prima o poi ti insegnerò a scassinare le serrature magari- Germano sorrise, o almeno Shugo interpretò come un sorriso il movimento dei baffi. O forse aveva solo fame. Gli diede il pane che aveva preparato, carezzandolo amorevolmente.
Shugo si era abituato a quella vita monotona, non che gli piacesse ma aveva smesso di arrabbiarsi contro le sbarre o provare a smontare la finestrella che dava sul parco. Tuttavia quel giorno accadde qualcosa di inaspettato. Con uno stridore di pietra una sezione del muro ruotò, lasciando entrare un'alta figura avvolta in un mantello scuro. Il viso era nascosto da una bauta bianca. Germano corse dal nuovo arrivato annusandogli gli stivali. Con uno squittio, venne spappolato sotto la suola. Shugo guardò con pietà il grumo di sangue e viscere che macchiava il pavimento.
-Ciao, Shugo- da dietro la maschera, la voce dello sconosciuto suonava distorta -Il re pensava di farti visita solo a guerra vinta, ma non penso che la vinceremo. Oggi dovrebbe annunciare al consiglio che non stiamo perdendo ma fermeremo comunque le operazioni per evitare di sprecare altre risorse.
-E quindi mi hai fatto visita tu, apparendo dal muro?
-Si, speravo di vederti senza una gamba in realtà. Quando ho tirato, stavo mirando all'osso
-Quindi sei tu che devo ringraziare per il mio tendine strappato. Chi sei? Il cecchino di Dragomiro?
-Sono un costruttore proprio come te, Shugo
-Io non tiro alla gente con una balestra.
-E io non costruisco case
-E allora non sei un costruttore.
-Perché no? Costruisco passaggi segreti, anche questa è un'arte. Questo- disse battendo con le nocche sul muro da cui era apparso -l'ho fatto per la regina Diamonda. Può entrare e uscire dal palazzo come vuole senza che Dragomiro lo sappia- si vantò.
-Sei venuto per portarmi fuori, quindi
-Ahahahah no!- rise di gusto -Volevo solo darti un'occhiata. Volevo studiare la mia nemesi.
-Da quando sono la tua nemesi?
-Da quando hai iniziato a costruire Civilty, più o meno.
-In che senso? Aspetta…- l'uomo misterioso si era avvicinato al muro battendo sui mattoni in una sequenza precisa. La parete cominciò a ruotare portandolo via. Shugo provò a rincorrerlo arrancando ma inciampò sulla gamba e cadde a terra.
-Dimmi almeno che giorno è!
-Quattordici giugno settecento settanta- rispose, la voce attutita dalla pietra.
Shugo si buttò a terra stravolto. Era stato lì dentro quasi un anno. Ma almeno, adesso aveva un passaggio segreto da cercare.