C'è un ospite per lei, signore- mormora la cameriera dalla porta
-Chi è?
-Si è presentato come Armando Bugnon, architetto.
La fronte di Shugo si corruga appena.
-Non lo conosco. Ma fallo entrare, grazie...
La porta si chiude dietro alla cameriera, lasciando le parole di Shugo ad aleggiare nel silenzio dello studio. "Prima o poi, dovrei fare un censimento di maggiordomi camerieri giardinieri stallieri e guardaparco. Mi pare che ogni tanto ne spunti qualcuno di nuovo".
Entra un ragazzo, non più di una ventina d'anni. Ricci bruni scapigliati e un doppiopetto aperto con cura. Ha un rotolo di carte sottobraccio.
-Accomodati, prego. Vuoi del thè?
-No, grazie- risponde con sicurezza. Il suo sguardo segue Shugo mentre si ala avvicinandosi al filo per chiamare le cucine. Tre scampanellate significa thè.
-Peccato, mi sono appena arrivate delle ottime miscele dal nord.
Il ragazzo si agita impaziente sulla sedia stringendo le labbra, mentre Shugo torna a scivolare sulla sedia senza dire nulla, esperto nell'arte del mettere a disagio i propri ospiti. Sposta le carte che aveva sotto mano, ripone la penna e con calma si decide a parlare.
-Allora- esordisce sorridendo come se si fossero appena incontrati -Dimmi chi sei e cosa posso fare per te.
-Mi chiamo Armando Bugnon e mi sono appena laureato in architettura a...
Il sorriso ammiccante diventa una smorfia di fastidio quando viene interrotto da due rapidi colpi alla porta, seguiti dall'arrivo sulla scrivania di una tazza di the scuro, che diffonde per la stanza un aroma di menta. Lo sguardo infastidito scompare quando con un cenno Shugo lo invita a continuare.
-Mi sono laureato in architettura alla Sagan tre mesi fa, e ho appena ottenuto l'abilitazione dalla Municipalità per lavorare come architetto. Questi sono le strutture che ho progettato per la mia tesi di laurea, si tratta di un complesso...
Shugo lo ferma mentre sta già srotolando uno dei grandi fogli da disegno.
-Non voglio vedere i progetti adesso, vieni al sodo. Perché sei qui?
Per un istante, chiude gli occhi respirando a fondo. La presentazione che aveva preparato così accuratamente è andata a farsi benedire. Quando li riapre, il tono è più arrogante e meno studiato.
-Va bene. Ho bisogno di un favore, e mi hanno detto che lei ne concede. Le chiedo solo un grande progetto per la città. Voglio costruire uno dei grandi edifici come quelli per cui è famoso. Voglio che tutti lo guardino ammirati e che i nobili mi chiamino per costruire le loro case. Voglio lavorare come architetto, e non per gli appalti abitativi comunali. Questo è quanto.
Parlando si infervora, poggiandosi alla scrivania con i pugni stretti. Shugo non indietreggia e non parla, si limita a prendere un biscotto dal piattino e a rimanere in silenzio. Si alza spostandosi verso la libreria. Le dita ticchettano sulle copertine dei vinili, fino ad estrarne uno. Nero e lucido, con i solchi punteggiati che riflettono la luce del pomeriggio. Un tango si diffonde dal giradischi in legno.
-Armando, ti piace il tango?
Armando non riesce a pensare al tango. È arrabbiato per il tempo che sta perdendo, perché si sente preso in giro e perché pensa che Shugo non possa offrirgli nulla, che è solo un montato che si sta prendendo gioco di lui. Shugo legge tutto questo sul suo volto, e se ne compiace. Chi chiede favori dovrebbe essere più umile e dire per favore anziché voglio.
-No, non particolarmente.
-Invece io lo adoro. Sai, vorrei costruire una sala da ballo, qui nella villa. Guarda quel caseggiato. Potrei aprire un secondo piano e metterci un bel pavimento piastrellato su cui ballare- mima l'atto sorridendo -Che ne pensi?
Si apre uno spiraglio nella mente di Armando. Ma anche dubbi. Lo sta mettendo alla prova? Getta uno sguardo fuori dalla finestra per adocchiare la costruzione.
-Si, ci si potrebbe piazzare anche un ingresso che dà sul sentierino... Lo farei tutto in arenaria, con l'interno in pannelli di pino. E vetri colorati alle finestre, arancioni- risponde analitico tornando a voltarsi verso Shugo che nel mentre ha estratto un plico dallo scrittoio
-Giusto, giusto, interessante idea- sorride divertito, srotolando i progetti per la sala da ballo davanti agli occhi allibiti del giovane. Le linee sono dritte ed essenziali, non c'è un decoro di troppo, i provini per i muri si allineano perfettamente a quelli per le piastrelle.
Shugo concede ad Armando qualche secondo di meraviglia, quello che basta per riporre il tango fra gli altri sullo scaffale e tornare a sedersi.
-Tu come lo avresti fatto? Dimmelo sinceramente. Avresti creato una cosa così bella?
-N... no...- tutta l'arroganza e la fiducia in sé stesso sono scomparse. -Mi dispiace di averle fatto perdere tempo, signore... credevo insomma... Forse devo ancora imparare molto...- senza finire di farfugliare, fa per alzarsi.
-Aspetta, dove vai? Non volevi qualche grande progetto?
-Mi rendo conto di non essere in grado di creare ancora nulla di decente, ecco tutto.
-Si può rimediare, ascolta. Io adesso potrei farti dare un appalto, ma sono sicuro che sarebbe un lavoro non più che mediocre, e ci faremmo entrambi una pessima figura. Oppure...
Armando stringe furiosamente i braccioli della sedia, aspettando il resto.
-Oppure tu stai qui con me e impari il mestiere, fino a quando non sarai in grado di fare da solo.
-Io la ringrazio è...- è molto più di quello che sperava di ottenere -Accetto la sua offerta!
-Aspetta, non vuoi sentire le mie condizioni?
-Accetterei anche se dovessi pulire i suoi pavimenti!
-Potrei farci un pensiero, ma non si tratta di questo. Allora. Tu passerai con me sette anni. Ti insegnerò tutto quello che posso sull'architettura e sull'urbanistica. Nel mentre avrai qualche progetto. Probabilmente avrai anche qualcosa di grosso. Ma sarò io a firmare tutto, tu ci metterai solo l'impegno. Forse ora ti sembrerà scomodo perché sputerai sangue su quei fogli senza che nessuno conosca il tuo nome, vedrai che lo odierai, e odierai me per questo. Perché anche se ci sarà il mio nome, sicuramente avrai fatto buona parte del lavoro. Tutto ciò sarà ben ricompensato, appena uscito dal mio studio avrai più lavoro di quello che potrai gestire, e lì tutti conosceranno il tuo nome. A te la scelta, ma sappi che se accetti non si torna indietro, o stai qui sette anni o quella è la porta e...
-Accetto!- grida ancora Armando -farei di tutto per realizzare il mio sogno. E sette anni sono un apprendistato accettabile.
Shugo si avvicina per stringergli la mano e suggellare il patto, tirandolo a sé bruscamente per avvicinare le labbra al suo orecchio.
-...e ricorda che se provi a fregarmi, in qualsiasi modo, sarai comunque tu a ritrovarti nella merda al posto mio- sibila minaccioso per poi allontanarsi di colpo.
-Ti do mezza giornata per radunare la tua roba e tornare qui. Avrai una delle stanze degli ospiti, ti voglio sempre a disposizione.
-Certo, certamente- risponde Armando, ormai domato.
-E lasciami i progetti della tua laurea, voglio dare un'occhiata.
Conclude tornando a sedersi.
-Va bene... arrivederci allora...
Arriva sulla porta, esita ma non ricevendo risposta, si decide a scomparire oltre la soglia.