Quel giorno alla Duluoz erano tutti in fomento per la visita di Shugo, il famoso architetto, che avrebbe tenuto una lectio magistralis sulla compenetrazione tra arte e vita quotidiana. Ma non è ciò che Seraphina Blu ricorda di quella giornata. Nel cortile centrale era stata chiamata da un signore vestito in modo elegante, con un bastone da passeggio nero e oro. Accanto a lui c'era un altro signore, sempre elegante ma meno anziano e meno eccentrico. Evidentemente non erano professori dell'accademia.
-Ciao ragazza, come ti chiami?- le chiese dall'alto in basso.
-Blu, Seraphina Blu, signore
Anche se il cortile era pieno di studenti che aspettavano la lectio magistralis, la situazione la inquietava un po'.
-Allora Seraphina, conosci una ragazza che si chiama Ludovica Pohl? Dovrebbe vivere qui all'Accademia.
-La conosco, signore. Non è nella mia camerata ma so chi è.
-Bene, allora questa è tua- disse l'uomo allungando la mano -E ne avrai un'altra se lascerai questo post-it in un posto in cui lo possa trovare sicuramente, ma senza darglielo direttamente, eh!
Seraphina guardò ciò che Shugo le stava porgendo, una moneta d'oro e il post-it. Armando Bugnon, dietro a lui, osservava curioso.
-Allora?- la incalzò. Lei annuì, prendendo delicatamente i due oggetti.
-Brava ragazza.
-Non funzionerà mai- gli disse l'amico dopo che la ragazza si fu allontanata.
-Dammi solo qualche anno.
-Tra qualche anno ti sarai scordato di quel post-it.
-Vuoi scommettere?
Era notte fonda e Hermia si sentì scuotere piano sulla spalla.
-Svegliati dai…- aprendo gli occhi insonnoliti si trovò davanti Ludovica, compagna di cottage nel loro ultimo anno di corso.
-Tutto ok?- chiese con l'evidente intenzione di non alzarsi.
-Tirati su forza- le rispose Ludovica porgendole le scarpe.
La notte novembrina era gelida, corsero attraverso il prato brinato con la lanterna che le sbatacchiava in mano fino al dormitorio femminile. Camminare nell'atrio cercando di non far scricchiolare il pavimento riportò ad entrambi in mente le attività notturne del Presence Club.
-Guarda cosa ho trovato- sussurrò ad Hermia porgendole un post-it spiegazzato. Mentre lei stava ancora leggendo, Ludovica aveva aperto il grammofono.
-Ma che cavolo fai? Musica a quest'ora?
-Sta scritto lì, bisogna suonare "Marche en bloc"!
-Si ho letto, ma vuoi svegliare tutti?
-Non si sveglierà nessuno- rispose fiduciosa -Ecco qua. Ho cercato per tutto il giorno il vinile di Marche en bloc, l'unica copia era nel magazzino della roba che non si usa, quello vicino al dormitorio maschile pieno di ragni.
-Si, ma non possiamo farlo domani?
-No- rispose Ludovica premendo l'accensione. Si sentì un fruscio statico, un paio di note di pianoforte e poi, con un clic, la puntina si sollevò dal disco. E contemporaneamente, i gradini della scala che portava alle camerate, si abbassarono rivelando un corridoio.
Percorsero lo stretto passaggio sotterraneo fino ad arrivare in una saletta con il pavimento di legno. La lanterna di Ludovica illuminava uno spazio più ampio e ammobiliato. Accendendo le lampade a gas appese alle pareti scoprirono alcune librerie, un tavolo con delle sedie e un divanetto rosso. Sul tavolo erano impilati alcuni libri, come se qualcuno fosse stato lì a studiare. Si avvicinarono ad uno degli scaffali, interessate ai titoli. Ludovica stava per estrarne uno quando sentì Hermia poggiarle una mano sulla spalla.
-Non penso che dovremmo toccare i libri. Questo posto è inquietante. Insomma, una sala studio sotterranea…
-Tranquilla, sono solo libri di testo. "Letteratura classica", "Ritmo e pentagramma"
-Si ma alcuni non li ho mai visti, tipo questo- disse Hermia indicando proprio quello che aveva attirato l'attenzione di Ludovica. Lei lo prese dallo scaffale. La copertina era arancione, con una scritta a lettere verdi grandi e precise: Lo Yaleo lirico. Non c'era scritto l'autore.
-Vedi, anche questo però è un libro di testo. Sembra anche recente- disse sfogliandolo.