La vita di Shugo era sempre uguale, in prigione. Ogni giorno a provare a corrompere le guardie, cercare il passaggio segreto nel muro, esercitare la gamba. Ormai si era completamente ristabilito, zoppicava appena ma quello non se ne sarebbe andato per qualche altro decennio. Continuava comunque a fare i suoi esercizi, era una routine confortevole che toglieva tempo al nulla assoluto.
Negli ultimi anni erano passate altre tre o quattro persone nelle prigioni ed era stato bello avere qualcuno con cui parlare, che lo tenesse aggiornato sugli eventi del regno. La politica interna fallimentare, il divario tra il popolo e la nuova aristocrazia, l'ulteriore impoverimento di Porta Orientale. La morte di Santippe Suriano, la nuova figliola di Dragomiro.
Mentre Shugo si annoiava sottoterra, Dragomiro covava vendetta contro il Nuovo Mondo. Gli aveva portato via Gal, lo aveva umiliato in una guerra all'apparenza semplice. Questi pensieri rodevano la sua mente viziata troppo spesso. I consiglieri malevoli non facevano altro che soffiare sulle braci, fino a quando la scintilla scoccò nuovamente in lui. Quel giorno, una dozzina di Velati erano stati convocati nella sala delle udienze. C'erano tutti i membri più importanti della famiglia. Joan, Nico, Orlante, i fratelli e le sorelle di Nico. Erano una dozzina in tutto, in fila davanti al trono reale. Terminati i saluti cerimoniosi, il re passò subito al sodo.
-Ho bisogno delle vostre navi, Velati. Tutte quante, ogni nave in vostro possesso dovrà trovarsi al porto entro cinque giorni per essere armata.
-Le nostre navi sono impegnate in alto mare, sire. Si trovano in isole e porti lontani, non saranno disponibili entro cinque giorni- rispose pacatamente Nico. Joan fu molto meno cortese -Le imbarcazioni ci appartengono, non avete diritto su di esse.
-L'editto è stato regolarmente approvato tre giorni fa- intervenne la consigliera Lang -E conferisce al sovrano il potere di requisire tutte le imbarcazioni che ritiene opportuno in caso di necessità.
-Quale sarebbe questa necessità?
-La guerra. La nostra nazione è cresciuta, disponiamo adesso di abbastanza soldati e risorse per marciare vittoriosi sul Nuovo mondo. Manchiamo solo di una flotta necessaria a trasportarli. Potete consegnare le navi spontaneamente o procederemo con la forza.
-Con quale forza potrete farle tornare qui, una volta che saranno fuggite sull'oceano?
-Rifiutate di obbedire alle leggi del nostro regno?- intervenne Dragomiro stesso -Sono stato buono con voi, famiglia Velati. Ho perdonato il vostro primo tradimento quando cospiraste contro mia madre, tentando di impossessarvi della corona con la sua morte. Ho tollerato anche il vostro secondo tradimento quando movemmo guerra al Nuovo Mondo e non contribuiste con i vostri vascelli, portandoci alla sconfitta- i Velati cominciarono a vociare fra di loro e imprecare apertamente contro il re.
-Ho tollerato i vostri crimini già troppo a lungo- proseguì imperioso Dragomiro, alzandosi in piedi e indicandoli con lo scettro -Ma non perderò la seconda guerra per causa vostra. Vi do un'ultima opportunità di redimervi, mi consegnerete le vostre navi?
-Le nostre vele non si alzeranno mai in guerra- ribadì fiera Joan
-Allora, per decreto reale, vi condanno all'esecuzione immediata.
Dragomiro tornò a sedersi sul trono, mentre una selva di dardi piovve dalle balconate sulla famiglia Velati. Grida di rabbia e dolore si levarono. I sopravvissuti provarono a correre verso le porte, ma le guardie li aspettavano da entrambi i lati. Le spade saettavano, senza preoccuparsi di cosa stavano colpendo. Cosa potevano fare pochi uomini disarmati contro la guardia reale, addestrata ad uccidere?