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Chapter 13 - Capitolo 12: Imorlin e Vadrilia

Puntato l'indice della mano destra in direzione dell'alto soffitto, indirizzò l'attenzione di Dosei e Anaelle nei confronti dell'affresco su questo dipinto e raffigurante un umano e un'umana l'uno difronte all'altra "L'eroe Imorlin e la sua amata in abito bianco, durante il giorno del loro matrimonio. Vadrilia era il nome di lei, figlia del duca Toralio Dehldra e della duchessa Hilmarien Dehldra Etyriel. Vadrilia trascorse l'intera sua giovinezza sull'isola di Lusdan, nell'estremo sud del regno di Sereira, oltre il mare... Fin quando un giorno, all'età di ventitré anni, intenta ad osservar il giungere dell'alba da un'altura non troppo distante dalla reggia in cui abitava, vide un drago volarle sopra la testa e poco dopo scomparire dietro le pareti di una delle poche montagne dell'isola. Entusiasta per quanto visto, corse a casa e avvertì il padre dell'accaduto, il quale già a conoscenza di tutto, disse alla figlia di star lontana da colui che sormontava la bestia, poiché pericoloso e senza scrupoli. Vadrilia in un primo momento diede ascolto al padre, ma cinque giorni più tardi, nuovamente intenta ad ammirar l'alba dalla stessa e identica altura, intravide in lontananza il familiare drago. Resasi conto dell'avvicinarsi dell'alata creatura in direzione del bosco sottostante l'altura, intraprese una stretta via fiancheggiante la rocciosa parete dell'altopiano e discesa questa, raggiunse il tanto da lei bramato bosco. Vagò senza sosta per l'estesa selva per diverse ore, fin quando udì una rasserenante melodia proveniente da non molto lontano. Rincorso il piacevole suono, giunse dove questo aveva origine e trovatasi faccia a faccia con un dormiente drago dalle squame grigio pietra, si fece coraggio e chiese al vento chi fosse a suonare il motivo, che da qualche secondo non le era più possibile ascoltare. Alcuna risposta giunse alle orecchie di Vadrilia, per cui pose ancora la stessa domanda, prestando tuttavia attenzione a non alzar fin troppo la voce e rischiar così facendo di svegliare la feroce e possente creatura. Infastidito dalla presenza della ragazza, un umano, dai capelli castani e che una scintillante armatura munita di mantello indossava, mise piede a terra lanciandosi da un abbastanza sopraelevato ramo, per così mostrarsi all'umana dai lunghi capelli castani e che un abito celeste a gonna lunga portava. Intenzionato a cacciarla via da lì, le si voltò bruscamente ordinandole di andarsene e spiegandole al contempo, di come a causa della sua presenza, le bestie da lui cercate fossero scappate. Vadrilia dispiaciuta per il danno arrecato al giovane umano gli porse immediatamente le sue scuse, ma prima di lasciare il bosco, domandò al nuovo arrivato quale fosse il suo nome. Lui rispose dicendo di chiamarsi Imorlin, uno dei due eroi della sacra fede e portatore del serafino Hariel. Ottenuta la risposta desiderata, diede le spalle all'eroe della sacra fede e si apprestò a far ritorno a casa, ma non fidandosi di abbandonarla secondo lui al suo destino, Imorlin permise a Vadrilia di restare e far lui compagnia sino al risveglio dell'alato destriero. I due parlarono molto, del più e del meno, e fattasi quasi sera, il riposato drago riaprì finalmente gli occhi, permettendo all'umano di poter accompagnare Vadrilia nella reggia in cui essa dimorava. Oramai dinanzi al cancello di casa, Vadrilia gli disse che le avrebbe fatto molto piacere poterlo rivedere, così i due si diedero appuntamento il giorno dopo, non più nel bosco, ma in cima all'altura dalla quale era solita osservare il cielo albeggiare. Le settimane si susseguirono, e con loro anche i mesi... Trascorso un anno dal loro primo incontro, Vadrilia rimase incinta del loro primo e tanto desiderato figlio, ma essendo un eroe della sacra fede, per Imorlin sarebbe stato un oltraggio nei confronti delle regole impostegli da questa, avere un figlio al di fuori del matrimonio, così, sposò la sua amata tre mesi prima che desse alla luce il bambino, il quale si rivelò essere una femmina a cui diedero il nome di Ardralia. Il giorno del quinto compleanno di Ardralia, Imorlin, riuscito nell'impresa di convincere il duca Toralio Dehldra, fece in modo che moglie e figlia lasciassero per la loro prima volta l'isola di Lusdan, per poter visitare dove lui fosse nato e cresciuto, ovvero a Rorimnos, un paesino di campagna situato nell'est della diocesi di Dolvius." asciugatasi una commossa lacrima "Direi di fare un salto in avanti e giungere al termine della storia... Oramai vecchio e stremato, in punto di morte, Imorlin diede in dono alla sua unica figlia il suo più prezioso tesoro, la gemma qui presente, confessandole di averla ottenuta durante l'esplorazione di uno dei più grandi labirinti sparsi per il nostro regno, il rinomato per le sue immense e celate ricchezze labirinto di Mirahaann, scavato nelle profondità della catena montuosa di Athuldin, a sud-est dei confini di Sereira. Dopo qualche giorno, esattamente come aveva fatto Vadrilia tre anni prima, l'eroe della sacra fede Imorlin esalò il suo ultimo respiro lasciandosi alle spalle il continente di Endorr. Trascorsi due anni dalla morte del padre, Ardralia ingaggiò i migliori scultori del regno, affinché costruissero un santuario in onore dell'eroe, nominato successivamente "Il santuario di Imorlin"... La storia finisce qui, spero sia stata di vostro gradimento."

Presa parola la pacatamente lacrimante Anaelle "Perché, Ardralia decise di far costruire qui il santuario? Non avrebbe avuto più senso, far sì che fosse eretto nel paesino di Rorimnos, dove suo padre era nato?"

"È in questo boschetto, che Imorlin incontrò Killto, il suo fidato drago, per la prima volta. Senza di lui, non avrebbe mai incontrato Vadrilia, e probabilmente, non sarebbe mai divenuto un eroe della sacra fede." distanziatasi dall'altare e discesi i due gradini "La visita è conclusa, cosa desiderereste fare adesso?"

Incamminatosi per il rosaceo e disseminato di eroiche statue simil corridoio e raggiunto l'esterno del santuario, l'emissario si espose ai tramontanti raggi del sole e chiese ciò alla guida alla sua sinistra "Crede ci sia rimasto del tempo per mangiare dei biscotti?"

"Non molto, per cui vi consiglierei di affrettarvi. È pericoloso sostare nel boschetto di sera."

Voltatosi in direzione della vampira alla sua destra "Mangeremo i biscotti al rifugio, preferirei evitare di farti correre rischi inutili. Se d'accordo con me, Anaelle?"

Annuito all'umano "Sì, sono d'accordo con te."

Lasciato definitivamente il boschetto, i tre fecero ritorno alla grande abitazione il legno... E sferrati tre colpi alla porta di questa, Diama pronunciò le seguenti parole "Sorellona, siamo tornati!" vedutasi apparire un rettangolare varco per l'interno accompagnato dal volto della castana sorella "Potresti pensare tu a loro? Vorrei andare a farmi una doccia."

Permesso ai due umani e alla vampira di far ingresso nella struttura "Vai pure, non c'è problema."

Ricevuta l'approvazione dalla sorella, affrettò il passo e scomparve oltrepassando la porta posta dietro la scrivania in fondo alla stanza "Chissà che faccia avrebbero fatto, se avessi loro confessato il mio essere una discendente di Imorlin e Vadrilia."

Non essendosi granché informato riguardo al rifugio, fu questa la domanda che l'emissario, ancor davanti la porta d'ingresso, pose alla giovane donna "Potrebbe dirmi a che ora la prima carrozza partirà da qui diretta per Grimia?"

"Venite con me..." raggiunta la scrivania e sollevato il verde taccuino su di questa adagiato, ne sfogliò le pagine ed ottenne la risposta che il ragazzo cercava "Domani mattina, all'alba. Desiderate sapere altro?"

"Sì, riguardo la cena? Quali pietanze avete a disposizione?

"Alcuna pietanza, io e le altre cuciniamo esclusivamente per noi. Avreste dovuto pensare voi stesso al vostro fabbisogno alimentare."

Diretto il suo parlare contro Anaelle "Pensi di riuscire a resistere senza mangiare sino a domani? Dubito i dolci saranno sufficienti."

"Nessun problema, sono abituata a digiunare."

Afferrata con rapidità la spalla destra di Anaelle, le mostrò una sconvolta espressione "Abituata?! Se così stanno le cose, farò di tutto pur di non farti mai più digiunare!"