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Chapter 9 - 8°capitolo- a favor

"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare."

Jiddu Krishnamurti

Mi arrivò alle orecchie il suono di una voce ovattata.

Sembrò che qualcuno mi tastasse la spalla,parlandomi.

Poco dopo mi scosse ed io mi girai sul fianco sinistro.

Pian piano mi stavo semi svegliando anche se non ne avevo alcuna voglia.

«Hey,svegliati che è tardi.» mi arrivò alle orecchie.

Sospirai e mi girai sulla destra,avevo bisogno di cinque minuti ancora.

‹Ti devi svegliare.›

‹Ancora un pochino...› -ribattetti.-

Chanel «Mi senti?!» ‹Ma cos'ha da urlare di prima mattina?› -mi chiesi.-

-Poco dopo realizzai- ‹È tardi. È tardi?!›

Mi tirai su d'impeto,e fra le lamentele di lei per la gomitata che le avevo dato,guardai l'orologio.

07:40

Accidenti,oggi sarei dovuto essere lì alle 08:00.

Non ce l'avrei mai fatta in venti minuti contando il traffico di ogni mattina!

«Maledizione.» mi strofinai la faccia.

Tirai via le coperte e in un attimo mi alzai provocandomi un calo di pressione.

Proprio adesso non ci voleva!

Mi appoggiai alla testiera del letto e mi massaggiai le palpebre con le dita di una mano.

Tirai su la testa e sbattei le palpebre.

Andai verso l'armadio color bianco sporco e tirai fuori tutto ciò che mi occorreva.

Corsi in bagno per darmi una sistemata veloce,per fortuna non ero una donna.

Andai giù in cucina,salutai la mia ragazza e presi le chiavi della macchina.

08:10

Chiusi l'auto e corsi verso l'edificio.

‹Odio fare ritardo.›

Passai dall'entrata principale.

«Buon giorno.» salutai.

Verso di me arrivò una tra le tante infermiere che erano quì,lei a parer mio era la più simpatica.

«Travis!»

Le sorrisi cordiale «Buon giorno signora Middle.» ‹Anche il suo cognome si può dire che sia simpatico.›

Ricambiò il mio sorriso «Dovresti farmi un favore,posso chiedertelo?»

Io «Certamente.»

Si aggiustò i capelli corti e poi tirò fuori una lista dalla tasca «Dovresti andare a prendere questo medicinale,purtroppo è finito tutto e fino a settimana prossima non arriva il rifornitore. Mi spiace chiederlo a te...»

«Si figuri...-» «E dammi del tu!» mi rimproverò interrompendomi,aveva sempre odiato il fatto che le dessero del lei e quando qualcuno lo faceva ribatteva sempre esclamando: 'oh tesoro,così mi fai sentire vecchia'!

Sorrisi «Okay,va bene.»

«Ma sei sicuro che puoi?» disse preoccupata.

Intravidi la capo reparto «Dottoressa Linsky!»

Ella «Travis,dimmi hai bisogno?» chiese.

La signora parlò al posto mio «Se il ragazzo non ha nulla da fare potrebbe andare a prendere del Valium?»

Questa la guardò di sbieco «Non può andarci qualcun'altro?»

Lei fece cenno di no «Oggi molti non ci sono e quelli presenti sono quasi tutti impegnati.»

La Linsky «È urgente?»

«Sì,è per la signorina Jensen.» le spiegò.

Annuì,allora io dissi «Torno tra dieci minuti.»

Andai verso la porta scorrevole con la lista in mano ed uscii.

«Buon giorno.» salutai la farmacista.

Ricambiò,poi chiese «Che ti serve?»

Io «Venti scatole di Alprazolan e dieci di Valium.»

La ragazza «Wow sono davvero tante,sei un medico?» chiese curiosa.

«Non proprio e comunque non ancora.» ‹...-Ma lo sarò presto.›

Sorrise e le lentiggini che aveva sulle guance quasi sembrarono espandersi «Alprazolan in gocce o pastiglie?»

«Entrambe.»

Continuò a frugare in giro,mise tutto in una borsa di plastica «Altro? Oh a proposito,ce l'hai la ricetta vero?»

«Eccola.» gliela misi davanti al naso.

«Basta così?»

«Anche qualche benda.» direi che potevano bastare,in fondo ne eravamo comunque pieni.

Fece il calcolo e le diedi i soldi «E cosa faresti?»

La guardai stralunato «Mh?»

Ridacchiò e nel farlo si mise una mano davanti alla bocca «Scusa,è riferito a prima. Se non vuoi fare il medico allora cosa?»

«Oh non lo avevo capito.» dissi mentre mi massaggiai dietro la nuca.

«Chirurgo? O non so.» tentò.

Le sorrisi divertito «No,no,non sono adatto per fare il chirurgo.»

«Io studio per quello.» mi confessò.

Allargai gli occhi «Wow,bé non so come fai.»

Mi uscii una leggera risata e lei mi assecondò «Già,in effetti.»

«Voglio laurearmi in psicologia.» le spiegai mentre prendevo sia la borsa che il resto.

Si stupii «Be' complimenti!»

«Camille!»

Fece un balzo «Diamine,mio padre mi sta chiamando. È stato un piacere.»

«Buona giorn...-» non terminai la frase.

Era già sparita,così uscii da quella farmacia e tornai in clinica.

Ormai erano le 08:50.

«La signora Middle?»

Mi spiegò dove fosse.

Questa «Sbrigati,è urgente.»

A passo veloce andai verso le camere,la sua era la 32.

Sentii delle grida.

«No,no!»

Mi misi a correre!

Da quanto avevo capito la situazione era grave,molto grave.

Svoltai a sinistra.

Lessi 30,31,32!

Feci la mia entrata con in mano la busta delle medicine.

La Middle «Oh,eccoti!»

Le passai la busta.

Scorsi gli occhi della ragazza,erano spalancati.

Non faceva altro che dimenarsi mentre i due infermieri la tenevano ferma.

L'infermiera corse verso il dottore e gli porse il tranquillante.

Lei continuava ad urlare,l'avevo udita già da prima che varcassi la soglia della porta.

Preparò la siringa.

Io la osservavo,fermo,immobile.

D'improvviso i suoi occhi si puntarono su di me.

‹Non riesco a reggere una sguardo del genere.› -così dopo aver prodotto questo pensiero uscii dalla stanza.-

Mi appoggiai contro al muro a braccia conserte,ripresi fiato e poi me ne andai.

«Lasciatemiii!»

Mi allontanai del tutto,fino a quando quelle urla non divenirono un suono distante.

09:15

Stavo rivedendo alcune scartoffie sui vari pazienti che si trovavano quì.

Aprì la porta.

«Vedo che ti sei già abituato a questo studio.»

Alzai lo sguardo.

‹Oh ma quale onore.› -pensai con sarcasmo.-

«Mitch,ciao.»

Lui «Sono passato a prendere la cartella clinica di Rosalin.»

«A che ti serve?»

«Mi serve e basta.»

Feci un mezzo sbuffo «Tieni.»

Mitch mi fece un finto sorriso «Grazie.» ‹Quanto non lo sopporto!› -pensai riluttante.-

Chiuse la porta con un tonfo.

Mi dovevo sbrigare,così misi tutto a posto e mi avviai.

10:30

Oggi c'erano tutti,o quasi.

Mancava solo lei.

«Ciao a tutti,come vi sentite?»

Katia «Fai sul serio?» ‹Sempre simpatica devo dire.› -commentai nella mia testa.-

Io «Sì.»

«Una merda.» parlò qualcuno.

Gli rivolsi il mio sguardo,non l'avevo mai visto «E tu se...-» «Ivan.»

«Sei nuovo?» gli chiesi.

Questo alzò gli occhi al cielo «Tu che dici...» ‹Perfetto,un altro "simpaticone".›

Owen «Io ssto male.» finalmente qualcuno si era degnato di rispondere decentemente!

«E come mai?» gli posi la domanda.

Fece un lungo sospiro «Mi manca il dottore.»

Gli feci un mezzo sorriso comprensivo «Tornerà presto non ti preoccupare.»

Miranda «Allora? Che abbiamo in serbo oggi?» persona abbastanza diretta la ragazza,be' allora lo sarei stato anch'io.

Guardai cosa c'era scritto sulla mia stupida lista da seguire «Dovremmo parlare di come state,cosa avete fatto oggi per cambiare,del fatto di come farvi...-» mi bloccai. -Lessi nella mente- ‹Integrare il più possibile nel mondo?› -ma chi diavolo la scriveva sta roba?!-

«Come farci...?» chiese uno fra loro.

Li guardai tutti.

‹Così non funzionerà mai un accidente.› -giunsi ad una conclusione e ne ero più che certo.- «Oggi improvviseremo.» annunciai.

Max «Improvvisare? Improvvisare,cosa?» stranamente riuscii a formulare una frase senza insultarsi. ‹Come sei cattivo...› -mi riprese.-

«Lasceremo tutto al caso.» incrociai le gambe e misi un braccio sullo schienale della sedia.

Entrò qualcuno che spalancò la porta di colpo.

«Entra,mi hai stancato!»

Mi alzai in piedi.

Rosalin «No,mollami!»

«Hey!»

L'infermiere grande e grosso mi lanciò un'occhiata di fuoco! «Te n'eri dimenticato una?»

«Prego?» il mio tono era serio.

Questo quà «Era in giro per l'ospedale,a fare o cercare chissà cosa!»

«Non stavo facendo niente!» ribattette lei mentre si dimenava data la sua presa ferrea.

Puntai lo sguardo sulla sua mano,come se mi avesse richiamato ‹No,così non va.› «Mollale il braccio.»

Così fece,anche se in malo modo «Prima di iniziare la "chiacchierata" dovresti assicurarti che siano tutti presenti.»

«Ho sbagliato sì...-» m'interruppe «Fai il tuo lavoro.» ‹Come ha detto?›

Alzai entrambe le sopracciglia e poi gli risposi «Lo farò.»

Fece per andarsene ma prima disse «Bene.»

«Lei però cerchi di svolgere meglio il suo.»

Dopo le mie parole questo si fermò e si girò verso di me «Come hai detto scusami?!»

Io misi le mani incrociate dietro la schiena «Ha capito benissimo.»

«Botte,botte,botte!» ovviamente si trattava di Ivan.

L'infermiere si rivolse a lui «Chiudi il becco!»

Ivan ghignò quasi maleficamente «Altrimenti cheffai,mi prendi per un braccio e me lo spezzi?»

Stette per andargli contro ‹Che razza di infermiere è questo quì?!› «Se ne vada fuori da quì.» mi misi davanti ad egli.

Mi fece un sorriso da presa in giro «Non sei nessuno per darmi ordini,sei solo uno stagista che fa la gavetta.»

Inclinai la testa da un lato «Verissimo. Allora chiameremo il capo del reparto principale,scommetto che lui ne ha eccome di potere su di lei.»

A denti stretti mi rispose «Torno a fare ciò che devo,cerca di tenere a bada i "tuoi pazienti".» virgolettò. ‹Che stronzo.› -e concordai pienamente.-

Io «Invece di darle un ordine le voglio dare un consiglio,fossi in lei terrei più a bada i suoi istinti primordiali verso i pazienti.» dissi con tutta la pacatezza che potevo possedere in quel momento.

Mi arrivò muso a muso «Altrimenti cosa succede?»

«Non lo so,può capitare qualsiasi cosa non crede?»

Si mise dritto e con uno sguardo da superiore commentò «Oh,certo...»

«Buona giornata.» lo salutai.

«Non ti auguro lo stesso.» pronunciò a voce bassa ma abbastanza da farsi sentire. ‹Uuh,come siamo rancorosi.›

Io «Grazie mille.»

«Figurati.» ringhiò mentre aprì la porta.

Continuai «È stato un vero piacere!»

Non rispose più e se andò via.

‹Devi avere per forza avere l'ultima parola?›

‹Assolutamente sì.›

Volsi lo sguardo su Rosalin.

«Tutto bene?»

Lei annuì.

«Vuoi prendere qualcosa di caldo?»

Mi guardò stralunata,però accettò.

Mi osservai in torno,ormai stavano facendo salotto.

Gli dissi che sarei tornato subito.

Non sarebbe successo nulla se mi fossi assentato per qualche minuto,no?

‹Manco fossimo a scuola.› -mi stressò.-

Così aprii la porta e feci passare prima lei.

Nel corridoio si udivano solamente i nostri passi dato il silenzio che ci stava accompagnando.

Camminava,ma sembrava non stesse guardando davvero dove mettesse i piedi.

Era un semplice automa il suo.

Proprio come quando ti costringi a farlo,non perchè vuoi,ma perchè devi.

È sempre stata una cosa naturale il camminare.

Bastava impartire un ordine al cervello e in automatico così farai.

Sembrava seguire una linea retta,non aveva avuto neanche un millisecondo diverso di stacco nel mettere un piede davanti all'altro.

Il suo modo di respirare,però...

In realtà ogni essere,senza farci caso,cambia il tempo ad ogni respiro.

I suoi erano tutti dannatamente uguali.

Ognuno durava quattro secondi,e poi,altri due prima di ricominciare.

Facendoci caso ogni volta che prendiamo aria per poi rigettarla fuori ne cambiamo il ritmo,o il tempo.

Per questa ragazza era ben diverso.

Il ragionamento seguiva lo stesso discorso del fatto di camminare.

Io «Cosa preferisce signorina?»

Eravamo davanti la macchinetta.

‹Mi ha sentito?›

«Niente.» ‹Come niente?› -mi dissi.-

La osservai un attimo «In che senso?» lo potevo forse intuire il perchè,ma volevo esserne sicuro.

Puntò i suoi occhi scuri nei miei ‹Non c'è niente dentro ai suoi occhi.› -deglutii.- «Vorrai sicuramente parlarmi.»

«Sinceramente no.» le risposi.

Rosalin «Ah no? Pensavo ci fossimo allontanati apposta con una scusa.» aveva capito male,invece.

Schiacciai il pulsantino alzando lo zucchero sul quattro «Volevo davvero offrirti qualcosa,ne hai bisogno.»

Mise le braccia conserte e si strinse a se' «Una cioccolata.»

Premetti per essa dopo aver preso la mia bevanda «Una cosa te la voglio chiedere,però.»

«Mh.» disse distrattamente.

Aspettai che fosse pronta,la tirai via e gliela porsi «Ti ha fatto male quell'infermiere?»

Catturai appieno la sua attenzione «No. Non così tanto.»

«L'ha fatto altre volte?» ‹È questo che mi interessa.›

Rosalin scostò appena lo sguardo,bingo! «No lui...»

«Stai mentendo ed io lo so.» le feci presente.

Mi fece un sorriso,e in automatico sorrisi anch'io,perchè una persona messa nelle sue condizioni mi aveva dedicato una cosa così tanto speciale «Mi ero dimenticata che non fossi come gli altri.» ‹Non sono come gli altri?›

«In quale senso? Negativo o...-» continuò per me rispondendomi «Secondo me positivo.»

Le sorrisi più che sincero «Torniamo di là,dai.»

Attraversammo il corridoio e poi svoltammo a sinistra ritrovandoci davanti alla porta.

«A...-» feci per parlare ma mi fermai. ‹Non saprei come dirglielo al meglio.›

Rosalin «Sì?»

«Mi farebbe piacere scambiare due parole con te,non prenderla a male.»

Non mi stava guardando «Capisco...»

«È solo una chiacchierata fra di noi,solo perchè mi andrebbe.»

Udii dei passi,così mi girai.

Fece per entrare ma fermai il tutto.

«È in ritardo.»