"Tratta le catastrofi come fastidi,ma non trattare mai i fastidi come catastrofi."
André Maurois
Mi capitò di udire dei passi dietro di me.
Perchè ora non li sentivo più?!
Mi voltai appena,fermando la mia camminata solo per capire se non fosse stata la mia immaginazione.
Anche se così pareva,non avevo intenzione di crederlo.
‹Vabbé.› -feci spallucce.-
Mi trovavo già fuori dalla struttura.
Non volevo andare a casa.
‹Perchè c'è lei vero?›
‹No.›
‹Oh sì invece.›
‹Ora basta!›
‹Vedi che ho ragione?›
‹Non mi piace. Tutto quì.›
‹E perchè mai?›
‹Ma che vuole dire perchè mai?! Perchè no e basta.›
‹Lo sapevo.›
‹Non la voglio quì,fine.› -la lunga conversazione contro me stessa terminò.-
Non mi accorsi di trovarmi ancora nel parcheggio.
Mi si accostò vicino una macchina,chi mai sarebbe potuto essere?
Sentii il cigolio del finestrino nel mentre che si stava abbassando.
La stavo osservando come si osserverebbe qualcuno che vorresti uccidere.
-Mi misi a pensare- ‹Cosa ci fa quì?!› «Se...-» «Ti sono voluta passare a prendere dato che ho recuperato la macchina dall'aeroporto.» mi interruppe senza lasciarmi il tempo di dire mezza frase.
Io le chiesi freddamente «Perchè sei venuta qui?»
Sbuffò «Nika,muoviti.» mi aveva appena incitato a muovermi? ‹Nessuno mi comanda.›
«Non ho chiesto il tuo passaggio.» mi rimisi a camminare.
Cara «Qual è il problema è? Non vuoi farti vedere con...-» «Zitta.»
Stava facendo troppo chiasso.
Non avevo voglia di dare spettacolo proprio quì,non ne era assolutamente il caso.
«E va bene.» mi toccò acconsentire.
‹Maledetto questo giorno.›
‹Lo sapevo,lei è il motivo per cui non vuoi tornare a casa.›
Aprii la portiera e salii in auto.
Lei «Non sbattere la...-»
*zbam*
«... -Portiera della macchina.»
‹Troppo tardi.› -pensai leggermente soddisfatta.-
Quella ragazza avrebbe potuto amare la sua stessa macchina al pari di un uomo,se non peggio.
«Sei sempre la solita bambina.»
Ovviamente adorava etichettare gli altri.
«E tu sempre la solita finta donna.»
Era sempre voluta sembrare più grande di ciò che fosse,e ci era sempre riuscita.
Eppure fra noi c'erano solamente quattro mesi di differenza.
Era nata sotto ad un segno con cui non sarei mai stata capace di andare d'accordo. E da questi due segni zodiacali le era stato donato questo suo "carattere docile".
Era nata fra la metà di un segno e l'altro,e sicuramente aveva preso le caratteristiche peggiori da parte di entrambi.
Io «Perchè sei venuta quì?»
«Ma come,il 24/Novembre è il mio compleanno.»
‹Cosa dicevo prima?›
«Ma non sono quì per questo,sta mattina avrei voluto spiegartelo ma sei dovuta uscire.» disse.
Sapevo che avrebbe voluto aggiungere altro.
Era una domanda che ormai mi faceva da una vita.
Cara «Quindi...ci sei ancora dentro.»
‹Non oserà parlarne.›
Essendo quì,con lei,ci stavo ancora "più dentro" se era per questo.
«Sì.» mi morsi la lingua.
13:00
Eravamo arrivate a casa mia.
Cominciò a parlare «Non so quanto ti piacerà il motivo per cui io sia giunta sin quì.»
.CHIAMATA.
Tirai fuori il mio apparecchio elettronico.
_padre_
Lei «Se è tuo padre dovresti rispondergli.»
‹Non mi piace per niente.›
Misi giù la chiamata,non rispondendo.
«No. Dato che a quanto pare anche mio padre è al corrente del perchè tu sia quì,vorrei saperlo dalla diretta interessata.» la guardai bene «Non ti pare?»
Cara si sedette sul divanetto «Accomodati.» ‹Mi ha appena proposto di accamodarmi,in casa mia e sul mio divano?›
La mia faccia doveva avere un'espressione alquanto contrariata «A...-» «Sì sì lo so,non hai bisogno che te lo venga a dire io.» alzò gli occhi al cielo.
Rimasi in piedi alla fine «Spiegati.»
Cara accavvallò le gambe «Te l'ho già detto,non ti piacerà.» ‹Oh non ne dubito.›
Non le risposi.
Così iniziò a spiegarmi «Rimarrò quì...-» «Sei sempre rimasta quì per qualche giorno,anche senza il mio consenso,quindi non ci trovo nulla di innovativo.»
Fece un respiro profondo,sapevo quanto non sopportasse di venire interrotta mentre parlava «Sta volta è "leggermente" diverso.»
Incrociai le braccia «E perchè mai dovrebbe esserlo?»
Si alzò anch'essa ‹E la cosa mi piace sempre di meno.› «Perchè non mi fermerò quì solo per qualche giorno.»
Temetti di essere sbiancata in volto «C-come scusa?»
Silenzio.
Arraffai il telefono dalla tasca dei pantaloni che quasi rischiò di cadere a terra.
Non aveva ancora smesso di squillare ininterrottamente.
Schiacciai il tastino e me lo portai all'orecchio con impeto.
«L'hai mandata tu vero?!»
Mio padre non rispose subito,ma poco dopo mi diede la sua risposta «Ah allora è da te.» ‹Mi prende in giro?›
Potevo sentire la muscolatura della mia faccia tirare «Quindi è così,che intenzioni hai?»
«Non tengo intenzione alcuna.» rispose con pura tranquillità.
Io «Ah no?»
Non gli avrei creduto neanche a morire.
«A proposito,me la passeresti?»
Senza dargli riposta alcuna allungai il telefono verso di lei.
Sembrò titubante,ma alla fine lo prese in mano.
Cara «Pronto,ciao zio.»
Cominciarono a parlare.
‹Non può essere ciò che penso.› -mi stavo mangiando le mani.-
«No,i miei non ne sono al corrente e sei pregato di non raccontarglielo.» non erano al corrente aveva detto?
Alla fine mi sedetti sul divano.
Dopo qualche minuto buono terminò la sua conversazione.
Mi ripassò il telefonino,che io,ovviamente non presi.
Mi cercò di spronare.
Non avevo la minima intenzione di continuare quella conversazione con mio padre.
Così alla fine spense lei stessa la chiamata,facendolo sicuramente andare su tutte le furie.
Osservò l'aggeggio che teneva in mano.
«Mi sono sempre chiesta perchè non ti compri un vero telefono.» se lo rigirò tra le mani.
Non avrà voluto veramente tentare di cambiare discorso!
Io «Quindi è stata una tua idea.»
‹Perchè se ne rimane zitta?› -mi chiesi.-
«Sì.»
Puntai lo sguardo sulla sua figura slanciata «O inizi a spiegarti,o te ne vai.»
«Tuo padre mi aveva chiamato qualche giorno fa...-» «Ah ecco!»
Le uscì un grugnito «Non ho finito,Nika.»
Io «Allora prego.»
Si sedette «Mi aveva raccontato dello sfratto,chiedendomi di "aiutarti". Non so in cosa di preciso... Così ho avuto un'idea.» mi stava guardando.
«Ovvero di presentarti quì,giusto?» continuai per lei.
«Esatto.» ‹Che rottura di scatole.› -commentai nella mente.-
Poi le chiesi «E che cambia sta volta?»
Cara «Che questa volta non me ne vado.»
Dopo quelle parole fu come se mi crollasse l'intera struttura addosso.
Di nuovo.
«Tu hai bisogno di tenerti la casa ed io di scappare dai miei.»
‹Non m'interessa,io tengo alla mia solitudine più di qualsiasi altra cosa.›
Pensai di averle risposto,invece lo avevo solo pensato.
Lei «Non dici nulla?»
«Credi davvero che possa accettare una cosa che non ho neanche deciso?!» alzai la voce di un'ottava. ‹Non è plausibile una cosa del genere.›
«Giustamente no,per questo te ne sono venuta a parlare.» mi disse.
Fu come un barlume di speranza «Quindi te ne andrai.»
«Sì.» ‹Grandioso.› peccato che non ebbe finito «E poi aspetterò che tu venga da me,dato che perderai la casa.» ‹Ma perchè?!›
Presi un lungo,lunghissimo respiro «Non c'è posto per entrambe.»
Lei «Hai ragione,ma so che questo appartamento ne comprende due.» era più informata di me quasi!
«Sì,ma l'altro non è mai stato reso abitabile avendo sbagliato la costruzione. Proprio perchè non doveva esistere.» ‹...-Come la tua presenza quì.›
«Posso farlo mettere a posto.» alzò le spalle. ‹E figurati...›
«Verrebbe a costare il triplo.»
Mi stava guardando come se fossi scema «Ti costa già quasi il doppio,che differenza c'è? Per quello saremmo in due.»
Mi alzai dal divano in modo quasi immediato «Non esiste!»
Si alzò anche lei «Che cosa? Non starei in casa tua,sai che amo la mia indipendenza quanto te!»
‹Che diavolo faccio adesso?›
Non volevo sicuramente averla nella mia vita,anche se solo "in parte".
Era come un intralcio.
La sua sola presenza m'infastidiva.
Saperla affianco a me,oltre le mie mura,mi dava fastidio.
Poi sorse una domanda «Cosa intendevi con lo scappare dai tuoi?»
«I nostri padri sono fatti della stessa pasta,essendo fratelli...» era più che vero,il suo era quasi peggio.
«Lo so benissimo,amano controllare le nostre vite.» acconsentii.
Cara mi guardò con un mezzo sorriso «Esattamente. Infondo è proprio per questo che te ne sei andava via,anche senza avere un soldo.» ‹Che mossa stupida.› -ovviamente dovette commentare.- «Però l'unica differenza è che tuo padre ti aiuta,fino a una certa ovviamente,ma lo fa. Mentre il mio no.»
«Anche questo è vero in parte.» mi toccò acconsentire di nuovo.
Cara proseguì col suo monologo «Poco dopo che intrapresi la carriera,come voleva mio padre,ho voluto troncare per seguire ciò a cui ambisco. Così ho preso l'aereo e sono venuta quì.»
Ora mi era chiaro il vero motivo.
‹Ma tu non la vuoi comunque quì perchè in realtà te la ricorda.› -quel pensiero mi arrivò addosso come una maledizione.-
Cara «Questo è ciò che ti sto chiedendo di fare,soprattutto come piacere per me stessa.» poi aggiunse,con mia gran sorpresa «Per favore.»
La situazione era davvero grave se era arrivata a dirmi una cosa del genere,arrivando a "pregarmi",dicendomi apertamente: 'per favore'.
Io «È tanto per me ciò che mi stai chiedendo,ma non riesco a negartelo.»
S'incamminò verso la porta.
Lei «Ho un sacco di cose da sbrigare per cominciare questo progetto. Almeno una cosa buona facendo imprenditoria l'ho imparata,ti pare?»
Detto questo uscì da quell'appartamento che non avrei più potuto definire soltanto mio.
‹Sei sicura di riuscirci?›
‹No.› -ma non avrei potuto fare altrimenti.-
19:00
Bussò,sicuramente era lei.
«Sono tornata.» continuò poi «Ho scoperto che non sarà una cosa troppa complicata sul da farsi. Costerà un sacco di soldi... Ma per mia fortuna ne sono a disposizione! Ci vorrà solo qualche mese.»
«Qualche mese?!» esclamai. ‹È troppo.›
Cara «So che stai pensando che sia troppo,ma è l'unica.»
Chiusi gli occhi per due soli secondi,poi li riaprii.
Cambiò discorso «Cosa mangiamo sta sera?» ‹Già parla al plurale.›
«Io non mangio.»
Lei «Dovresti.»
«Interferisci già con le mie abitudini?»
Cara «Sì,abitudini più che sbagliate.» replicò.
Quanto sarebbe durato questo supplizio?
Decisi di guardare il calendario,per fortuna domani sarebbe stato giovedì.
Non sarei dovuta andare.
No,aspetta...
Lessi e rilessi ciò che era appuntato in quella maledetta data.
L'indomani avrei avuto la seduta dallo psicologo.
Cara «Vuoi fissare ancora un po' quel calendario?»
‹Solo io,e lui.›
«No...» dissi a bassa voce.
Però poi ci pensai su,stasera sarebbe dovuto tornare il dottore.
Quindi l'indomani ci sarebbe stato lui e non più quel ragazzo,per mia fortuna.
Mi uscii un respiro quasi di sollievo.
L'idea non mi piaceva per niente,ma almeno avrei dovuto sopportare il solito strizzarcevelli di sempre e non quello attuale.
Cara «Quindi cosa mangiamo?»
Grugnii,già non ce la facevo più!
‹Te ne sei già pentita?›
‹Non ho mai detto di essere completamente d'accordo.›
Alla fine ordinò una pizza,io presi la margherita.
Ci ritrovammo a mangiarla sul divano.
La sentii ridacchiare così la guardai «Cosa c'è?»
Mise giù la sua fetta e prima di parlare si pulì la bocca «Mi ricorda quando eravamo piccole...» ‹Ma che sta dicendo?› -mi chiesi,non capendo dove volesse andare a parare.-
Io «E...?»
«Mi è venuto in mente che se i nostri genitori lo sapessero non so quante ce ne direbbero.»
Mi si formò qualcosa in viso,come una sottospecie di sorriso antico «È vero. Ci sgridavano sempre quando eravamo solo due bambine.»
Invece di continuare a mangiare disse ancora «Ricordi quella volta che non c'erano ed eravamo sul divano di pelle di camoscio?»
«Oddio...» commentai,ricordando.
Si mise una cioccia dietro l'orecchio «Ricordo che stavamo mangiando il gelato al cioccolato.»
‹Oh,proprio 'quella' volta.›
«Faceva molto caldo in quel periodo,eravamo in piena Estate.»
‹Lo so benissimo.›
«Ti si era completamente squagliato il gelato,ti avevamo avvisato che avresti finito per sporcare il divano.»
‹Deve per forza parlare al plurale?› -pensai,già stanca di questo ricordo.-
«Alla fine io e te ci siamo messe a battibeccare.»
Com'era solito...
«E alla fine ti è caduto non solo quel poco di gelato macchiando il divano,ma tutta la coppetta!»
«Sì,lo ricordo.»
Speravo di aver troncato lì il discorso con quella mia risposta secca,invece no.
Allora continuò «Siamo andate in panico.»
‹Me lo ricordo benissimo.›
«Io e te non abbiamo fatto altro cominciare una vera e propria litigata,mentre lei è andata a prendere subito qualcosa per pulire quel disastro.» fece una pausa «Maya era...-» «Basta. Ora,basta.»
Avrei voluto urlarlo,invece uscì fuori solo come un debole sussurro.
Lei «Diversa da entrambe.»
Strinsi le mani in due pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne.
Stringendo,stringendo sempre più forte.
«Tua...-» «Basta!»
Questa volta non solo lo avevo urlato.
Per lo sforzo compiuto nel farlo,mi bruciavano persino i polmoni.
‹Ecco perchè non la voglio quì!›
Non disse più nulla,sapeva di aver sbagliato.
Anche se non poteva definirsi "un vero sbaglio".
Lasciai lì sia lei che il mio cibo e me ne andai in camera.