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Chapter 15 - 14°capitolo- black tea

"Mi capirai quando ti farà male l'anima come a me."

Frida Kahlo

___ORARIO PRECEDENTE___

«Volevi parlarmi?»

Ero dentro al suo studio ormai da cinque minuti e ancora non mi aveva degnato di uno sguardo,cosa voleva?

‹È diventato sordo?› -mi dovetti chiedere.-

Terminò di fumare e spense la sigaretta nel portacenere di plastica.

«Ti ha detto per caso qualcuno di invitare pazienti in uno studio che non è il tuo?!» ‹Si atteggia proprio da "grande capo".›

Io «No,ovviamente.»

«E allora!» già stava cominciando ad alzare la voce?

«Non ci ho visto niente di...-» «Non mi interessa cosa ci puoi vedere tu,okay? Il punto è che dobbiamo essere informati! Metti che le fosse successo qualcosa dopo essersene andata via dallo studio?! È?»

«Lo so,ho sbagliato.» non potevo negare il vero.

Allargò le narici e si appoggiò alla cattedra in legno d'acero «Ah!» ‹Oh quindi non ha ancora finito...› «Come se non bastasse ti metti a programmare delle sedute,come se il posto fosse già tuo!» non doveva ricordarmelo,lo sapevo benissimo!

Mi difesi «Non era una seduta.»

«Ah no? E dai,sentiamo,cos'era?» incrociò le braccia e si accese una sigaretta.

«Le ho solo...-» «"Lei hai solo",non m'interessa!» ‹Aveva intenzione di lasciarmi parlare?› -mi chiesi innervosito.-

Mi schiarii la voce «Stavo dicendo. Le ho solo chiesto di fare due chiacchiere...-» «Due chiacchiere?!» questa volta lo interruppi anch'io «Sì! Dopo l'episodio successo.»

«Quello con l'infermiere?»

Alla sua domanda annuii per poi dirgli «Non volevo intrattenere una seduta.»

Scenerò e venne verso di me «Tu devi,a-v-v-i-s-a-r...-» «Lo so!» non ero stupido! ‹Eppure lui lo pensa pare.› -e questo non fece altro che alimentare il mio nervosismo.-

Gli occhi gli si chiusero in due fessure «Se lo sai fallo!»

«Certo,"signore".» ‹Ti piace proprio provocare il diavolo.›

Lui «Mi prendi per il culo?»

«Assolutamente.» ‹...-Sì.› -finii la frase nella testa.-

Feci per andarmene,mi fermò «Ancora un secondo Travis.»

«Dimmi.»

Indicò la ragazza che fino ad ora era rimasta taciturna «Stai seguendo ciò che scrive nel programma?»

«Certo.» mentii,in piccola parte.

La richiamò «Sara,portami il programma della sua prima settimana col gruppo.» ‹Che intende fare?›

Lei annuii e poco dopo tornò svelta nell'ufficio «Ecco a lei.»

Gli diede un'occhiata «Quà c'è scritto che avresti dovuto parlare con loro di come farli integrare nel mondo.» ‹Diamine.› «Ma non mi pare che tu l'abbia fatto.»

«Io...-» «Ti dimentichi che siano presenti le telecamere e che quindi ti posso osservare?»

Guardai entrambi e poi espressi la mia opinione «Ti sembra una cosa normale parlare di questo con loro?!»

Sara «Come scusa!?!»

Mi osservò serio «Non lo fai tu il programma e non sei nessuno per cambiarlo.»

Io ribattetti «Dovresti far fare il programma a qualcun'altro allora,perchè quello non è plausibile.»

Sara non rimase zitta «È il mio compito,ci lavoro quì non scordartelo!» ‹Il silenzio per certe persone è un optional?›

Mitch «Quà abbiamo finito.» mi venne faccia a faccia «Osa ancora provare a cambiarlo e questa volta non avrai neanche una singola possibilità di continuare nemmeno come stagista.»

«Certo,capo.» lo guardai con astio.

Feci dietrofront e abbandonai lo studio,aprii la porta per poi sbatterla.

‹Se ne può andare 'affanculo!›

___ORARIO ATTUALE___

10:58

Tornai verso lo studio con la tazza in mano,pensava che non lo trovassi?

Si era completamente sbagliata.

In questo posto avevamo di tutto e di più,tè nero compreso!

Infilai la chiave nella serratura e aprii la porta.

‹Ma che diamine...› -pensai.-

La ritrovai vicino la portafinestra.

Ormai si era allontanata da essa,ma io l'avevo vista.

Cosa stava facendo?

Oh,ma potevo immaginarlo.

Quasi mi venne da ridere per la sua espressione seria,oltretutto quando fece ricadere i suoi occhi su ciò che tenevo in mano.

«Questo è il tè.»

Glielo porsi e lei lo prese senza batter ciglio.

«Ah e la portafinestra non si apre.»

Le feci presente pesando di averla sopresa.

‹È una mia impressione magari,ma oggi sembra meno fredda e cupa del solito?› -pensai.- «Mi sembra diversa oggi.» dissi ad alta voce,mi era sfuggito,pazienza.

Mi guardò stranita,per quanto la sua faccia potesse fare delle espressioni «Dovrei?»

«Ah,io non lo so.» feci spallucce.

La conversazione,ovviamente,si chiuse così.

Poggiai il caffè sul tavolino,le dissi di accomodarsi.

Ovviamente lei non lo fece!

Anzi,mi restò a guardare.

«Offri sempre qualcosa alle tue vittime?» ‹Cosa?›

Questa sua osservazione mi fece ridere «Le mie vittime?»

Nika «Sì. Come altro le potrei chiamare se non 'vittime'?»

«Incredibile...» commentai,poi mi sedetti.

Rimase sempre vicino la portafinestra «Cosa sarebbe incredibile?»

«Tu. Cioè,lei.» ‹Perchè a lei non riesci a dare del tu normalmente neanche a farlo apposta?›

Storse la bocca «Sei proprio fissato.»

«Probabile.» dopo la mia risposta sorseggiai il mio caffè.

Lei «Quindi per quanto ancora mi terrai quì?»

«Fino a quando non parleremo.» feci un mezzo ghigno.

Sbuffò «Bene...»

Le dissi «Non lo vuole il suo tè?»

Dopo che glielo feci notare sembrò ricordasene,lo aveva scordato? «Oh,certo.» prese la tazza tra le mani.

«Può sedersi,non la mangio.»

«Certo,in fondo è un dissezionista non un cannibale.» ‹Si è davvero ricordata ciò che le dissi quel giorno?› -oramai me n'ero dimenticato persino io.-

Mi venne di nuovo da ridere «Doppiamente incredibile.» e dopo la mia frase mi guadagnai una sottospecie di occhiataccia!

Erano le 12:00 e non avevamo ancora concluso niente.

L'unica cosa che avevamo concluso,per così dire,era che si fosse seduta.

Ormai avevo terminato da una ventina di minuti il mio caffè mentre lei non era neanche a metà.

«Posso darle del tu?»

‹Che inizio stupido!›

‹Fatti gli affari tuoi.›

Nika «Non vedo il motivo nel dirti di no,in fondo io non faccio altro.» mi rispose,sembrava non importarle minimamente. ‹L'ho detto io che era stupido...› -ma insomma!-

«Perfetto.» poggiai il bicchierino di cartone che tenevo ancora in mano.

Lei «Mh?»

«Per oggi non parleremo...-» si alzò «Perfetto allora posso anda...-» ‹E no,non così in fretta.› «Ma instaureremo un "primo contatto".» continuammo ad interromperci a vicenda.

Si fermò «Un che cosa?» mi stava deridendo?

«Il mio metodo è diverso dagli altri.»

«Puoi considerarlo diverso quanto ti pare dato che intanto porta sempre allo stesso scopo.» mi fece notare. ‹Perspicace.›

Nascosi un sorrisetto «Dopo ogni seduta di gruppo tu verrai con me,compreso il venerdì mattina.»

«Come?!» alzò il tono,non era cosa da lei.

La guardai dritta negli occhi «Proprio così.»

«E quand'è che ti saresti consultato col tuo superiore?» continuò la frase «Visto che sei solo un sostituto...»

Allargai gli occhi «Questo non è un problema che ti riguarda.»

Sembrò non sentirmi neanche! «Ah,oltre a questo,non penso che potrai "iniziare la tua campagna" visto che probabilmente dalla prossima settimana dovrebbe tornare il dottor Leonard.» ‹Che personaggio è?› -ci mancava solo la mia conoscenza ad essere a suo favore!-

Mi alzai anch'io «Non ti devi preoccupare,non è un tuo problema neanche questo.»

«Io direi di sì,dato che si tratta di me!»

«Non è comunque così.» ribattei,come sempre dovevo avere l'ultima parola.

Ribattette a sua volta «Questo è il pensiero tuo.» anche lei però non scherzava...

Io «No,non proprio. È un dato di fatto.»

«Prodotto da te.» finii lei la frase praticamente.

«Ovviamente.»

«Tsh,certo.» non demorse.

«È così.»

Lei «Pensiero tuo,non mio.»

«Non è affar mio se non viene condiviso dal prossimo.»

‹Ma la smettete?›

‹Perchè non ti trasferisci nella sua testa e lo dici a lei?›

.NOTIFICA.

Mitch: Non hai ancora finito,come mai?

Decisi di non rispondergli.

«Capisco che tu sia molto restia nei confronti degli altri,ma non è una cosa buona.»

Mi osservò a lungo «Tu...mi capisci.» ‹Cos'è quell'espressione?› -mi chiesi.-

«Sì,è il mio lavoro capire...-» «Tu cosa mai potresti capire?» m'interruppe,l'atmosfera era completamente cambiata.

Le dissi allora «Molto più di quanto immagini.»

«Io non credo...»

Questo suo tono da "essere superiore" non mi garbava per nulla «Pensi di essere l'unica?»

«Scusami?»

«Ad avere problemi.» terminai poi.

Nika «Io non ho dei problemi.» strinse i denti.

«Ti vedo infastidita.»

Si tenne sempre a debita distanza quando mi disse «Io invece ti vedo anche troppo convinto del lavoro che fai.»

«Con questo cosa vorresti dire?» non capii ma mi diede comunque un gran fastidio per come lo disse.

Si sedette ‹Che sta facendo?› «Voi tutti col vostro lavoro pensato di penetrare la mente delle persone, siete-troppo-convinti.»

Incrociai le braccia «E con ciò vorresti dire...?»

«Che la mente non è cosa con cui scherzare e non è cosa da poter studiare.» non aveva finito «Questo non lo menzionano al corso di dottorini?» ‹Adesso basta.›

Mi avvicinai di molto ad essa «Ora vedi di piantarla,questo tipo lavoro è qualcosa che va bel oltre il tuo modo di vedere le cose ed è inutile spiegartelo.»

«E perchè mai?» mi stava deridendo?!

Io «Perchè non ci arriveresti.»

«Supero di gran lunga il tuo punto di veduta,tranquillo.»

«Senti...-» ‹Non darle corda accidenti!› iniziai ad aprire la porta chiusa a chiave.

Lei «Non puoi sempre entrare dentro alle persone come speri,la mente è un arma. Se non sei ancora in grado di manovrarla dovresti stare attento ai punti in cui la tocchi.»

«Sei pure una filosofa?» ‹Come non detto...› -potevo fare ciò che volevo con la mia bocca!-

Nika rimase impassibile «No,si chiama realtà.»

«La mente è un arma ben manovrabile,sai?»

«Non la mia.» ribattette.

Sogghignai,andai verso la porta per poi spalancarla «Adesso vai pure,scappa da quì.»

Senza alcuna risposta prese la sua borsa e uscì dalla stanza.

Lei «Ah,accetteresti il consiglio di una povera paziente?» quel tono innocente non mi convinceva molto.

«Quando mai ha mai chiesto il permesso?» ‹Ricominci a darle del lei?› -la confidenzialità del tu con lei non aveva ne senso ne funzione.-

«Consiglio di far rivedere la macchinetta del tè,lo fa piuttosto annacquato.»

Ma quanto era "simpatica"... «La ringrazio,buona giornata.» sorrisi ampiamente.

Riprese il suo cammino per andare a fare in cu... ‹Hey!›

13:10

Cercai di contattare il dottore sperando che mi desse l'approvazione per la mia idea ma non rispondeva.

.NOTIFICA.

dottor Rossi: Mi perdoni ma non le posso rispondere,sono in riunione.

Non si preoccupi,appena ha finito mi faccia sapere.

Qualcuno spalancò la porta come una furia!

Mitch «Che diavolo stai combinando?!»

Ecco,questo era ciò che succedeva se non rispondevi al capo.

«Perchè,c'è qualcosa da combinare?» gli risposi.

Egli «Mi prendi per il culo?!» ‹Lo sopporto ancora meno quando si mette a strillare.›

Io «No.»

«Questo tuo comportamento non mi piace,datti una regolata.»

«Perdonami.» dissi in modo finto.

Mitch «E vedi di darmi del lei!» ‹Oh,mi ero scordato del suo lato di superiorità.›

«Oh mi perdoni doppiamente.» era piuttosto chiaro il mio schernirlo.

Lui mi puntò un dito contro «Porta rispetto.» si voltò per andarsene.

«Adirittura...» mi sfugii e lui lo sentì.

«Attento a come parli.»

Uscì dallo studio sbattendo la porta,se ogni volta veniva sbattuta così prima o poi si sarebbe sicuramente rotta.

.CHIAMATA.

Senza neanche guardare chi fosse il mittente risposi.

«Dottore,è andato tutto bene?»

Egli «Oh sì,certo. La ringrazio per il pensiero.»

«Volevo parlarle di una questione...» cominciai,sarebbe andata bene?

Leonard «È importante?»

«Diciamo di sì,insomma.»

«Oh beh allora potresti parlarmene domenica.» aveva detto domenica?

Non capii «Domenica?»

«Sì,sarò in studio entro le 09:00.»

«O-oh certamente.»

Scambiammo altre due parole e poi lo salutai.

‹Che stupido!›

Mi stavo abituando davvero al mio posto a questa scrivania così in poco tempo?

Mi aveva già detto che sarebbe tornato a breve.

A quanto pare lo avevo scordato.

La mia idea avrebbe sfumato,ma la cosa che più mi stava rodendo era che lei avrebbe avuto ragione.

Sarei tornato alle mie solite mansioni,cioè rivedere qualche foglio ed aiutare ogni tanto gli infermieri assistendo pure a qualche seduta e via dicendo.

Ero stato davvero uno stupido a non pensarci,come avevo fatto?!

18:30

La mia giornata era già terminata e probabilmente sarebbe stata l'ultima.

Sei già a casa?

Scrissi alla mia ragazza.

amore: No,mi tratterò fino alle 21:00

amore: Devo coprire un turno

Okay <3

Sarei stato da solo anche 'sta sera quindi.

Tornato a casa mi feci un bagno rilassante,la giornata di oggi non era stata semplice.

‹Chissà perchè.›

‹Tutto per colpa sua!›

Mi strofinai la faccia,dovevo smetterla!

Ormai erano le 19:00 in punto.

Uscii dalla vasca e gocciolai ovunque,avrei asciugato dopo.

19:30

Non mi andava di mangiare da solo.

‹E se...› -mi misi a pensare.-

Andai dritto in camera e scelsi qualcosa di casuale dall'armadio.

Aprii la porta del locale.

«Travis?!»

Mi voltai verso la ragazza riccia «Hey Chiara.»

Lei «Stai cercando Chanel?» ‹Ha cambiato comportamento o è una mia impressione?›

«Sì,sono venuto quì per farle una sorpresa.»

«Oh,te la chiamo subito,intanto accomodati!» corse via come un fulmine.

Passarono più di dieci minuti.

Udii il ticchettio di un paio di tacchi avvicinarsi a me.

Mise i suoi artigli laccati di nero su di me per poi accarezzarmi il braccio.

«Trav.»

«Sto aspettando la mia ragazza Marta.» ‹Certo che non demorde mai!›

Sbattette i suoi occhioni,ma come riusciva a farlo,tutto quel trucco non le pesava? «Intanto potrei farti compagnia...-» «Leva le zampe dal mio uomo.» era arrivata a quanto pareva.

Marta sbuffò sonoramente e poi tornò a fare il suo lavoro «Hey non ti aspettavo.»

Mi alzai per darle un bacio «Surprise!»

Chanel rise ‹Com'è bella quando ride.› «Allora cosa ti va di mangiare?»

«Te.» le sussurrai.

Lei «Andiamo! Sai che sono sul posto di lavoro.»

La presi per i fianchi «Ebbene? Non posso ordinare un piatto di Chanel?» ‹Patetico.› -ma cosa voleva questa adesso?-

Continuò a ridere «No!»

«Chanel!» la richiamò qualcuno.

Entrambi ci girammo ‹Questo che vuole?› «Sì?» rispose.

Questo «Torna a lavoro se vuoi che ti paghi.»

«Sì.»

Io «Ah quindi è il tuo capo,sbaglio o sembrava arrabbiato? L'ha punto qualcosa?» le chiesi irritato.

Chanel «Non ci fare caso è fatto così.»

«Hey noi stiamo aspettando da quaranta minuti!»

«Arrivo subito!» gli rispose la mia ragazza.

«Ho capito,devi lavorare per forza è?»

«Te l'ho detto che dovevo coprire un turno...»

Mi venne un dubbio «Ma siete in tre e non c'è così tanta gente,anzi...-» «Lo so ma mi hanno chiesto una mano.»

La osservai «Non dovevi coprire un turno?»

«Sì.» ‹Sembra strana.› -certo che il marcio lo vedevo ovunque èh...-

«Non potresti neanche chiedergli di fare una pausa per mangiare?»

«Mangieremo dopo noi.» mi spiegò e a quanto pare era negativo.

Sospirai «Va bene,portami il piatto della casa allora.»

«Perfetto,un quarto d'ora o giù di lì ed è pronto.» si appuntò il tutto e fece per andarsene.

«Ah,tesoro.»

«Cosa c'è,devo lavorare amo'.» mi disse irritata...?

Io «Aspetta...» le misi le mani sul collo della camicia.

Lei «Ma che fai?!»

«Hai i due bottoni slacciati.» le feci notare.

Era arrossita? «O-oh sì,grazie.»

«Ma co...-» mi interruppe «Devo lavorare adesso.»

Andò via ed io mi sedetti.

Percepii lo sguardo di qualcuno addosso,mi voltai verso destra.

‹Che diavolo ha da guardarmi male?!› -mi chiesi.-

Decisi però di lasciar perdere solo per non farle perdere il posto di lavoro.

La serata procedette in modo tranquillo.

23:00

Io «Fino a quando dovrai restare?»

Eravamo fuori dal locale.

Chanel «Non tanto,ci vediamo a casa.» mi accarezzò un braccio.

«Va bene...-» «Chanel.» mi voltai al suono di quella voce. ‹Cosa diavolo vuole questo?› -mi chiesi inasprito.-

Lei si girò verso di lui «Arrivo subito.»

«Okay,fai presto. Dobbiamo scambiare due paroline...» le disse questo.

«Oh,sì.»

«Perchè ho la sensazione che volesse dire altro?» dissi ad alta voce.

Chanel si rigirò verso di me frettolosamente «Come?«

«No,nulla,ci vediamo a casa allora.» le diedi un bacio e scorsi il suo sguardo da dietro il vetro,cosa voleva?

Si staccò da me «A più tardi.»

Dopo che esserci salutati mi avviai verso la mia auto,schiacciai il tasto e l'aprii.

Appena aperta mi ci fiondai dentro!

Questa sera faceva piuttosto freddo,ci saranno stati 8°.

Cercai di scaldarmi le mani strofinandole fra loro,non sopportavo il freddo.

Infilai la chiave e appena si accese inserii la marcia avviandomi verso casa.

Ero fermo ad un semaforo.

‹Appena arriverò a casa mi farò il latte e poi andrò a letto.›

Scattò il verde,così partii.

«Cazzo!»

Frenai di colpo.