Chereads / COME VELENO / Chapter 10 - 9°capitolo- stupid games

Chapter 10 - 9°capitolo- stupid games

"Ogni giocatore deve accettare le carte che la vita gli offre. Ma una volta che le ha in mano deve decidere da solo come giocarsele per vincere la partita!"

Voltaire

Avevo la mano sulla maniglia della porta.

Lo strizzacervelli «Vai pure,se ti va passa da me domani okay?»

Avvicinò la mano alla mia,così la tolsi subito.

‹Non deve osare sfiorarmi neanche per sbaglio.›

Le aprì la porta e la fece entrare.

Feci un passo,ma la richiuse.

Lui «Se vuole entrare,entri.»

Rimasi ferma ad osservare il mio ostacolo.

Lui «Non entra?»

Continuai a non muovermi.

Lui «Qual è il problema?»

Guardavo fissa la sua sua mano.

‹Il dannato problema qual è?!›

«Spostati.» pronunciai lentamente,a denti stretti.

Egli sorrise ‹Cos'ha da sorridere?› «Potrebbe semplicemente scostare la mia mano e aprire la porta.»

Puntai i miei occhi neri nei suoi «Chi ti da il potere di analizzarmi?»

Parve rimanere sorpreso,anche se cercò di nasconderlo «Non ha risposto alla mia affermazione,chissà perchè.»

«E tu non hai risposto alla mia domanda,chissà perchè.» usai il suo stesso stupido metodo.

Sorrise,ancora ‹Non è una situazione per cui valga la pena sorridere.› -pensai chiaramente.- «Nessuno me lo da,l'unico ordine che seguo è quello che mi impartisce il mio cervello. Io ho risposto...»

La mano mi formicolava «Perchè ho avuto da fare.» se gli avessi risposto sarebbe finito tutto il prima possibile. ‹Così pensi tu.› -tornò a tormentarmi.-

Non ritirò la mano «Ha avuto da fare? Doveva essere quì alle 10:00.»

Alzai un angolo della bocca «Io ti ho risposto.» ‹Con me non la vince.›

Mi guardò serio «La puntualità è d'obbligo.»

«Tsh,come se non lo sapessi.» ribattei già stanca della situazione creatasi.

Il ragazzo mi disse «Allora cerchi di esserlo,se lo sa.»

«È per caso fissato con la puntualità?» decisi di dedicargli un solo lei. ‹Anche io so analizzare una persona,se voglio.›

Fece un mezzo sorriso «Non è questo il punto...-» «No,è solo una virgola a cui nessuno fa caso.» lo avevo interrotto.

Egli tirò giù la maniglia ma non la aprì,ci si appoggiò solo col peso del corpo «Questo non è un gioco,Nika.»

Il suono del mio nome,non mi era mai giunto così chiaro alle orecchie.

‹Ora smettila con questi pensieri stupidi.›

‹Non sto producendo alcun pensiero,cosa vuoi?›

‹Che tu la smetta.›

Spinse la porta e dopo averla aperta entrò dentro.

«Dove eravamo rimasti?»

La porta si richiuse lentamente,fino a togliermi la visuale della sua schiena.

I miei occhi vagarono su di essa per poi spostarsi sulla maniglia di metallo.

Potevo ancora scorgerci le impronte delle sue dita.

Invece di fare un passo avanti lo feci in dietro e presi a camminare.

Avanzai fino a quando non fui davanti la porta secondaria di quella maledetta struttura.

Misi la mano sulla maniglia e la spinsi,uscendo fuori.

11:00

Avevo deciso di recarmi in un bar.

Ordinai un tè,il tempo di finirlo ed uscii.

Chiamai un taxi.

Dopo una mezz'ora più che buona ero davanti al mio palazzo.

Aprii la portiera della macchina pagai il tassista e scesi.

Ero ormai rientrata,il portinaio mi salutò con un sorriso mentre io ricambiai a modo mio.

Essendo quasi davanti la porta d'entrata tirai fuori le chiavi.

Peccato che mi fermai.

‹Un'altra lettera di sfratto?› -non poteva essere.-

La raccolsi.

No,non era ciò che pensavo.

Era un bigliettino.

:Ciao.

‹Questa calligrafia la conosco.›

Sono passata ieri sera ma non ti ho trovata,ripasserò un altro giorno.:

«No.» mi venne da pronunciare ad alta voce.

‹Lei no.›

Che diavolo ci era venuta a fare quì?!

Non avevo idea di quale fosse il motivo della sua visita.

Ci mancava solo lei!

Entrai in casa e lasciai il bigliettino sopra il tavolino.

‹Cosa intendi fare per tutto il resto della giornata?› -mi chiese.-

‹Un giro.›

‹Come al solito.›

Che avevo di meglio da fare?

12:22

Ero in giro da una mezz'ora buona.

.CHIAMATA.

Guardai chi fosse il mittente.

_padre_

‹Wow,per chiamarmi lui stesso deve essere davvero urgente.› -e proprio per questo non accennai a rispondere.-

Spensi direttamente il cellulare così da non avere ulteriore stress durante la mia passeggiata.

Mi addentrai verso parti a me sconosciute della città.

Mi piaceva camminare senza saper dove andare,senza avere una meta precisa.

Cercavo di intraprendere strade nuove ogni volta.

Finii probabilmente in uno dei tanti quartieri poveri di questa enorme metropoli.

Lo potevo dedurre dal semplice fatto che quì di grattacieli praticamente non se ne vedeva neanche l'ombra,le uniche strutture presenti erano quasi solo vecchie case.

C'era anche qualche minimarket a lungo andare.

Insomma,nulla di che.

Eppure quì c'era una tranquillità...

I marciapiedi non erano invasi da persone che correvano di quà e di là e che spesso finivano per venirti addosso.

In questa parte della città i bambini potevano giocare per strada con il loro vecchio pallone sgonfio,e per l'appunto,ce n'erano alcuni che lo stavano facendo.

Più avanti potevo scorgere delle persone nel loro giardino che se ne stavano tranquille.

Quasi nessuna di queste case era recintata.

Per questo camminando lungo il quartiere potevo scorgere ciò che combinavano le normali famiglie.

Erano ricchi nella loro povertà.

Frase sciocca,ve lo concedo.

Però mi era capitato di scorgere più volti sorridenti quì,tra queste strade impolverate,che tra gli ammassi di gente nei bar più rinomati.

A questa gente bastava poco,forse perchè avevano poco,e con quel poco erano più che felici.

«Attenta!»

Feci appena in tempo a scansarmi che quasi mi arrivò una pallonata in piena faccia!

Un ragazzino corse verso di me.

«Tutto bene?» mi chiese.

Anuii soltanto.

Si riprese la palla e tornò dai suoi amici continuando a giocare come se nulla fosse successo.

Così anch'io feci,continuando a camminare.

I miei occhi si fermarono su una famiglia in particolare.

‹Non metterti a fissarli.›

Era composta dai due genitori,e...

Da due sorelle.

‹Ormai li sto già fissando e non riesco a smettere di staccargli gli occhi di dosso.›

La madre entrò dentro la casetta per poi poco dopo uscire di nuovo sul vialetto con un vassoio in mano,probabilmente gli aveva preparato la merenda.

Una delle due bambine corse verso di lei e le sorrise.

Questa allora le accarezzò la testa.

‹Proprio uguale a tua madre.›

‹Sì,completamente identica.› -ironizzai.-

La giovane donna si guardò attorno,forse stava cercando l'altra figlia.

‹Per fortuna non mi ha notata.›

Sarebbe stato alquanto strano,per chiunque credo,se mi avesse vista.

Insomma vedere che una sconosciuta sta fissando te e la tua famiglia dall'altra parte della strada con le mani in tasca come se fosse normale non è proprio cosa da tutti i giorni.

«Bambinee!».

‹Bambine?› - mi ripetetti nella mente.-

Quindi non aveva solo due figlie.

Poco più in là si avvicinarono ad essa due bambine,erano...

«Giulia!»

‹...-Gemelle.›

«Maya!»

Le gambe mi tremarono al suono di quel nome.

Mi si formò un groppo in gola,faticai a mandarlo giù.

«Venite,c'è la merenda.» sorrise alle figlie.

Una fra le due bambine si fermò in mezzo al marciapiede.

Aveva dei lunghi capelli neri come la pece.

Perchè si era bloccata?

Anche io ero immobile.

Aveva forse percepito un paio di occhi addosso?

No,impossibile.

Eppure non si stava muovendo minimamente da lì.

Voltò di poco il capo verso la mia destra.

I suoi lineamenti erano così simili...

Feci un passo.

Ma cosa credevo di fare?!

Alla fine si girò verso di me.

Ebbi il battucuore.

Feci una passo indietro e poi un altro.

‹Devo andarmene da quì!›

L'unica cosa non combaciante erano i suoi occhi chiari.

«Maya! Dai,vieni via.»

‹Basta,basta! Non voglio più sentire quel nome. I-io...- No. Non voglio.›

La donna la prese per mano,si era accorta di me.

Le mie gambe ricominciarono a funzionare,così a passo svelto me ne andai via.

«Che razza di stupido gioco è mai questo,èh?!» gridai.

Mi ero fermata senza neanche accorgermene.

‹Non-puoi-farmi-questo.›

Osservai il cielo cupo.

Probabilmente fra poco si sarebbe messo a piovere,perfetto no?

Non era proprio "il momento adatto" per la pioggia.

Non ora.

Non dopo...questo.

La mistura d'odio e d'amore che provavo per essa era assurdamente contrastante.

Perchè a causa di questa,riuscivo a provare quel minimo "d'emozione",ma era sempre a causa di questa pioggia se mi erano state tolte.

O perlomeno il tempo aveva contribuito,in parte.

Solo se quel giorno non avesse piovuto forse ora proverei.

Proverei ciò che ci definisce 'umani'.

Una goccia cadde,poi un'altra,dando così inizio alla sua veloce discesa.

Diluviava.

Quasi da non scorgere nulla di ciò da cui ero attorniata.

Finii in una stradina.

‹E adesso dove vado?› -mi chiesi.-

Con questo tempo non sarei mai riuscita a capire dove fossi con esattezza.

«Diamine!»

Chi diavolo poteva esserci sotto sto tempo oltre che me?

‹Non ci credo.› -pensai.-

Insomma,in una città così grande lui dovevo beccarmi?

Brandon «Hey Sabrina!» come mi aveva chiamata? ‹Glielo hai detto tu di chiamarti così,stupida!› -giusto,non lo ricordavo.-

«Ciao.» lo avevo davvero salutato?

Nel mentre continuò a imprecare,non riusciva a chiudere la cerniera della custodia «Cosa ci fai in mezzo alla tempesta?» ‹Per me questa la maggior parte delle volte è la pace,altro che tempesta. Quella me la vivo già di mio tutti i giorni.› -mi uscii un pensiero.-

«Ciò che faccio di solito,tu?»

«Puttana merda!» che aveva detto?

Lo guardai con un cipiglio anche se probabilente non lo poteva vedere «Emh...»

Alla fine raccolse la chitarra anche se non era ben chiusa e mi si avvicinò ‹Perchè non sono andata via prima?› «Entriamo nel bar così da ripararci.»

Io «No sent...-» mi afferrò per la manica del giubbotto e senza tirare molto alla fine fui costretta a seguirlo,se mi fossi mossa troppo avrebbe finito per toccarmi la mano.

Dopo essere entrati lui salutò e si avvicinò a un tavolo con me appresso.

Ma mollarmi no dicevo io?!

Mi lasciò,finalmente!

Brandon «Alla fine mi hai seguito.»

«Sono stata costretta,sai...» lo guardai male e poi diedi uno sguardo alla manica ormai sgualcita. ‹Ma che diamine.› -sbuffai poi.-

Fece un sorriso a trentadue denti «Scusa,ma non mi avresti seguito altrimenti.» confessò.

Lo guardai con uno sguardo probabilmente contrariato «Be',posso solo apprezzare il fatto che tu abbia preferito sgualcirmi la manica invece che prendermi per mano.»

Brandon si tolse i ricci da davanti la faccia «Ne sono contento.» ‹Ma questo è sempre contento?›

Alla fine mi sedetti,anche perchè fuori oggi faceva piuttosto freddo e con la pioggia che stava cadendo giù la temperatura non avrebbe potuto far altro che diminuire e non mi andava proprio l'idea «Bene.»

Appoggiò la chitarra sulla sedia affianco e le diede un occhiata,si era proprio bagnata! «Uff,diamine.»

Mi legai i capelli in una coda alta «Che noia,non ci voleva proprio...» osservai la finestra.

Il ragazzo disse «Cosa,stare quì con me?» mi aveva sentito! ‹Per forza,se ti esprimi ad alta voce...›

«Anche.» dissi sincera. ‹Forse un po' troppo èh.› -oh ma insomma non era colpa mia!-

La cameriera si presentò davanti a noi.

«Che vi porto?»

Brandon «Due caffè?» cercò la mia approvazione.

Negai «Per me un tè nero,amaro.»

«Certamente.» questa mi guardò stranita e senza aggiungere altro andò verso il bancone.

«Non capisco perchè mi abbia guardato strano...» rifletetti.

Brandon «Perchè nessuno al mondo penso che bevva il tè nero amaro.» accidenti,dovevo smetterla di pensare ad alta voce...

«Bé io sì.» esclamai. ‹Massì dai,è solo un'altra cosa da aggiungere alla lista delle tue "particolarità".› -silenzio dannazione!-

Ci portò le nostre ordinazioni.

13:45

Non aveva ancora accennato a diminuire.

Ovviamente quel poco di silenzio creatosi venne spezzato,come sempre! «Allora...»

«Mh.» risposi già scocciata mentre bevevo il mio tè.

Brandon «Adesso che abbiamo anche preso qualcosa insieme in un bar potrei conoscere il tuo nome?»

«No asc...-» mi fermai dal dire altro. ‹Beccataa!›

Brandon sorrise in modo furbo «Lo sapevo che non era il tuo nome vero.»

Io «Okay,questa te la concedo.» dovetti ammettere «Ma come hai fatto?» ‹Son curiosa.› -dissi nella mente non volendolo dire ad alta voce.-

Lui «Te l'ho detto,non sapevi di Sabrina.»

Senza esplicare altre parole poggiai le labbra sul bordo della tazza prendendo un sorso della mia bevanda e nascondendo ciò che sarebbe potuto sembrare il minimo cenno di un sorriso.

Erano le 16:00 e incredibilmente mi trovavo già a casa,non avrei fatto nient'altro per questo giorno.

*dlin dlon*

‹Chi accidenti può essere di mercoledì mattina?!›

Per una singola volta che stavo dormendo così profondamente mi erano venuti a suonare il campanello!

Guardai l'ora,erano le 07:30.

«Non possono essere neanche loro a quest'ora.» pensai ad alta voce.

*dlin dlon*

*dlin dlon*

*dlin dlon*

*dlin dlon*

*dlin dlon*

Ma chi mai sarebbe potuto essere così insistente?!

*dlin dlon*

Continuò a suonare imperterrito.

Mi alzai in fretta e furia,non mi sarebbe potuto importare che fossi in mutande!

Colpa di chi mi stava scassando il campanello.

*dlin dlon*

Spalancai la porta!

Lei «Finalmente.»

‹No,no,no!› -gridai nella mia testa,non poteva essere reale.-

«Ti avevo detto che sarei passata un altro giorno,no?»

Be' infondo chi mai sarebbe potuto essere così insistente se non lei?