"Non la convinzione,non il metodo,ma la percezione. È la via della verità. È uno stato di consapevolezza naturale,duttile e non critico."
Bruce Lee
Erano le 08:00 di lunedì mattina ed io ero già sveglia.
*dlin dlon*
Continuò a suonare.
Inviperita mi alzai ed andai ad aprire quella stramaledetta porta,la tirai verso di me.
‹Non c'è nessuno?› -mi guardai attorno.-
Guardai a terra,c'era una stupida lettera.
La presi in mano.
Mentre chiusi la porta lessi da dove provenisse,così l'aprii.
Com'era possibile?
Era una lettera di sfratto.
.CHIAMATA.
.CHIAMATA.
Ma era così difficile rispondere?
«Sì?»
‹E finalmente!›
Lei «Chi è?» ‹Fa sul serio?›
«Chi vuoi che sia?» le dissi.
Continuò a non capire «Ah,non lo so.» ‹No,davvero non può essere possibile...›
Presi un respiro profondo «Sono tua figlia,ma non ce l'hai il mio numero?»
«A-ah sì.» che risposta era?
«Passami papà.»
Mia madre rimase muta,da ciò che udii potevo intuire che glielo stesse passando.
«Chi è.»
«Ma me lo fate apposta?» mi avevano espasperata,com'era possibile?!
Mio padre «Cosa c'è.» ‹Be' almeno lui lo ha capito.› -mi prese in giro.-
Io «Vorrei sapere perchè mi è arrivata la lettera di sfratto.»
Ci fu silenzio.
Mi sembrò che qualcuno stesse sussurrando.
‹Non sanno che dire?›
‹A quanto pare no.›
«Allo...-» m'interruppe «Nika,hai 22 anni e dovresti avere un lavoro per mantenere la tua casa. Non puoi contare sempre su di noi.» ‹Mi prende per il culo?!›
Alzai la voce «Siete stati voi che vi siete offerti di pagarmi questa stramaledetto affitto per stare in questa casa di merda...-» «Hey!» ‹Oh giusto,non devo dire parolacce!› -pensai con finto rammarico.-
Continuai,non me ne poteva fregare «Per fare cosa?!»
«Come?» si era reintrodotta mia madre.
«Per mandarmi in un centro psichiatrico del cazzo!» «...-In cui mi vogliono obbligare a fare tutto ciò che non voglio.›
Mio padre incacchiato nero cominciò ad urlare! «Ascoltami bene razza di ingrata...-»
Allontanai il telefono dal mio orecchio non volendolo ascoltare.
Feci uno sbuffo che durò qualche attimo e lo riavvicinai.
«Non mi ascolta,ti sembra normale?!»
Mia madre sospirò «Caro...-» «Come si fa a comunicare con una persona del genere?!» ‹Una persona del genere?› -mi ripetetti quelle parole in mente.-
Mia madre «Ssh! Ci potrebbe sentire.» ‹Peccato che lo stia facendo.›
«Cosa vuoi che capisca!»
«Lo so,ma non è colpa nostra.»
Egli disse «Per questo deve farsi vedere,hai dei gravi squilibri.» ‹Mh,"gravi squilibri".› -pensai con sarcasmo.-
Lei gli rispose «Lo sai che è sempre stata così.»
‹Sono sempre stata così?!›
«No.»
«No!» gridai poi al telefono.
Si zittirono.
«Non sono stata sempre così...»
Una volta le emozioni le sentivo,le riuscivo a sfiorare.
Sfioravano i miei istinti.
Quando avevi paura qual era la prima cosa che facevi?
Scappavi,ed io?
Io ora come ora me ne stavo ferma a guardare dritta negli occhi quella paura,senza sfuggirle o restare ad aspettare che mi venisse a cercare.
A malapena percepivo ciò da cui ero attorniata.
Avevo perso quel contatto che si ha con la propria anima.
Ma era davvero perso del tutto?
Pian piano,stavo perdendo pure quello con la realtà a causa di questo!
Perchè quando cadevi in questa forma di essere privo di vita,cadevi in un abisso.
Un abisso oscuro,solitario,nullo.
In qualsiasi modo io avessi agito sarebbe stato sempre differente.
Gli "essere percepenti",invece,agivano sempre con l'istinto che gli veniva dato da quel barlume d'emozione che poi era la paura.
A volte era un bene seguire solo esso alla fin fine,perchè l'istinto era tutto.
Davanti ad un pericolo non potevi restare a pensarci troppo su,dovevi agire.
Io non agivo,io pensavo.
E non riuscivo a fermarmi.
Mai.
Per questo ero considerata diversa,forse?
Non avevo mai cercato la diversità da ogni altro essere.
La diversità,da me,veniva chiamata 'incapacità di avere'.
Avere un minimo di paura a volte era un bene,ti aiutava a salvarti.
L'instinto aveva salvato molte più vite di uno stupido pensiero che si sarebbe poi potuto trasformare in una mossa suicida.
Perché a me non era concessa questo tipo di salvezza?
‹Perchè quando perdi il contatto con te stessa lo cominci poi a fare con la realtà,che continua a scivolare via proprio come il tempo.› -perchè se ti fermavi tu,esso mica si bloccava.-
Niente si bloccava,solo il tuo io,e l'io era tutto.
Guardai lo schermo del telefono,la chiamata era ancora aperta.
«Trovati un lavoro il prima possibile.» disse.
Si chiuse la conversazione.
Me ne rimasi ferma col telefono in mano ancora poggiato all'orecchio e pian piano il braccio mi scivolò lungo il fianco.
Mi appoggiai al muro.
Rimasi così,senza più fare niente.
Scivolai lungo la parete fino a quando non finii per sedermi sul pavimento.
Mollai il telefono,che cadde di schermo sul parquét.
Me ne rimasi in quel modo per interi minuti.
‹Che grande inizio settimana.› -pensai.-
I miei occhi vagarono per tutta la stanza.
Non mi andava più di restare quì,avevo bisogno di respirare dell'aria diversa.
Quello che si trovava in questa stanza iniziava a non bastarmi più.
Feci come ieri,Mp3 cuffie e felpa.
18:00
Ero stata tutto il giorno in giro per la città.
Mi capitava spesso di uscire ed iniziare a girovagare,andando dove mi indicasse l'istinto.
Almeno nelle decisioni,basandomi su di esso,il mio essere non aveva influito.
Ero stanca di stare chiusa in quella gabbia fatta di cemento.
Preferivo di gran lunga sentirmi libera di scegliere dove andare.
19:00
Non avevo idea di dove recarmi,sarei potuta tornare a casa.
Avevo pure l'Mp3 scarico. ‹Più sfigata di così...› -pensai.-
Feci un passo.
‹Queste note le conosco.›
Era la canzone di Alan Walker.
Seguii quella sinfonia.
Ero vicina la stazione,a quest'ora per fortuna c'era molta meno gente del solito.
Presi le scale che si trovavano a qualche metro da me e scesi giù in metropolitana.
Si faceva sempre più forte quella musica.
Guardai a sinistra e poi a destra notando ci fosse un ragazzo seduto vicino al muro della metro.
Teneva ben saldo lo strumento fra le mani mentre le sue dita componevano melodia.
Sembrava che quasi danzassero su quelle corde.
Era davvero lui a creare tutto ciò?
Restai,fin quando non terminò.
Osservai ciò da cui ero attorniata.
‹E se mi spingessi più in là?› -mi posi un quesito interessante.-
Infondo non avevo voglia di fare ritorno.
Salii il paio di scalini.
Appena trovai un posto mi ci sedetti e rimisi le cuffie nelle orecchie,per fortuna alla fine non era completamente scarico.
Attesi la partenza.
Non avevo idea di dove fossi andata a finire.
Udii il sibilo delle porte che si stavano per chiudere.
Qualcuno salì con impeto sul mezzo,stava rischiando di rimanere schiacciato fra le porte!
Si trascinò la custodia della chitarra appresso fino a quando non si andò a sedere a qualche sedile distante dal mio.
Si tirò giù il cappuccio e si strofinò la faccia.
‹Non avrei mai capito la gente.›
Questo mi cominciò a fissare e mi stava alquanto infastidendo.
«Tu sei la ragazza di prima?» ‹Chi?› -mi chiesi.-
Lo osservai attentamente «La ragazza di prima?»
Si avvicinò a me,che voleva? «Che ascolti?» mi rubò una cuffia.
Mi allontanai di scatto! «Ma che diavolo vuoi?» ‹Non è giornata per la compagnia.›
Si scompigliò i capelli ricci «Ascoltare ciò che ascolti tu.»
«Ma va...» commentai.
Egli fece un sorriso,che aveva da sorridere? «Oh,Alan Walker.»
Mi scostai ancora «La pianti di rubarmi la cuffia?»
«No.»
Ma...-» feci per dire,ma poi lasciai stare.
Mi porse la mano «Mi chiamo Brandon.»
«Bene.»
Brandon ridacchiò «Emh,tu?» ‹Ma perchè non mi lascia in pace e basta?› -mi chiesi esasperata.-
Sbuffai «Sabrina.» dissi il primo nome che mi era venuto in mente.
Mi guardò scettico «Non sai di Sabrina.»
Gli lanciai un occhiata perplessa «Come?»
«Nah,così.» alzò le spalle.
«Se non ti dispiace mi riprendo la cuffia.» gliela tolsi dall'orecchio tirandone il filo.
«Va bene va bene.» alzò le mani in segno di resa.
Ormai ero praticamente fuori da San Francisco.
‹Hai idea di dove andare oppure no?›
‹No,non ancora.›
La metro si fermò,eravamo rimasti solo noi probabilmente.
Forse sarebbe stato meglio che fossi scesa.
Ero anche fin troppo lontana da casa a parer mio.
Mi alzai.
Brandon «Anch'io devo scendere quì.» ‹Oh,che culo.› -commentai nella mente.-
Prese tutto e mi seguii.
Appena si fermò scesi,dov'ero finita?
«Dove devi andare?» ‹Ma non ci credo!›
Alzai gli occhi al cielo «Non hai niente di meglio da fare?»
«No.»
Mi voltai verso di esso «Una casa in cui tornare?!»
«No.» disse con nonchalance.
Fermai il passo «No?»
Brandon «No,quindi...»
«Non ho bisogno di compagnia durante il viaggio.» gli feci presente.
Egli ridacchiò,si divertiva tanto?!
Continuai il mio cammino,ovviamente con lui appresso.
Non poteva lasciarmi stare e basta?
Alla fine mi seguì per tutta la sera,manco glielo avessi chiesto!
Mi fermai,non sapevo dove girare.
Brandon si rifece sentire «Ma ce l'hai una meta?»
«Quante domande.» dissi irritata.
Lui «A quanto pare no.» disse,dato che non gli avevo risposto.
Mi girai nella sua direzione «Ma tu mi devi per forza seguire?»
«Se ti do fastidio...-» lo interruppi ‹E finalmente l'ha capito èh. Meglio tardi che mai.› «Certo che mi dai fastidio!»
Lui «Be',pensavo non ti facesse male un po' di compagnia in questo tuo viaggio a vuoto.»
«Non ne ho bisogno,per l'appunto.» tentai ancora di farmi lasciare in pace.
Sentivo il suo sguardo addosso «Visto che non hai una meta,vieni con me!»
Mi afferrò per il braccio ‹Non mi deve toccare.› «Non ti ho detto che ti avrei seguito e toglimi le mani di dosso!»
«Dai,andiamo!» non mi ascoltò.
21:15
Fermò un taxi.
Io «Ascoltami bene,io non ho intenzione di venire con te da nessuna parte.»
Aprì la portiera.
‹Ma mi sente?!› -mi chiesi.-
Staccai la sua presa dal mio braccio.
Ebbi la sua attenzione «Dai,perchè no?» ‹Lo strozzo...›
«Perchè neanche ci conosciamo e...-» «Ti ho detto il mio nome,sei tu che non l'hai fatto,quindi al massimo sono io che non dovrei fidarmi anche se lo sto facendo comunque.» mi fece presente.
Incrociai le braccia «Ti ho già detto come mi chiamo.» ‹Bugiarda!› -mi ruppe.-
Roteò gli occhi «Ookay.»
Il tassista «Allora?!»
Brandon mi si avvicinò «Secondo me è un posto che ti potrebbe piacere...»
Ne era così convinto?
«È perfetto per chi vuole sfuggire dal mondo e mi sembra che a te in questo momento serva,sbaglio?»
‹Non vorrai fidarti.› -riaffiorò la voce fastidiosa.-
«Quindi?! Sto aspettando e non ho tutta la sera.» ci ricordò ancora picchiettando le dita sul volante.
Mi sarei voluta girare e mandarlo al diavolo.
Aveva ancora la mano sporta verso di me,sospesa.
Se si aspettava che gliela prendessi avrebbe potuto scordarselo.
Avevamo lo sguardo di quel tassista su di noi,quanto stressava?
Lo sorpassai senza dire nulla ed entrai nel taxi.
Lui esultò!
‹Non c'è nulla di cui essere così felici.›
Brandon «San Bruno,grazie.»
Il tassista lo osservò.
«A quest'ora?»
Dopo svariato tempo finalmente eravamo arrivati.
‹Che diavolo ci facciamo quì.› «...- In montagna?» dissi poi perplessa ad alta voce.
Brandon rispose «Sì,seguimi.»
Non feci altre domande.
Stavamo camminando da circa un quarto d'ora.
La vegetazione era abbastanza fitta,non vedevo niente!
Dove eravamo diretti?
Passammo per il bosco e salimmo più su.
Poco dopo spuntammo in una specie di spiazzo.
Era uno spettacolo,si vedeva il mare in lontanza.
Notai ci fosse una tenda.
Abitava quì?
Mise giù la sua chitarra e poi si sedette sul tronco iniziando poi a cercare di accendere il fuoco.
Dopo due minuti d'orologio si scorse una fiammella.
Mise le mani attorno ed essa e cominciò a soffiare per farlo prendere.
Quando questo fu acceso mi avvicinai di poco.
«Allora ce l'hai un posto.» parlai. ‹Wow! Stai cercando di fare conversazione?› -oh,ma che simpatia...-
Brandon mi regalò un sorriso «Uno dei tanti. Ho un piccolo bunker un po' ovunque.»
Alla fine mi sedetti «Quindi sei tipo un nomade?»
«Più o meno.» usò un bastone per spostare la legna.
Rimasi in piedi ad un metro da lui.
«Anche io vorrei fare come te.»
Lui alzò il suo sguardo scuro su di me,che avevo detto?
«Parli così perchè una casa ce l'hai.»
Io «No.»
Brandon mi guardò di sbieco,gli uscì una risata leggera «Ah no?» ‹Lo trova divertente?›
«Parlo così perchè in quella che tu dici sia casa mia,mi sento in gabbia.» aggiunsi «Tu invece sei libero.»
Attirai del tutto la sua attenzione «Sì,ma essere liberi ha comunque un prezzo da pagare.»
Non dissimo più nulla.
Si alzò e andò a prendere qualcosa nella tenda.
Fece ritorno subito,era birra?
«Bevi?» me la porse ed io la afferrai.
23:00
Stasera le stelle sembravano brillare più di quanto facessero di solito.
Eravamo sdraiati,la testa l'avevamo appoggiata su quello scomodo tronco.
Mi sarei fatta venire la cervicale,poco ma sicuro!
Accarezzai l'erba umida coi polpastrelli,era da mezz'ora che continuavo a giocarci.
Presi un altro sorso di birra.
Eravamo alla sesta,forse?
Non lo sapevo.
Sapevo solo che i miei nervi si erano distesi e ogni tanto quando ci guardavamo scoppiavamo a ridere.
O almeno,lui rideva,a me usciva solo una mezza risatina.
Per 'sta sera potevo dire di star bene così una volta tanto.
Brandon «Se vuoi puoi fermarti.»
‹Come?› «Come?» dissi poi.
Si grattò la testa «Bé,a quest'ora non ti verrebbero mai a prendere.»
«Perchè che ore sono?!» mi tirai su di scatto.
Mi mostrò l'orologio che teneva al polso «Solo le 02:04.» ‹Non è possibile!›
Misi una ciocca dietro l'orecchio «E dove dovrei dormire?»
«In tenda.» la indicò «Io dormo quà,non c'è problema.» ‹Ma figurati.› -pensai.-
Mi rimisi giù «Domani a che ora potrebbe venire quì il primo taxi?»
«Non so,penso che dipenda da quanto te lo trovi stronzo.» rise ma non lo assecondai.
Non mi sdraiai più,rimasi semiseduta «Allora si vedrà.»
Brandon mi toccò la spalla per sbaglio,mi spostai.
«Scusa.»
Aveva un'altra birra in mano e la teneva a mezz'aria,la accettai.
‹Tanto ormai peggio di così.›
‹Ma smettila che non è vero!›
«Non ti piace il contatto.» constatò.
«Già.» presi un lungo sorso,forse dovevo smetterla con la birra.
Brandon «E come mai?» chiese.
Gli diedi un occhiata «Beh...-» ‹Non lo sai neanche tu? Davvero?›
Si mise sui gomiti «Non lo sai?»
«Sono solo sempre stata così.»
Mise un dito sotto al mento con fare pensoso,che aveva adesso? «Tipa solitaria?»
«Esatto.»
«Pure io.» bevve.
Lo guardai divertita «Tu?»
«Io.» alzò le spalle.
«Ahà,lo stesso che mi ha portato nel suo posto...» allusi.
Alzò la testa verso il cielo «Ho solo detto che sto solo,non che mi piace.»
Non dissimo più nulla,mi girai sul fianco e pian piano mi addormentai.