"Cadere non è un fallimento. Il fallimento è rimanere là dove si è caduti."
Socrate
Scendeva più fitta che mai ed io ero appiccicata alla finestra,ad osservarla.
00:01
Era ormai mercoledì.
‹Domani devi andarci.›
‹E perché dovrei?›
Non ero obbligata a recarvisi così tante volte.
‹Non-lo-sono.›
Buttai fuori l'aria.
Avrei tanto voluto alzarmi da questo pavimento freddo.
Ma per fare cosa?
Se mi fossi alzata non sarebbe cambiato niente,come sempre.
Per tutta la notte rimasi fissa davanti la finestra a guardare la pioggia cadere,ma senza mai alzarmi ed andarla ad "afferrare".
Anche se ci avessi provato e lo avessi fatto non avrei ottenuto niente di ciò che volevo.
Quasi sembrava che ambissi all'impossibile.
Invece così non era ed io non volevo esserlo. ‹...-Diversa.› -pronunciai forte e chiaro nella mia testa.-
Continuavo a pensare a quello stupido aggettivo.
Ma se era solo questo perchè mi dava così tanto da pensare?
Perchè era uno di quegli aggettivi che forse mi avevano sempre affibbiato e non in modo positivo.
Le parole di uno sconosciuto mi erano davvero così tanto capaci di raggiungere?
‹È uno sconosciuto solo perché lo vuoi tu,pensa al resto di ciò che ti ha detto.› -mi ricordò.-
-La sola risposta qual era?- ‹Non ci riesco.›
Appoggiai la testa contro il muro continuando a guardare fuori dal grande finestrone.
.CHIAMATA.
‹Chi mai avrebbe potuto chiamare...me?› -fu la prima cosa che pensai.-
Spalancai gli occhi.
Mi colpii un bagliore.
Li richiusi quasi in un attimo e misi una mano davanti al viso.
Percepivo tepore sulla pelle,una sensazione fievole di calore.
Pian piano abbassai il mio arto e gli concessi di illuminarmi,colpendomi il viso.
Inarcai appena le schiena e lo alzai.
Io non stavo solo percependo quella sensazione,la stavo vivendo.
Lentamente riaprii gli occhi e si scontrarono con una luce accecante.
‹Sono in grado di percepire sensazioni sulla pelle. Ma non sono in grado di sentire la mia anima.›
.CHIAMATA.
Il trillio del telefono mi riscosse da tutto questo.
Il mio sguardo si posò su quell'odioso apparecchio elettronico.
Mi ero sempre chiesta a cosa mi servisse un cellulare.
Sinceramente,lo trovavo inutile.
.CHIAMATA.
Mi alzai a fatica e come sempre intorpidita.
‹Beh,per forza,ti sei addormentata sul pavimento...› -mi fece ben presente.-
09:45
Cliccai il tasto verde.
«Pronto.»
Rimasi silente,chi poteva mai essere?
«Signor...- Stewart?»
Osservai lo schermo.
_centro_
Come mai mi stavano chiamando?
La voce che si trovava dall'altro capo del telefono mi pareva di non averla mai udita.
Eppure proveniva da quel posto,ma non era la sua.
Apparteneva a qualcun'altro.
Solamente che non sapevo a chi per l'esattezza.
«È ancora in linea?» chiese.
‹Sì,non ho la minima idea di chi possa essere.›
«Sì.»
Avevo parlato davvero io?
«Che io sappia,quà è scritto che lei sarebbe dovuta presenziare ieri e non lo ha fatto. Proprio per questo le consiglio di farlo oggi,intesi? È mercoledì e sono le 09:45. A mio malgrado devo controllarla per...-» «Non sono obbligata.» gli feci presente.
Questo se ne rimase zitto.
«Come scusi?» ‹Ha problemi di comprendonio?› -mi posi il quesito senza porlo a lui.-
«Ciò che ho detto.» rincarai.
Egli «Le devo far presente la sua situazione?» ‹No,per favore.›
«Io non ho una "situazione".» aggiunsi tra virgolette senza che mi potesse vedere.
«Mh,lei è ancora nella fase della negazione...» sembrò appuntarsi qualcosa?
«Non sto negando niente.» commentai a denti stretti.
«Le faccio un favore,per oggi dirò che non stava bene ma domani la voglio quì.» aggiunse «Buona giornata.»
Mi aveva davvero chiuso il telefono in faccia?
Rimasi a guardare lo schermo del mio smartphone.
*dlin dlon*
‹Proprio adesso?!›
Mi strofinai la faccia,presi l'elastico che c'era sul tavolino e mi legai i capelli in una croccia.
*dlin dlon*
Aprii di slancio.
Così come avevo aperto feci per richiudere.
«Nika,aspetta!» col piede bloccò la chiusura della porta.
«Vattene.» ringhiai. ‹Non mi va proprio di parlarci.›
Carlos «Che ho fatto di male?» sembrava pentito per qualcosa?
Lo osservai a lungo...
«Incredibile.» sogghignai,mi stava divertendo forse?
Alla fine riaprii la porta giusto per guardarlo bene in faccia.
‹Le parole. Hai usato le parole.› -pensai.- «Che sono molto peggio.» esplicai.
La richiusi di scatto.
Carlos «Quindi non usciresti con me?»
Il suono della sua voce giunse attutita alle mie orecchie.
‹No,la risposta è un no.›
Non aveva capito nulla e forse sarebbe stato meglio così.
Erano solo le 18:00 di sera.
Domani mi sarei dovuta presentare là,non mi andava proprio.
Perché dovevo?
Ogni volta mi minacciavano se non ci fossi andata.
Un giorno si presentarono addirittura alla mia porta.
Ma io ero il loro "caso speciale",mi volevano studiare ‹Come se fossi un criceto da laboratorio.› ed io non lo ero.
19:00
Decisi di cucinare qualcosa questa sera,mi sarei fatta la pasta.
Mangiai in fretta.
Quasi la ingurgitai.
Avevo sempre avuto questa "mania",se così poteva soprannominarsi.
Mangiavo come se qualcuno mi corresse dietro,i miei mi avevano sempre ripreso per questo.
Più lo facevano,più io mangiavo veloce.
...FLASHBACK...
È ora di cena,scendo dal letto e mi avvio .
19:25
Fra cinque minuti esatti avremmo mangiato.
19:42
«Perchè non mangi?» chiede mio padre.
Non ho fame stasera,ma a mio malgrado devo comunque rimanere a tavola con loro fino a quando tutti non avrebbero finito di mangiare.
Perché ne sono obbligata?
«Ti ho fatto una domanda.» mi riprende ancora.
«Non ho tanta fame...»
Mia madre s'intromette «C'è chi non ha da mangiare,ricordalo.» ‹Ovviamente.› -penso.-
Mio padre «Dai sù,fa uno sforzo.»
«Anche perchè noi fino a quando tu non hai finito non ci alziamo.» mi rammenta.
‹Odio quando mi obbligano a mangiare.› -e gliel'ho detto più volte.-
Prendo in mano la forchetta,infilzo un pezzo di carne e me lo porto alla bocca.
Gli do due morsi e poi lo mando giù.
Così,inizio a fare col resto.
Se lo avessi buttato giù in fretta,avrei finito in fretta,no?
Mio padre «Mangia piano.»
Non gli do retta.
«Hey,hai sentito?»
Continuo a riempirmi la bocca.
«Mi ascolti quando ti parlo?!»
Li butto giù,pezzo dopo pezzo.
«Nika!»
Sbatte il pugno sul tavolo facendomi sobbalzare.
Io «Ho finito,posso andare?»
Mi alzo da tavola e me ne vado in camera nel mentre che mio padre mi grida a dietro.
...FINE FLASHBACK...
‹Sei sempre stata una bambina cattiva.›
‹Ho sempre fatto del mio peggio.›
Appena terminai piazzai il piatto ed il resto lì nel lavandino,non avevo voglia di pulire,lo avrei fatto il giorno seguente.
Osservai l'orario,le 19:32.
Il tempo non scorreva più.
‹Non ci voglio andare.›
‹Ma devi...›
‹Non mi piace.›
‹Che cosa?›
‹Quel posto!›
«Non ti piace il posto,o le persone?›
Sbuffai spazientita al massimo.
Decisi di andare nel letto,domani sarebbe stata una lunga giornata.
02:00
Ovviamente ancora non avevo chiuso occhio.
Lo stomaco brontolò.
Sarà stato per questo motivo tanto futile che non riuscivo a prendere sonno?
Ma quando mai!
Decisi di tirarmi su dal letto,forse se avessi messo qualcosa nello stomaco sarei riuscita a dormire.
Guardai dentro la mensola e trovai del tonno,sarà stato ancora buono?
Avevo dei dubbi...
Lo aprii e dall'odore sembrava essere così,forse.
Presi un piatto dallo scolapiatti e lo appoggiai sul tavolo,era pieno di cartacce e cose varie dei giorni precedenti che ancora erano da buttare.
Diedi qualche colpo alla scatoletta di tonno ma non scendeva!
Presi la forchetta e lo feci con quella.
Mangiai velocemente,come al solito,e misi a lavare anche la posata.
Appena fui tornata in camera mi misi a letto,ma ancora,niente.
‹Cosa devo fare per dormire,spararmi?›
Mi tirai su a sedere,presi la coperta e me la misi sulle spalle per poi recarmi alla finestra.
Dopo non so quanto tempo le palpebre si fecero pesanti.