"L'inizio è la metà di ogni cosa."
Pitagora
La luna illuminava la mia scrivania.
Ero quì da un qualche ora. ‹Concentrati.› -continuavo a ripetermi.-
Quel libro non lo stavo leggendo,lo stavo solo guardando.
Mi ero sempre riuscito a concentrare.
Cosa cambiava sta volta?
Forse perchè oggi sarebbe stato il mio primo giorno,il primo.
Ieri ero semplicemente passato a prendere tutti gli appunti.
Quindi non avevo avuto tempo di mettermi all'opera.
In primis,giustamente,avrei dovuto sapere cosa fare.
Chanel spuntò dietro di me «Amore,non vieni a dormire?»
«Arrivo.» risposi. ‹Anche se non ho affatto sonno.› -avrei voluto aggiungere.-
Lei mi diede un bacio sulla mandibola «Ti aspetto.»
Stava cercando di provocarmi?
Mi girai per guardarla meglio,ma era già sparita.
‹Dai,perchè non vai da lei?›
Sospirai,stanco.
Non avevo sonno.
‹E per quale motivo?›
‹Non ho sonno e basta!›
Sbuffai,questa volta.
Chanel si ripresentò da dietro la porta «Qualcosa ti turba?»
‹Sì,l'esistenza.› -avrei voluto risponderle.- «Nulla di che.»
«Mh...» rispose dubbiosa e iniziò a massaggiarmi le spalle. ‹Sì,mi vuole provocare.› -constatai.-
02:00
Stavo osservando il soffitto,tenevo ancora gli occhi spalancati.
Mi girai verso di lei.
Il suo dolce viso era illuminato dalla luna.
Era così tranquilla...
Allora perché non potevo esserlo anch'io?
C'era un "qualcosa" che sembrava turbarmi.
Misi la gamba nuda fuori dalla coperta e mi posizionai meglio con le mani dietro la testa.
Avevo davvero caldo.
Domani sarebbe stata una giornata dura.
Mi alzai verso le 07:00 del mattino.
08:00
Mi trovavo sul posto,varcai la soglia della grande porta.
‹Ma che diavolo...?› -pronunciai nel vedere Sara.-
Era già sparita?
C'era qualcosa che non quadrava,ieri aveva fatto la stessa cosa.
Mi ero recato nel suo ufficio per prendere tutto ciò che mi occorreva dato che il dottore mi aveva avvisato che avrebbe lasciato tutto a lei,ma non l'avevo trovata.
Eppure quand'ero entrato era tutto messo al solito posto quindi qualcuno c'era!
Ogni sua cosa era presente,ma della proprietaria nessuna traccia.
‹Da ciò che ho intuito non mi vuole vedere,neanche per sbaglio.› -e ne ero più che certo.-
Ero un maestro in ciò che veniva soprannominato: 'comportamentismo'.
«Travis?»
Mi voltai nella direzione da cui proveniva la voce.
«Oh,buongiorno dottoressa Linsky.» la salutai.
Lei rimase ferma a guardarmi ‹Ho qualcosa sulla faccia?› -mi chiesi come uno stupido.- «A quanto pare sarai una specie di sostituto di Leonard.» si riferì al dottor Rossi.
Io annuii «Per un paio di settimane.»
«Sarà interessante vederti all'opera. Credo molto nei sui giudizi,quindi se lui si fida di te vorrà dire che lo farò anch'io.» non era male come cosa,no?
Annuii ancora una volta «La ringrazio.»
«E di cosa?» si aggiustò gli occhiali.
Io «Insomma per...-» «Aspetta a ringraziarmi,sono il supervisore di questo reparto. Quindi qualsiasi cosa sbagliata che farai gliela riferirò.» mi fermò prontamente.
Feci un mezzo sorriso «Ognuno al suo.»
La dottoressa «Benissimo! Dai,ti mostro dove potrai sistemare le tue cose.» iniziò ad incamminarsi «Hai bisogno anche tu di uno spazio dove poter posare ciò che ti porti dietro ogni giorno. Da quanto sei quì?»
«Tre mesi.»
Lei allora mi disse «Oh! E non ti è ancora stato dato un armadietto? Be',oramai direi che è giusto dartene uno.» ‹Quanto entusiasmo sta mattina!›
Entrammo nella stanza,mi diede la chiave.
Ella «Il tuo armadietto è il 21,metti lì tutto ciò che vuoi e poi raggiungimi nella nostra sala.»
Mi lasciò solo.
Girai la chiave nella toppa e aprii l'armadietto.
Era davvero grande!
Misi giù la borsa a tracolla,presi tutti i miei libri e li posizionai dentro di esso.
Appena terminai mi diressi in sala.
*toc toc*
Bussai,anche se la porta era spalancata.
«Oh ma insomma,cosa bussi? Entra no!?» ‹Sì. Davvero,davvero tanto entusiasmo.› -concordai con l'affermazione che avevo fatto dieci minuti prima.-
Così feci «Mi voleva dire qualcosa in particolare?»
La Linsky «Oh nulla di che,ciò che devi fare lo hai scritto. Ti volevo solo ricordare che oggi terrai tu l'incontro delle 10:00.»
«Certamente,non me ne sono scordato.» le dissi.
Lei mi porse del caffè che accettai volentieri «Perfetto,ti dico già subito che non inizierai in modo immediato. Quindi da come andrà questa mattina si vedrà nel futuro dei giorni. Capito?»
«Ho capito,ma il dottore mi aveva detto...-» mi fermò «Lo so,ma ho concordato con lui che sarebbe meglio fare così. Ricorda che non lavori ancora quà,ma sei in una specie di "stage". Quindi l'ho chiamato ed ho preferito agire così.» mi spiegò.
Io «Ho capito.» non ne ero tanto entusiasta,ma una cosa alla volta...
Inarcò un sopracciglio «Non ti sta bene per caso?»
«Oh sì sì,certo. È più di quanto chieda.» le risposi prontamente.
«Perfetto.» aggiunse «Preparati,non sarà facile affrontare più persone.» detto ciò mi lasciò solo, probabilmente aveva da fare.
‹Sei sicuro di essere pronto?›
‹Sono nato pronto.›
09:45
Ero già seduto,stavo aspettando che tutti facessero la loro entrata.
Mi sentivo in ansia.
«Benvenuti.»
Li guardai tutti in faccia.
Soltanto tre di loro non erano presenti,fra poco avrei fatto l'appello per sapere chi non ci fosse.
Avevo i loro occhi puntati addosso e alcuni sembravano dire 'e questo adesso chi è'?
Era il mio primo giorno,non doveva andare male.
Io «Allora...»
Un ragazzo paffutello prese parola «T-tu chi sei?» ‹Ha ragione. Non ti sei presentato,scemo!› -oh,ma quanta antipatia!-
Volsi lo sguardo su di lui «Io sono un sostituto temporaneo del dottor Leonard Rossi.» sorrisi.
Questo mi guardò coi suoi occhi vispi «M-ma...- Inzomma,noi vogliamo Leonard!»
Rimasi un attimo fermo sul posto.
‹Te lo saresti dovuto aspettare.›
‹Non posso darti torto.›
«Ma sta zitto!» gli urlò contro un altro «No tu sta zitto!»
Spulciai tra i fogli.
«Perdonami...tu.» indicai la persona in questione.
Questo mi guardò male ‹Cominciamo bene.› «Sì?»
Io «Come ti chiami?»
«Max,Max Shelwood.»
Gli sorrisi «Non dovresti gridare così contro agli altri.»
Questo quà tirò in dietro la testa come uno struzzo «Ioo?!» si indicò «Ma è stato lui!» continuò ad indicarsi.
Iniziò a litigare da solo.
Appena trovai la sua cartella clinica lessi che egli soffriva di un disturbo schizotipico di personalità.
Presi parola «Bene,perchè non riesci a farlo tacere a parer tuo?»
«Non lo so!»
Mi misi più comodo «Se "lui" ti dice qualcosa,non rispondergli. Ci hai mai provato?»
Max mi osservò «Beh,no. Come faccio?! Mi da fastidio.»
Misi i gomiti sulle gambe ed incrociai le mani «Mh,fastidio... A voi cosa da fastidio? Di solito cosa fate per togliervi quel fastidio?»
Una ragazza un po' minuta prese parola «La vita.»
«La vita?»
Ella fece un sì quasi impercettibile con la testa «A me da fastidio questo.»
Mi rimisi dritto.
Mi aspettavo che continuasse,ma non lo fece.
Se le avessi chiesto il perchè avrei potuto immaginarmi la sua risposta.
Aveva una maglia a maniche lunghe.
Era piuttosto magra e potevo notare le sue occhiaie sotto agli occhi blu.
Dedussi che soffrisse di depressione.
Io «Bene,prima di continuare con questa argomentazione vorrei fare le presentazioni.»
Così mi presentai e feci l'appello per capire chi mancasse.
‹Non c'è.› -continuai a fissare il suo nome.-
«Scussi signore?»
Alzai la testa.
«Chiamami Travis.»
«Mh,okay...» iniziò a giocherellare con le proprie dita.
«Volevi chiedermi qualcosa?» chiesi cortese.
Owen «Tornerà il signore Leonard?»
Gli sorrisi «Certo,starà via per poco.»
Posai di fianco a me la lista dei loro nomi.
Per oggi avrei dovuto imparare a conoscere i pazienti e da domani avrei potuto iniziare.
‹Ma con l'argomento che vuoi affrontare non inizi solo a conoscerli.›
‹Vero. Ma per conoscere una persona devi almeno un minimo tentare di entrare dentro la sua mente,no?› -era una cosa a cui avevo da sempre creduto.-
Tornai con gli occhi sulla ragazza di prima,Rosalin.
«Prima hai detto che la cosa che ti da fastidio è la vita,giusto?»
Lei annuii solamente.
«La vita è una semplice commedia.»
Mi voltai verso quella voce sconosciuta.
Mi passò affianco,si andò a sedere proprio davanti a me.
Posò giù la borsa e alzò lo sguardo.
‹È come entrare in collisione con il buio più totale.› -fu il primo pensiero.-
Rimasi fermo,perché diavolo me ne stavo zitto adesso?
Lei incrociò le braccia e alzò un sopracciglio.
‹Ti decidi a parlare oppure no?!›
«E tu saresti...-» «Nika Stewart.»
‹Nika Stewart.› -ripetei nella mente.-
Era la ragazza che avevo chiamato il giorno prima,il "paziente speciale" di cui mi aveva parlato il dottore.
«Sei in ritardo.» le feci presente.
Lei «Lo so.» rispose in modo semplice. ‹Lo sa.›
«Se lo sai perché sei in ritardo?» m'infastidii la sua pacatezza nel dirmelo.
Nika mi fissò neutra «Perchè ho fatto ritardo.» ‹Ma che razza di risposta è?!›
Presi un respiro «Bene. L'importante ora è che tu sia quì.»
La lasciai perdere.
«Rosalin.»
Ella «Se...-» «Non ti chiederò come a parer tuo possa toglierti questo "fastidio",perchè probabilmente so già qual è la risposta.» abbassò lo sguardo a questa affermazione ‹Ricorda che devi conoscerli...› -lo stavo facendo!- aggiunsi poi «Ne riparleremo,ma non oggi.»
Qualcuno sbuffò «Oh andiamo! Sappiamo tutti che ha tentato di suicidarsi più e più volte,anche mentre stava quì.»
Puntai con lo sguardo la persona in questione «Mh,Katia... Vero?»
«Sì,allora?» rispose sfacciata.
Incrociai le gambe «Questa tua antisocialità non è utile né a te stessa e né agli altri.»
La ragazza con le treccine rise «Ma ti prego,ho detto solo la verità. Dove sta il problema?»
«Il problema sei tu!» un ragazzo si alzò in piedi e le puntò il dito contro.
Questa lo osservò dall'alto al basso «Come dici sfigato?» ‹Sì,proprio un buon inizio.› -oh che cavolo,ci mancava pure la mia coscienza!-
Mi alzai anch'io in piedi e andai verso di loro «Scusate? Posso?» m'introdussi.
«Ma per favore...» commentò qualcuno,potevo già capire chi fosse.
Io «Vorrei cercare di conoscere ognuno di voi,se non ti dispiace...»
«Non voglio sedermi!» balzò a un metro di distanza da me.
Feci un sorrisetto «Per l'appunto non devi sederti.»
Quello che stava alzato si girò per guardarmi «Non devo?»
«Assolutamente no.»
«E invece io mi siedo!» si lasciò andare sulla sedia facendo un rumore assordante!
Alzai le mani in segno di resa.
Mi voltai per tornare al mio posto,lo avevo fatto apposta,usando la psicologia inversa.
Se gli avessi detto di sedersi non l'avrebbe sicuramente fatto.
«Quando ritorna il signore Leonard?»
Katia «Hai rotto il cazzo Owen!» ma doveva attaccare sempre?!
La ripresi «Perdonami,da dove vieni?»
Mi osservò con aria di superiorità «Senegal.»
«Interessante,come ci sei finita quì?»
«Scusii?! A me non lo chiede?» s'intromise un ragazzo coi capelli rossi.
Guardai tra i fogli «Tu sei...?»
«Arold.» ‹Che nome di me...-› -no!-
Trovai il suo nome,era classicato come un gran narcisista «Subito dopo che lei mi avrà risposto chiederò a te.»
Questo ribattette «E perchè ci dev'essere prima lei di me?»
Max «E basta! No,basta tu...- No! Tu!» ‹E si ricomincia...› -pensai già sfiancato da sto ragazzo.-
Riportai lo sguardo su Arold «Stavamo dicendo... Perchè questa è una cosa di gruppo,quindi si parla in gruppo.»
«Ma non è giusto!»
Il ragazzo che fin'ora era rimasto seduto e zitto ricominciò a parlare «Vuoi chiudere la bocca?!»
«Prego?» quest'altro strabuzzò gli occhi.
‹Sii calmo.› -mi suggerì. Così,presi un respiro.- «Bene!» alzai la voce per riattirare la loro attenzione «Quindi,cosa ti ha portato quì?»
Katia «Intendi quì quì o...-» «In America.»
Lei «Oh be',i miei si sono trasferiti per lavoro.»
«Mh e ti piace stare quì?» le chiesi.
Lei mi lanciò uno sguardo di scherno «Sul serio?»
Mi appoggiai allo schienale della sedia «Certo,altrimenti non te lo avrei chiesto ti pare?»
Fece una smorfia «Se intendi chiedermi se mi piace il fatto che sia obbligata a venire quì da quando ci siamo trasferiti,no.»
«Heilaà!» e ovviamente chi poteva essere se non pel di carota?
Io «Sì.» risposi quasi brusco.
«Posso?!»
«Sì Arold,parla.» gli diedi il permesso,udii parecchi lamentarsi.
Lui «Allora,io sono nato...-» cominciò a parlare a ruota,ora potevo capire perché gli altri si fossero lamentati visto che non aveva ancora smesso di straparlare da ormai dieci minuti.
Lo fermai «Okay,okay. Va bene così.»
«E lei bel dottore da dove proviene?» chiese uno fra loro.
Deglutii «Io sono nato proprio quì,a San Francisco.
Frederick «Wooow!» mise le mani davanti alla bocca.
Katia «E perchè tu da dove vieni razza di idiota?»
«Modera i termini.» la ripresi.
Frederick non le diede retta per fortuna «Bé,io sono nato in una cittadina molto più piccola di questa.»
«Ah sì?»
«Sono di Telluride,Colorado.» spiegò.
Annuii «Freschino direi.»
Frederick ridacchiò «Abbastanza.»
«Voi invece da dove provenite?»
Parlammo ancora un po',ci fu qualche altro disguido,ma nulla di che.
Li avevo appena iniziati a conoscere,ma riuscii a capire già abbastanza cose di loro.
Alle 12:30 avevo finito.
Io «Bene,allora ci vediamo la prossima volta.»
Nika era stata la prima ad uscire.