La piazzetta di Porta Orientale era il centro di Civilty. Effettivamente, a quel tempo Porta Orientale era Civilty. La cittadina arrivava fino al fiume su cui c'era un ponticello di legno e dall'altra parte solo boschi e il cantiere del grande palazzo che stavano costruendo. Nella piazza stava il fontanile dove le massaie la mattina si ritrovavano a chiacchierare lavando i panni, la pasticceria del vecchio Botolo, il laboratorio del fabbro e l'osteria di Santippe Suriano. Lì, sotto il pergolato, nel pomeriggio i grandi si godevano il fresco guardando i figli giocare nella piazzetta.
Shugo attraversò a grandi falcate il selciato fino ad arrivare all'osteria, al tavolo dove stavano giocando a carte Santippe Suriano, Nico Velati e l'unica donna del gruppo, Gal Targari. I tre erano amici da tempo e anche i figli giocavano spesso insieme.
-Buonasera signori e Gal- li salutò Shugo, togliendosi il cappello e chinando leggermente il capo in direzione della donna -Posso unirmi alla partita?
-La partita è appena finita, ma cercavamo proprio un quarto per una briscola.
-Lo avete trovato!- rispose Shugo sedendosi con loro. Furono distribuite le carte e presto finì la prima manche. Shugo era uno di quei personaggi un po' bizzarri in paese, viveva nella sua villa enorme a nord ma era sempre impegnato in un cantiere o una costruzione. Era già lì quando tutti loro erano bambini e nessuno avrebbe potuto immaginare Civilty senza di lui.
-Come stanno andando i lavori?- gli chiese Nico porgendogli il mazzo per tagliarlo.
-Ha! Ero venuto apposta per aggiornarvi. Il palazzo sarà completato tra un mese circa, è quasi pronto ad accogliere i primi ospiti.
-E sei venuto apposta per questo? Non credo sia destinato a noi un palazzo così bello.
-Beh in realtà forse si, dato che si tratta di un palazzo reale- rispose con tono cospiratore -Sono ormai settecento anni che Civilty cresce. Non pensate che sia il momento giusto per eleggere un monarca a rappresentare il popolo e guidare la città?
I tre si scambiarono sguardi dubbiosi. Santippe si alzò tornando con un fiasco di vino e quattro bicchieri -Ne abbiamo davvero bisogno? Guarda che bella città che abbiamo- disse facendo un ampio gesto con la mano, ad indicare i figli che giocavano a palla nella piazza -Abbiamo un paese bellissimo senza bisogno di un governo. Le leggi ci sono state insegnate dai nostri nonni e ognuno può imbracciare le armi per difenderlo.
-Verrà un tempo in cui tutto questo non basterà più- rispose grave Shugo -Civilty sarà una grande città, ci saranno fazioni e persone che pensano solo al loro profitto. Ci saranno delle guerre, forse. L'unico modo per non finire nella barbarie sarà avere un sovrano capace, che possa contare sull'esperienza dei suoi avi. E sarà ancora più facile se lui erediterà una città già educata…
Shugo fu interrotto dal grido di un bambino e poco dopo uno di loro si buttò correndo addosso a Santippe, macchiandogli la camicia di rosso -Papà Dragomiro mi ha fatto uscire il sangue dal naso, guarda!
-Tranquillo, dai, che ora passa- rispose lui con tono affettuoso tamponandolo con il fazzoletto -Cosa è successo?
-Mi ha tirato una pallonata in faccia, ma proprio fortissimo!
-Dai Danny, stavate giocando, sono sicuro che non lo ha fatto apposta.
-E invece si! Mi ha anche preso in giro dopo!- rispose il piccolo Danny Suriano con tono lamentoso
-Allora dai, torna lì e digli che ti ha fatto male e non deve farlo più, ok?- chiuse la conversazione Santippe. Danny corse via attraverso i tavoli e le sedie.
-Dopo parlerò con Dragomiro- disse Gal con un sospiro, guardando il cielo oltre alla pergola.
-Forse è il caso che io vada- fece Shugo imbarazzato -Sto parlando con tutti i capifamiglia su questa questione, e le opinioni sono tante. Sto chiedendo a tutti di partecipare, appena sarà completato, ad una riunione al palazzo. Così con tutti presenti potremo prendere una decisione condivisa. Salute a voi!- e sollevato il cappello, si allontanò.
-Che personaggio- fece Nico, sovrappensiero.
Fuori dall'osteria passò accanto a Danny, che parlava animosamente con un altro ragazzino
-Devi smettere di farti prendere in giro, Danny! Devi ribellarti!- gli diceva Orlante Velati, più grande di lui di alcuni anni.
-Non posso, lo sai.
-Dragomiro dice tante balle, io non ci credo!
-Si ma su questo è vero, il papà ci ha prestato i soldi per fare l'osteria e se gli faccio qualcosa si riprende tutto!
-Il padre di Dragomiro è morto, non può riprendersi niente
-Si ma ora i soldi li dobbiamo dare a Gal e Dragomiro…
In quel momento arrivarono da loro Diamonda Lang e Lilia Senatrice. Avevano fiori intrecciati nei capelli e anche il piccolo Bono Suriano era stato addobbato, e le seguiva tutto contento.
-Perché sei pieno di sangue, Danny?- chiesero preoccupate.
-Niente di che- rispose lui stoicamente -Ferite di guerra.