«Si può sapere cosa vuoi Dylan?!»
Sobbalzai!
«Martina–..» «Si può sapere perchè ci stavi osservando?» ‹Carlos aveva ragione. Se ne sono accorte.›
Mi grattai la testa «Bé...» che le avrei dovuto dire?
Mi si avvicinò pericolosamente «Piantala кольоне.»
Si allontanò.
Io «Se devi insultarmi potresti farlo normalmente almeno?» commentai.
Mi fulminò.
Mi diede una spallata quando mi passò accanto.
«Ma–..»
‹Non la sopporto!›
‹La cosa è reciproca, lo sai benissimo.›
Sospirai.
Continuava ad avercela a morte con me, eppure avevo pensato che con gli anni la cosa sarebbe sfociata, ma a quanto pare così non era andata. ‹Per lei è impossibile perdonarti.› -dopo questa ennesima affermazione, strinsi i pugni.-
Christian Jay (POV'S)
Contando oggi, non dormivo da due giorni.
Appena varcai la porta blindata mi diressi verso quella del suo ufficio. Peccato che non riusciì bussare, davanti ad essa c'erano le sue guardie del corpo.
«Christian. Te l'abbiamo già detto ieri.» mi disse uno di loro «Il direttore in questi giorni è impegnato a prendere accordi per il trasferimento del detenuto 6 0 6.» ‹Aron.› -pronunciai il suo nome nella testa.-
Insistetti «Ho bisogno di riportargli un'informazione importante.»
«Ovvero?» mise le mani dietro la schiena.
«Non posso riferirlo ad una semplice guardia del corpo.» lo sfidai.
Lui «Come hai detto?» mi si avvicinò.
«Calmati.» l'altro lo fermò per la spalla.
Io «È piuttosto urgente.»
«Mi spiace, non può essere disturbato.»
Continuai ad insistere «È importante!» alzai la voce.
«No.»
«Ritorna domani.»
Feci un giro su me stesso «Anche ieri avete detto la stessa cosa!»
«Mi dispiace, ma è così. Questi sono gli ordini.» mi rispose risoluto.
Buttai fuori l'aria dai polmoni rumorosamente.
Mi voltai, feci mezzo passo, in fine mi girai di nuovo e mi fiondai sulla maniglia della porta!
«Ma cosa stai facendo?!» mi gridò contro.
Cercai di aprire la porta ma mi fu possibile. Mi tirò indietro con la forza! Picchiai un paio di pugni sulla superficie della porta provocando un gran bel rumore.
«Hai capito o no che è impegnato?!» urlò.
Mi stavano sbattendo fuori!
Si udì un cigolio.
«Cosa sta succedendo?! Non vi avevo detto–..» fermò ciò che stava dicendo «Christian.»
Ero riuscito a farlo uscire.
Parlai «Probab–..» mi interruppe «Sono impegnato.»
Stette per richiudere la porta.
«Torna un'al–..» fu mia la volta di interromperlo «Ci siamo sbagliati!»
Ormai mi avevano trascinato fuori.
«Fermi.» gli fece segno con la mano e loro si fermarono ‹Sono proprio dei perfetti cani da guardia addestrati per il compito.› -commentai nella mia testa.- «Di cosa stai parlando?»
Mi sistemai il colletto sgualcito della divisa e lanciai ad entrambi un'occhiata da superiore «Una detenuta mi ha riferito–..» «Tu mi hai disturbato per riferirmi una cosa che ti ha detto una detenuta?! Chiudete la porta!»
«No!» parte della sua figura scomparve dalla mia vista «Era la detenuta che si è suicidata!»
Ormai lo porta era stata chiusa, avevo fatto appena in tempo a finire di dire la frase.
Venne riaperta da lui stesso.
«È davvero importante.»
Mi fissò. Alla fine la spalancò.
Egli «Fa' che sia una cosa veloce.»
Mi rifece entrare. ‹Grazie a Dio.› -sospirai di sollievo.-
Chiusi la porta del suo ufficio. Si sedette sulla sua sedia ed io rimasi in piedi.
«I fuggitivi erano due.»
Mi lanciò una sguardo perplesso «Di cosa stai parlando?»
Mi avvicinai di qualche passo.
«Non è sicuro–..» «Non è sicuro?!»
«Fammi terminare...» gli dissi.
«Prego.» acconsentì e mi indicò la sedia davanti alla sua, alla fine mi ci sedetti.
Continuai il discorso «La detenuta che si è suicidata, il giorno stesso, era venuta a riferirmi che probabilmente qualcuno la voleva far fuori. Quindi a 'sto punto forse non si è trattato di un semplice suicidio.»
Intrecciò le dita tra loro dopo aver poggiato i gomiti sulla scrivania «Stai dicendo che dentro a questa struttura potrebbe esserci stato un possibile assassinio?»
«Non lo so, ma potrebbe essere piuttosto sicuro.»
Smise di guardarmi per un attimo e accavallò una gamba sopra l'altra «Bene. Era questo?»
«No.»
«E allora continua.» parve spazientito.
Avvicinai di più la sedia «Il giorno dell'arrivo della detenuta, non era da sola, ce n'era un'altro con lei.» presi una pausa «Il detenuto 6 0 9, che si trova nella D2, Enrico Gavetta.»
«Mh...»
Continuai «Potrebbe non essere davvero lui.» abbassai la voce dopo questa mia affermazione «Mi sono preso la briga di chiedere ad alcuni uomini di fare delle ricerche su di lui, oltre che di contattare Boston.»
«E hai scoperto qualcosa?» mi chiese.
Annuiì «Più o meno–..» mi interruppe «Fermo un attimo. Tu mi stai dicendo tutto questo basandoti su delle ipotesi?!»
«Sto aspettando ancora il messaggio di conferma.» gli dissi «Ma ne sono già certo.»
«In base a che cosa?»
«Istinto, forse.»
Mi lanciò un'occhiata di stizza «Istinto?!»
Udimmo delle voci.
Dissi «È arrivato ciò che aspettavo.»
Mi alzai ad andai ad aprire la porta.
James «Chris, non volevano farmi passare.» mi disse «Ho trovato ciò che mi hai chiesto e ho già fatto domande in giro.»
«Ti ringrazio.»
Mi porse la foto che teneva in mano «Nessuno l'ha mai visto.» ‹Centro.› -pensai.-
Io «Ti ringrazio.»
«Figurati!» rispose mentre quei due scimmioni quasi lo spingevano fuori.
Richiusi la porta quando rientrai.
Egli mi chiese retoricamente «Hai chiesto ad Award è?»
Questa volta non mi sedetti. Dopo aver raggiunto il suo fianco gli misi la foto davanti al naso. Lui la prese fra le mani.
«Questo dovrebbe essere lui.»
«Quindi?» esclamò.
«Nessuno l'ha mai visto.»
Rimise giù la fotografia che avevo chiesto di farmi stampare su un foglio con informazioni annesse e poi tornò con gli occhi su di me.
«Potrebbe aver rubato la sua identità prima di infiltrarsi quì dentro e tutto dopo averlo ucciso.»
Lui parve spalancare gli occhi «Cosa?!»
«Ho già chiesto, nel caso nessuno l'avesse mai visto, di andare a prendere la persona in questione.» gli feci sapere.
Appoggiò il mento sul dorso delle sue mani e in silenzio continuò a guardare davanti a sé.
Chiese,con voce rauca «Di chi stiamo parlando?»
Rimase in attesa della mia risposta.
«Di Nicolas Kepler.»
Non disse nulla.
Potevo udire il suono del suo respiro persino da quì.
Ad un certo punto mi domandò «Pensi che collaborino?»
«Ne sono sicuro.» risposi.
‹Se ho ragione, e so di averla, ci troviamo in una situazione terribile.›
Taylor Vega (POV'S)
Mi stavo guardando in giro.
‹Quando cammini dovresti guardare avanti, lo sai?› -mi fece la ramanzina.-
Andai a sbattere proprio contro a chi stavo cercando.
«Enr–..» «Cazzo!» esclamò.
Appena vidi che fossi io sembrò tirare un sospiro di sollievo, ma la sua aria preoccupata non parve scomparire.
Io gli domandai «Stai bene?»
«Sì.» tagliò corto.
«Non sembra...»
Continuava a guardarsi in giro.
Non ci feci caso, decisi di parlare «Volevo chiederti scusa per l'altro giorno.»
«Non preoccupartene troppo.» mi disse, ma senza guardarmi in faccia.
Feci una faccia da cane bastonato «Dico davvero...»
Notai del movimento dietro di lui. Erano guardie, sembravano cercare qualcuno.
Ci notarono. Si stavano dirigendo verso di noi? Poi, ne fui sicura, quando uno di loro ci indicò col dito.
«Ma cosa...» commentai.
Enrico notò che avevo lo sguardo puntato dietro di lui, così si voltò e appena lo fece scattò improvvisamente verso di me! Mi sorpasso, ma dietro di egli ci furono subito le guardie.
Lo assalirono!
«Hei! Cosa state facendo?!» tirai la giacca di uno di loro quando mi ci fui fiondata addosso.
Sentiì mancarmi la terra sotto ai piedi, una delle guardie mi aveva tirata su, allontanandomi da lui.
«M-mollatemi!» esclamò.
Quello che era sopra di lui gli stava tenendo giù la testa con la forza.
‹Cosa sta succedendo?!›
Continuai a scalciare.
La guardia carceraria mi gridò dentro l'orecchio «Se non te ne stai ferma sarai accusata di essere una sua complice!»
«Complice?!» girai la testa di lato per guardarlo in viso «E di che cosa?!»
Questo «Di omicidio.» ‹Omicidio?!› -ogni mio movimento si bloccò.-
Tornai con lo sguardo sulla figura di Enrico.
«Tu...!»
Girò la testa verso di me e per attimo mi guardò, ma fu solo per un attimo.
Poi davanti al suo viso si presentarono un paio di scarpe.
Gli scappò un risolio «James di merda...»
James lo stava guardando dall'alto verso il basso con sguardo torvo.
«Nicolas Kepler.»
‹C-come lo ha chiamato?!›
La guardia che prima mi stava tenendo tra le sue grinfie mi mise giù. Prima di togliere la presa dalle mie braccia si volle assicurare che non mi dirigessi lì nuovamente per cercare di interrompere la sua cattura. Quando vide che ormai ero calma, mi lasciò libera.
«Sei accusato di omicidio e di furto d'identità.» poi aggiunse «Oltre a tuoi reati precedenti, ovviamente.»
Gli mise le manette lui stesso.
«Portatelo via.» disse, e poi si voltò.
Venne tirato su.
I nostri sguardi si incrociarono.
‹Tutti. Tutti, continuano a non fare altro che mentirmi.›
Il suo lo distolse.
«Cammina!»
Venne colpito sulla testa e forzato a guardare avanti a sé.
«Ah...!» si lamentò.
Lo trascinarono via in manette tenendolo saldo per il coppino.
Qualcuno mi mise le mani sulle spalle -Sobbalzai!- ‹Macché...› «Maria.» pronunciai il suo nome.
Lei mi guardò da dietro la mia spalla «Tutto bene?»
«S-sì–..» ‹No. Niente va bene.› -deglutiì con forza.-
Maria «Oh, okay.» mi lasciò e in seguito se ne andò via.
Ne rimasi perplessa.
‹Perchè mi ha chiesto se sto bene? L'altra volta non ha neanche ricambiato il mio saluto! Che le è preso? Per quale motivo lo avrà fatto?› -continuai a chiedermi, ma poi mi dissi- ‹Va be', ora non importa.›
Tornai con lo sguardo puntato nella sua direzione, anche se di lui non c'era già più traccia.
Aron Jhones (POV'S)
In questa stanza c'era un silenzio tombale, come al solito. Era proprio così che finivi per impazzire.
Ogni pensiero, il tuo stesso respiro, erano amplificati. A volte ti sembrava di udire persino rumori che in realtà non esistevano, come ad esempio lo scorrere del proprio sangue, che era una cosa impossibile pensandoci con logica. Ma quà dentro, pensare in maniera lucida non poteva durare a lungo.
L'unica cosa che si poteva fare era rimanere in compagnia di sé stessi.
‹E tu non sei una buona compagnia.›
‹No, per niente.› -pensai- ‹Soprattutto quando oltre che a te stesso, rimangono a farti compagnia i tuoi pensieri.›
...FLASHBACK...
«Sei un mostro!» grida la donna «Criminale!»
Non mi fermo. Continuo a correre.
«Finirai all'inferno!» grida.
Non fa altro che gridare mentre abbraccia il corpo ormai senza vita del marito.
...FINE FLASHBACK...
Appoggiai la testa contro la parete e poi chiusi gli occhi.
...FLASHBACK...
Il letto cigola.
‹Mi da su i nervi.› -penso.-
«M-mi stai facendo... male.»
Tiro su la testa e la guardo in viso.
‹Proprio adesso deve interrompere?!› -penso più che irritato e col fiato corto.-
Continuo, non dandoci peso.
Lei «Dico sul serio! Ah–.. M-mi fai ma-le. Smettila, per–..» «Taci!»
Vado avanti, aumentando anche il ritmo.
Le stringo i polsi. Alcune lacrime le solcano le guance.
...FINE FLASHBACK...
...FLASHBACK...
«Tu sei uno psicopatico! Hai dei cazzo di problemi!»
Mi grida contro.
Io «Come hai detto?!» mi avvicino alla sua figura e nel farlo si appiattisce contro al muro ‹Come se possa attraversarlo...› -commento nella mia testa in modo perfido.- «Ti ho pagata. Ora fai quello che dico io.»
«M-ma–..» interrompo qualsiasi cosa voglia dire «Sei una puttana.» dico «Adesso fa' il tuo lavoro!»
...FINE FLASHBACK...
Mi strofinai il viso.
‹Perchè devono venirmi in mente queste cose?›
...FLASHBACK...
«Sei un fallimento!»
Rido. Mi metto a ridere sguaitamente.
Commento «Dimmi qualcosa che ancora non mi hai detto.»
Mi colpisce.
...FINE FLASHBACK...
‹Bastardo...› -insultai mio padre.-
...FLASHBACK...
«Che cosa sei... diventato?»
Non la guardo negli occhi.
«È? Aron?!»
Continua a domandarmi mia made.
«Che persona sei diventata?!» singhiozza.
Mi volto, stringo i pugni lungo i fianchi, e poi me ne vado.
...FINE FLASHBACK...
Alzai il braccio e feci schiantare il pugno contro la parete che si trovava dietro di me.
«Queste immagini no...» dissi a bassa voce.
Ebbi un tremolio.
...FLASHBACK...
La guardo con indifferenza.
«Non hai niente da dire?!»
Mi metto a ridere.
«Tu mi hai rovinata!» urla tra le lacrime.
Me la rido come un pazzo!
...FINE FLASHBACK...
In quel periodo ero piuttosto odiato dalle ragazze.
-Mi scappò una mezza risata- ‹Che razza di periodo...› -mi copriì la faccia con la mano.-
‹Non facevi altro che distruggere le persone.›
...FLASHBACK...
«Provo disgusto per te.»
Mario si avvicina.
Mi sussurra all'orecchio «Ti faremo impazzire. Più di quanto tu già lo sia.»
...FINE FLASHBACK...
...FLASHBACK...
«Ma ti sei mai visto allo specchio?!»
Grida.
...FINE FLASHBACK...
...FLASHBACK...
Mio padre mi guarda dall'alto in basso.
Dietro di lui si trova proprio mio fratello.
‹Piccolo bastardo.› -ghigno.-
«Perchè non vali quanto vale lui?!»
Sposto i miei occhi nei suoi colmi di disgusto e poi in quelli di mio fratello, è spaventato.
‹Non guardarmi così.› -socchiudo le palpebre- ‹Non guardarmi con dispiacere.›
...FINE FLASHBACK...
Mi venne da ridere sarcasticamente.
...FLASHBACK...
«Abbiamo dato vita a due mostri.»
«Ma–..» «No! Vorresti dirmi che non è così?!»
Litigano.
...FINE FLASHBACK...
Scostai la mano dal viso, dopo un tempo che sembrò infinito.
...FLASHBACK...
Gli stringo le mani al collo e poi lo sbatto contro il muro, in fine, lo lascio cadere per terra.
Tossisce.
«Sei solo uno psicopatico di merda!»
Mi blocco. Torno in dietro e lo colpisco dritto allo stomaco col piede!
Una guardia arriva e blocca i miei movimenti «Fermati detenuto 6 0 6!»
...FINE FLASHBACK...
Quelli erano i primi tempi in cui ero giunto quì.
...FLASHBACK...
«Sei da manicomio.» mi dice.
Me la rido.
«Ci sono, o no?»
Al posto di rispondermi, sorride.
...FINE FLASHBACK...
Quel sorriso da psicopatico non me lo sarei potuto mai scordare.
...FLASHBACK...
«Che cos'è che senti?!»
Continua a ridere, ride come un matto!
‹Si diverte è?› -in seguito, sorrido maleficamente.-
Ho ancora il capo chino. Riesco a stare in piedi solo grazie alla parete che si trova dietro di me e a cui mi sto appoggiando. Ci appoggio i palmi delle mani.
Odo i suoi passi. Mi è davanti.
Mi dice «Senti le voci perchè sei pazzo.»
Il mio pugno scatta verso la sua mascella!
Prima che possa fare altro gli altri due mi danno addosso, sbatto sia la schiena che la testa.
...FINE FLASHBACK...
Cominciai a fare avanti e indietro.
...FLASHBACK...
Sono semi sdraiato per terra.
‹Perchè è quì? Chi è 'sta volta?› -non riesco a distinguere bene il viso della ragazza bionda che si trova davanti a me.-
«Sei solamente in grado di fare del male.» mi dice.
Ci troviamo in un vicolo.
«Rimarrai da solo col tuo comportamento.»
Non riesco ad alzarmi.
‹Gli amici del fratello di questa stronzetta mi han conciato per le feste. Peccato, se fossimo stati solo io e lui sarebbe morto. Quindi capisco perchè abbia mandato loro.› -sul volto mi si stampa un'espressione piuttosto divertita.-
«Che ci fai quì.» le chiedo mentre mi metto più comodo, cercando una posizione che sia in grado di attenuare il dolore.
Lei risponde «L'ho saputo da lui. Gli avevo chiesto di lasciar perdere, ma non mi ha ascoltato.»
-Mi metto a ridere- ‹Che carina.› -penso, prendendola in giro.-
«A mai più, Aron.»
Si volta e poi se ne va.
...FINE FLASHBACK...
Ridacchiai, non seppi perchè, ma mi misi a ridacchiare.
‹Forse perchè questo flash, quella ragazza, ti ha ricordato di qualcuno?›
‹Ma che stai dicendo?!›
‹La sua preoccupazione, nonostante tutto...›
Poi capiì.
‹Non esiste che mi sia venuta in mente quella stupida ragazzina!› -scossi la testa!-
...FLASHBACK...
«Rimarrai solo. E sai perchè? Perchè le bestie più cattive non possono né trovare qualcuno, né sperare di trovar la pace.»
Non gli rispondo.
...FINE FLASHBACK...
...FLASHBACK...
«Sai?!»
Mi colpisce.
«Cosa?!»
Lo colpisco.
Stiamo continuando così da mezz'ora.
Lui mi guarda e col fiatone mi dice «Rimarrai solo perchè sei diventato un fottuto mostro!»
‹Bastardello...› -lo guardo con stizza.-
«Zitto moccioso!»
Gli tiro un gancio sinistro con tutta la forza che ho.
...FINE FLASHBACK...
Presi un lungo, lungo respiro.
‹Quando era ancora un moccioso era piuttosto tagliente è?›
‹Taci.›
...FLASHBACK...
«Meriti una morte solitaria, pazzo che non sei altro...»
Il dottore psicopatico mi guarda con un sorriso perfido.
Io «Crepa.»
Non risponde, esce dalla stanza.
‹Non ha ancora finito è?› -stringo i denti, preparandomi.-
...FINE FLASHBACK...
Feci schiantare l'ennesimo pugno contro il muro.
‹Spero che stia bruciando fra le fiamme dell'inferno.›
‹Tranquillo, potrai assicurartene quando esalerai anche tu il tuo ultimo respiro.› -sembrò prendermi in giro.-
«Basta!» gridai.
Caddi in ginocchio.
-Mi presi la testa fra le mani- ‹Perchè la mia mente non mi lascia in pace!?›
‹Sono le colpe.› -mi disse.-
‹Colpe che non fanno altro che mangiarti vivo.› -aggiunse la voce.-
Le frasi, le parole stesse, mi torturavano. Non facevano altro che continuare a tornarmi in mente. Non mi mollavano, mi attaccavano senza sosta. E non si placavano. Mai. Anzi, piuttosto aumentavano. Si affievolivano solo quando uscivo da quì. E anche se si trattava di poco tempo perlomeno potevo fingere di poter respirare.
‹Sto impazzendo. Sto impazzendo!›
Secondo dopo secondo.
Minuto dopo minuto.
Ora dopo ora.
Giorno dopo giorno.
Settimana dopo settimana.
Mese dopo mese.
E in fine, anno dopo anno.