Mi trovavo ben lontana dal suo gruppo, stavo solo aspettando il momento giusto. Dopo che finì la sigaretta si diresse in bagno come previsto.
Mi diedi una leggera spinta col piede e dopo essermi scostata dal muro le andai a dietro senza farmi notare.
Spalancai la porta dei bagni.
Emanuela mi guardò dall'alto in basso «Sei venuta a cercare vendetta?» mi schernì.
‹Ti ho scoperta.› La guardai male e poi le dissi «So che sei stata tu.»
Inarcò un sopracciglio «A fare cosa?» faceva anche finta di niente?
Io «Ad incastrarmi.»
«Non so di cosa tu stia parlando.» e dopo aver detto questo aprì l'acqua del lavandino e si sciacquò il viso.
Mi avvicinai alla sua figura, l'affiancai. Misi una mano sul bordo del lavandino per non lasciarle alcuna via di fuga e per farle capire che non mi sarei mossa.
Lei «Scansati.» mi intimò.
«Mi è stato detto che la detenuta nella stanza C3, 7 5 4, che poi sei tu, mi ha infilato la droga nella tasca per incastrarmi.»
I suoi occhi mi osservarono curiosi.
Scoppiò improvvisamente a ridere, non mi aspettai questa sua reazione, e mi fece imbestialire ancora di più.
Alzai il tono di voce «Ti diverti?»
La smise.
Mi appoggiò una mano sulla spalla, premette, costringendomi in seguito contro ai lavandini.
«Hai sbagliato persona.»
‹Cosa...?›
«Non sono io la detenuta che stai cercando nella stanza C3.»
Come poteva non essere lei?
«E poi...» mi mostró il braccio «Ti sembra che ci sia scritto 7 5 4 quì sopra?!» guardai la manica della sua felpa.
-Lessi- ‹8 9 1...›
Come poteva non essere lei? Mi ero informata sul fatto che si trovasse nella cella C3, anche se, il numero, era errato.
Poi continuò «Non ti converrebbe accusarmi così, lo sai vero? Altrimenti mi tocca ridurti come l'altra volta... Ma ci potrei andare anche molto più pesantemente.»
Mi tolsi la sua presa dalla spalla, continuai a tenerle il polso, senza lasciarlo andare.
Io «E allora chi è?»
«Mollami.»
«Dammi il nome della tua compagna di cella!»
Strattonò via la mia presa.
«Quindi chi è se non sei tu?» le chiesi di nuovo.
Fece un sorrisetto «E in cambio che mi dai?» ‹Ovviamente vuole qualcosa.› -ma io mi ero già preparata.-
Fu mia la volta di sorridere «Non farò il tuo nome.»
«Mh...» sembrò pensarci.
Io «Quindi?»
Emanuela mi disse «Va bene, te lo dirò. Ma stai giocando in un territorio che non conosci.» mi stava dando un consiglio?
Non le risposi, così, in seguito, mi si avvicinò. E me lo disse.
14:30
Stavo cercando Jo.
Appena lo trovai mi avvicinai a lui «Asc–..» «Adesso no.» ‹Cosa?›
Insistei mentre gli camminavo dietro «So a chi appartiene quella cocaina e posso anche dirti chi è il capo del giro.»
Si voltò verso di me «Lo so anche io.» ‹Che ha detto?› «Me lo hanno comunicato dieci minuti fa.» mi disse «E come saprai sicuramente, ora ho da fare, quindi goditi lo spettacolo.» sorrise con perfidia.
Mi allontanai in fretta da lui, senza rispondergli.
Finalmente non avrei più dovuto temere di incontrarlo in giro o di averci ancora a che fare. Né con lui, né con... -Mi venne la nausea- ‹Né con Liamh.›
Appena mi voltai notai immediatamente la sua chioma azzurra.
Le mie gambe avevano già cominciato a muoversi verso di lei, le arrivai davanti. Mi guardò. Io le sorrisi perfidamente.
Avevo già notato le guardie addietro.
Decisi di dirle solo una cosa «Sei stata tu.» ‹E ora la pagherai.› «E sei fottuta.»
Guardò dietro di sé, le furono già addosso.
Maria «Che sta succedendo?!»
-Notai il suo sguardo spaventato e non potei fare altro che pensare- ‹Ora subirai ciò che ho subito io.› -in seguito pensai con perfidia- ‹E spero nel peggio. Perchè è quello che ti meriti.›
Jo le si parò davanti «Ecco quà il capo degli traffico di droga.» -Rimasi perplessa per un attimo- ‹Il capo ha detto?›
«Cosa?!»
«Ti abbiamo scoperta.» continuò a dirle.
Maria si dimentinò «Non sono io il capo!»
«Ah no?» disse una guardia schernendola.
Lei «No!»
Jo sbuffò. Al suo fianco notai Liamh. Mi si formò un groppo in gola. Distolsi lo sguardo da lui cercando di concentrarmi sul resto. Ma mi fu difficile, sopratutto se avevo i suoi occhi addosso.
Jo le chiese «E allora chi sarebbe? Dai, avanti.»
«Carlotta Mensoir.»
Li raggiunse un altro. Steven, doveva trattarsi di lui.
Jo parlò «È stata proprio lei a denunciarti!» ‹È stata lei?› «Non–..» «Zitto.» Steven lo interruppe.
Maria abbassò leggermente il capo «Maledetta...»
Steven «Ho capito.» disse «Ti ha denunciata e poi ha richiesto il trasferimento. Tśh! Pensa che furbetta.»
Maria rialzò lo sguardo «E allora lasciatemi!»
Jo le si avvicinò prontamente,ma venne fermato dalla mano sul petto di Steven «Stai calmo. Te lo dico sempre.»
Liamh «Quindi? Che facciamo?»
Steven disse «Qualcuno deve essere punito. E lei comunque è una fra questi, quindi portatela nelle celle.»
Jo, Liamh e l'altra guardia annuirono.
Quasi mi dispiacue. Era stata incolpata dalla persona stessa per cui lavorava. Però, infondo, se l'era meritato. E non cambiai idea.
Steven poi mi puntò, ‹Cosa vuole?› -mi allarmai- si era avvicinato a me «So che in questi giorni sei stata portata avanti e indietro nelle celle d'isolamento e sei rimasta più volte da sola con Liamh.» quelle sue affermazioni mi spiazzarono «Mi spiace.» aveva detto che gli dispiaceva?
«Oh... S-sì.» non seppi che dire.
«Weilà!»
Sobbalzai.
-Era lui- ‹Liamh.›
Gli stava tenendo un braccio attorno alle spalle.
Poi guardò me e mi disse «Ma ciao, mia dolce Taylor.»
Solamente il fatto che aveva pronunciato il mio nome mi provocò un conato.
«Come sta–..»
Fu interrotto.
Steven si era scansato bruscamente nel togliersi il suo braccio da dosso.
«Perchè non vai a fare quel che ti ho detto?» disse Steven.
Liamh lo rimase a guardare «Che–..» «Pensi che non lo sappia?! Lo sai che io queste cose non le concepisco.»
Il biondo sospirò annoiato «Sì. Ma, sai, non so quanto tu possa fare il santo...»
Steven «Non lo sono.» prese una pausa «Ma 'ste cose io non le faccio.»
Liamh ridacchiò «Hai ragione. Tu preferisci scopartele le detenute.» alzò le mani «Ovviamente, consenzienti.»
Steven «Sta' zitto.» lo fulminò.
«Comunque in queste cose, sul "le donne io non le tocco", tu e quell'altro vi assomigliate.» indicò Jo, dietro di loro, col pollice.
«Non mettermi a confronto con quell'idiota che perde facilmente le staffe.»
‹Stavano discutendo di fronte a me?›
Poi Steven scattò con lo sguardo su di me «Che ci fai ancora quì? Sparisci!»
Feci come diceva. Me la diedi a gambe levate.
Era passato un quarto d'ora.
‹Chissà cosa le staranno facendo...› -mi venne da chiedermi.-
«Que è sucesso?» mi chiese Chiara.
«Oh...» tagliai corto in seguito «L'hanno presa.»
Lei «Mierda!» ‹Be'...›
Alla fine ci fecimo un giro.
Notammo i ragazzi. Ci stavano guardando, che volevano?
Chiara «Avete bisogno de qualcosa?!» ‹Perchè deve far casino ed attirare l'attenzione?› -mi misi a chiedermi.-
Dylan «Scusami?»
«Mi hai sentita.»
Si diresse verso di loro ed io fui costretta a seguirla.
C'erano praticamente tutti.
Dylan sbuffò «Si può sapere cosa vuoi?»
Maicol abbassò lo sguardo quando 'poggiai i miei occhi su di lui. Occhi, che distolsi il secondo dopo.
Chiara non lo calcolò, ma si rivolse all'altro «Maicol.» lo richiamò. ‹Cosa vuole da lui? Perchè ha richiamato la sua attenzione?›
Il ragazzo dalla voce profonda e dagli occhi chiari come il ghiaccio si mise in mezzo «Smettila...»
«Smeterla?!» esclamò.
«No, Chiara ha ragione.» fu la volta di Maicol di parlare.
Ci raggiunse il ragazzo, che si sarebbe dovuto chiamare Maick, quello che mi aveva aiutata.
«Ehi...» poi domandò «Cosa succede? Che avete fatto questa volta?» si rivolse a Dylan e a Maicol.
Dylan si difese «È lei che ci è venuta incontro!»
Chiara gli lanciò uno sguardo di fuoco.
Maick sbuffò «Ho capito...»
Chiara poi puntò il dito su Maicol «Tu devi chiedere scusa alla mia amica!»
Io che non avevo parlato fino a questo momento le dissi «Chiara...» le misi le mani sulle spalle «Dai, andiamo.»
«No!» voltò velocemente il busto verso di me.
«Forse dovresti ascoltarla.» disse con la sua voce particolare.
Chiara «Tu cosa c'entri Carlos? È?!»
Io insistetti «Dai... Andiamo.»
Ovviamente non mi stava ascoltando.
Perchè non lasciava perdere? Infondo, era quello che avevo fatto io.
‹Tu lasci sempre perdere.› -m'infastidiì.-
«Mi dispiace.»
-I miei occhi furono già sulla sua figura- ‹È stato lui a parlare?›
Maicol «Mi dispiace davvero.»
Mi si era avvicinato mantenendo comunque una certa distanza di sicurezza. Fui io ad avvicinarmici, ancora incredula, temetti di aver sentito male. Ma così non fu.
Guardando dentro ai suoi occhi erano chiari sia la sincerità delle sue parole che il dispiacere.
«È che, io...» si mise una mano sulla fronte.
Io «Va bene.»
‹Vuoi davvero perdonarlo così?›
‹Ovviamente è ciò che fai sempre, da stupida quale sei.›
-Strinsi gli occhi- ‹Fate silenzio.›
Maicol parve rimanerne sorpreso, quasi mi sembrò di scorgere le sue pupille allargarsi.
«Sì.» confermai.
Mi sorrise, sincero.
«Bene, ora potete andare. No?» fu Dylan a parlare.
Chiara «Como?!» si girò stizzita verso di lui.
«Basta. Dateci un taglio.» disse Carlos.
Maick sbuffò sonoramente.
«Ecco perchè preferisco starmene per i fatti miei!»
Solitamente sembrava un tipo tranquillo, da ciò che mi arrivava, ma in 'sto momento pareva piuttosto scocciato.
Alzò le braccia verso il cielo per poi farle ricadere pesantemente sui fianchi. Dopo aver detto quel che disse si allontanò da noi.
Io «Andiamo dai, lascia perdere, fidati.» parlai con Chiara.
Dylan «Grazie!» esclamò. ‹Ora però mi ha stufato.›
Prima che la mia amica potesse dirgli qualcosa lo feci io «Perchè non impari a stare zitto?»
«Come hai detto?»
Carlos «Ora basta! Maledizione!»
Chiara continuò a puntare quell'idiota «È él che no fa altro che continuar!»
Dylan allungò il collo «E tu lasciami stare. Non ascoltarmi.» sembrò prenderla in giro.
Gli lanciai un'occhiataccia «Sei proprio una testa di cazzo.»
«Come hai detto ragazza pazza?»
«Come mi hai chiamata pezzo di stronzo?»
‹E meno male che volevi che lei lasciasse perdere, ora ti ci metti addirittura tu...›
Chiara mi si avvicinò «Lasciam perdere 'sti stronzi e vamos.»
Carlos sospirò «Ovviamente devi sempre insultare.»
«Oh, no te sto insultando.» sorrise furbamente «Ma describiendo.»
«Pff!» chiuse gli occhi e si mise ad annuire piano per poi riaprirli in seguito.
Dylan «Be' se abbiamo finito io andrei.»
Chiara «Mi hai roto er cazzo!» stette per andargli contro.
Carlos si mise davanti a lei «La smetti?!» poi si rivolse al suo amico idiota «E anche tu!»
Maicol che non aveva detto niente fino ad ora prese parola «Chiara–..» «No! Siete delle mierde, todos!»
Dylan alzò gli occchi al cielo e Carlos le rispose «Se sai come siamo fatti come dici perchè sei ancora quì a perdere tempo?»
«Tu lo eres proprio quanto ellos. È para esto che ci stai insieme, vero?» ricominciò ad alzare la voce.
Oramai avevamo attirato l'attenzione di alcuni già da un po',come al solito.
«Heilà!»
E oltre a quella degli altri anche la sua.
«Rose.» Chiara sembrò ringhiare il suo nome «Che vuoi?!»
Ridacchiò.
‹Che cacchio vuole?!› -le lanciai un'occhiataccia a mia volta.-
«Oh, Chiara...»
Dylan commentò «Aih... Ora c'è da divertirsi.» e dopo aver detto questo Carlos lo fulminò con lo sguardo.
Poi Rose si rivolse a me «Ma chi si rivede, la stronzetta della novellina.»
Chiara le disse «No azzardarte a toccare la mia amica.»
«Ops!»
«Ma guarda un po' chi ha voglia di prenderle.» spuntò Martina dietro di lei.
Rose si voltò verso la sua persona «Ah sì?»
«Rose!» venne richiamata.
La ragazza in questione ci raggiunse, capiì in seguito di chi si trattasse. La riconobbi. Era la ragazza che si trovò con noi quel giorno, quando scoppiò la rissa, quella che decisi di difendere.
Rose «Cosa c'è Umber?»
«Dobiamo ver Amy.»
In risposta sbuffò.
Poi si rivolse a noi, o più che altro, a Carlos «Be', ci vediamo in giro!»
Si era appena voltata.
Chiara le urlò a dietro «Tu e i tuoi juegos del cazzo avete rotto!»
Prima che la prendesse per i capelli fu fermata per il braccio da Carlos.
Rimasero in silenzio, che era appena successo? Non capiì. Ma forse, era perchè ancora non sapevo.
Si voltò prontamente verso di lui, alzò una mano, ma lo schiaffo non gli arrivò. Lui lo aveva bloccato.
Rimasi interdetta da tutto ciò.
Chiara sembrò tremare impercettibilmente.
Carlos la lasciò andare, sembrò volerle dire qualcosa ma non fece in tempo. Era già corsa via ed io decisi di seguirla a ruota.
In fine la raggiunsi.
La richiamai e poi le domandai «Che ti succede?»
«Quella–..» bloccò le sue stesse parole, sembrò mordersi la lingua.
«Parli di Rose?»
Carlos Siragusa (POV'S)
Era corsa via. E io, non l'avevo fermata.
‹Ma in fondo con quale diritto potrei farlo?›
Dylan cominciò a parlare «Beh è stato piuttosto–..» «Ammutolisciti.» ‹Non deve azzardarsi a dire niente a riguardo.› -strinsi i pugni, dovevo calmarmi.-
Dopo aver detto ciò mi allontanai da loro due.
Notai Rose, mi salutò da lontano con un'espressione divertita stampata sul viso. Quel suo essere così stronza non cambiava mai.
Chiusi gli occhi e presi una bella boccata d'ossigeno.
Lo aveva fatto apposta per caso? No, perchè per fa sì che litigassimo, non ci voleva di certo lei.
Si era intromessa nel momento meno opportuno, ma lei lo sapeva. Era così che faceva sempre.
Perchè le piaceva infilare il coltello nella piaga?
Sapeva bene che Chiara non la poteva vedere nonostante una volta fossero grandi amiche. Ma poi il tutto terminò bruscamente.
Sia con me, che con lei.
Chiara non poteva vederci entrambi, soprattutto quando capitavamo vicini o quando Rose si comportava in quel modo. E come biasimarla?
Quale visione peggiore ci potrebbe mai essere se non il suo ex affiancato dall'amica con cui l'avevo tradita?
‹Accidenti a me.› -cominciai ad imprecare.-
18:30
Ci trovavamo in pieno Inverno. Faceva freddo, pioveva.
Era quasi ora di cena.
Alzai lo sguardo verso il cielo scuro, buttai fuori il fumo, e poi sospirai in automatico.
‹Che giornataccia.› -mi venne da pensare.-
In seguito smisi di osservare quella distesa scura e davanti a me apparve la sua piccola figura.
Era rimasta identica.
Le era rimasta addosso la stessa gestualità di sempre, soprattutto quando fumava. Come l'abitudine di tenere la sigaretta col pollice e l'indice. Il primo fiato lo faceva così e poi la incastrava fra l'indice ed il medio nel mentre che si guardava in giro con un'espressione imbronciata.
Lei non se n'era mai accorta di quanto fosse buffa, ma io, sì.
Buttai per terra la sigaretta ma non entrai, decisi di rimanere quì un altro po'.
‹Siete sempre stati identici, ma sai, due calamite uguali alle volte si respingono.›
-Serrai gli occhi- ‹Non è così. Non ci siamo respinti. Sono stato io, con le mie mani, a farmi respingere.›
E quei suoi occhi, scuri quanto la notte, continuavano a sprigionare scintille. Proprio come oggi. E proprio come adesso.
Si era accorta di me e anche che la stavo osservando dalla mia posizione.
«Che hai da mirar?»
Che avevo da guardare. 'Mirar' significava 'guardare'. Eppure, quando questo termine spagnolo ti accarezzava le orecchie sembrava tradursi in 'ammirare'. Ed io, più che guardarla, la ammiravo. La ammiravo sempre.
Poi mi domandò ancora «Quindi?»
Fece qualche passo verso di me.
«Non ti stavo guardando.» provai a mentire.
Chiara «Ah no? Y chi estabas guardando? El muro dietro de mí?» sembrò prendermi in giro.
«Io–..» il mio sguardo ricadde su di lei, fermai ciò che stetti per dire. ‹Che volevo dirle?› -me ne dimenticai.-
Lei «Tu...?» mi intimò.
Avevo perso la parola.
Mi sentivo vulnerabile davanti a quel suo modo di guardarmi, non lo ero mai, eppure, con lei sì.
Stette per andarsene ma io la fermai.
«Lasciami.» minacciò.
‹Ha ragione. Con quale diritto le metti ancora le mani addosso?›
Appena riuscì a liberarsi della mia presa mi tirò uno schiaffo. Non me lo sarei mai aspettato così, e nemmeno lei, o almeno fu quel che lessi nel suo sguardo.
Io chiusi gli occhi «Non dovevi farlo...»
«E perchè, è?!» li riapriì «Altrimenti perdi il controllo?» ‹Mi sta provocando davvero?› -mi chiesi con divertimento.-
Io «Se–..» «Trankilo. No riusciresti a farmi più male fisicamente de quanto tu me ne abia recato mentalmente.»
Le sue parole colpirono,proprio come aveva sperato di fare.
Cercai di difendermi «Non volevo...»
Lei quasi si mise a ridere «Non volevi?! Oh, cierto!»
«Mi dispiace.» ‹Sei ridicolo.› -mi disse pure la mia coscienza sporca.-
Chiara «La miri.»
«Come?»
«Quando ella passa tu la guardi.» mi fissò negli occhi.
Io «No, cosa–..» «Da quanto tiempo Carlos?!»
«Che cosa?» le chiesi.
Chiara fece no con la testa con un'amara espressione stampata in volto «Non far finta de nada.»
«Non sto facendo finta di n–..» mi interruppe per l'ennesima volta «Da quanto tiempo te piaceva quando stavi conmigo?»
La guardai interdetto «Cosa...?» ‹Lo crede davvero?› poi le dissi «Pensi davvero che fossi innamorato di lei?!»
Alzò le braccia per aria «No?! Non es asì?»
«No!» alzai la voce.
«Y alora?»
«Cosa...» dissi, ormai già sfinito dalla nostra conversazione.
Chiara socchiuse gli occhi in due fessure «Volevi experimentar "la emoción del rischio"?»
Io «Ma cosa stai blaterando?!»
Lei «Lascia stare.»
Sospirai impercettibilmente «Non volevo.»
Riportò i suoi occhi su di me, scoppiando a ridere in seguito «Como? Dios mío...» poi la smise ed il suo sguardo quasi mi uccise «Qué es, è? Te sei sentido obligado?! No, non credo. Porqué neanche la puta màs astuta riuscirebbe a fermar un ragazzo e obligarlo! Qué es, ci sei inciampato? O era asì fuerte? Oh, ma cierto che lo era. Ma mai quanto tu deseo de scopartela.»
All'inizio mi aveva gridato contro, ma quando terminò la sua manciata di parole buttatemi addosso a raffica era tornata calma. Anche se di facciata.
«Hai ragione.»
‹Davvero?› -mi infastidiì- ‹Questo è ciò che riesci a rispondere?!›
Chiara «So che tengo razón, gracias.»
Non la stavo più guardando negli occhi.
«E mi dispiace...» abbassai la voce «Mi dispiace da morire...»