Taylor Vega (POV'S)
La giornata era appena cominciata, dopo essermi presa un caffè decisi di uscire a fumarmi una sigaretta.
‹Certo che oggi è una bella giornata.›
«Taylor.»
‹Perlomeno non c'è brutto tempo. Anche se–..›
«Oh, ti sto parlando!»
Venni riscossa.
«Aron...?»
Che cosa voleva?
«Ci senti quando ti parlano o no?» mi disse, ‹Ma che diamine...› -lo guardai stranita.- poi visto che non ebbe risposta aggiunse «Non sei col tuo amichetto?» capiì subito di chi stesse parlando.
Lo guardai stralunata «Come scusa?»
Aron «Non farmelo ripetere.»
Lo guardai male «Il mio "amichetto", come lo chiami tu, non lo vedo da qualche giorno.»
Non ebbi risposta. Rimase zitto. Si guardò in giro.
Io dissi «Si può sapere che cosa c'hai?» mi stava irritando.
«Dato che non c'è il tuo amico a disturbarci con lo sguardo possiamo parlare un po'.»
‹Ma che problemi ha?!› -mi chiesi.-
«Parlare... io e te?»
‹Prima dovevo stargli lontano e adesso viene lui a parlare con me?›
Non mi diede risposta.
«Quello che comunque disturba con lo sguardo come dici sei tu!»
«Ah, quindi mi noti?» mi rispose alzando in seguito le sopracciglia.
«Dire che sei bipolare non renderebbe l'idea...»
Aron «È la tua conferma?»
«C-che?! No!» fermai subito i suoi pensieri «Solo che è impossibile non notare una persona che continua a guardarti.» incrociai le braccia tra loro e spostai lo sguardo dov'era il suo.
«Però se sai che ti guardo è perchè guardi anche tu.» mi colse nel sacco.
Non gli risposi, anche perchè tutto questo non era da lui. Si era per caso svegliato bene?
Nonostante stessimo avendo una conversazione c'era una cosa che non riuscivo a capire.
«Perchè non mi guardi in faccia?»
Era da quando avevamo iniziato a parlare che a malapena mi aveva lanciato mezza occhiata.
«Tu sai per quale motivo è quì?» continuò a non guardarmi «O dove va quando sparisce?»
«Perchè mi stai facendo tutte queste domande su di lui?»
Finalmente mi guardò «Rispondimi.»
Il suo sguardo fu come uno schiaffo secco dentro per il mio.
‹Perchè sento mancarmi l'aria?›
Portai le mani in avanti «Aspe'. Frena un attimo...» misi due dita sulla fronte e chiusi gli occhi per un secondo «Ti stavi comportando così solamente per estorcermi informazioni su Nicolas?»
«Non nomiralo per nome.» disse a denti stretti.
Commentai «Tombola!»
«Dovresti starci attenta.»
‹Mi stava avvertendo adesso?› -mi irritò.- «Perchè me lo stai dicendo? Si può sapere poi che cosa vuoi oppure no?!»
Aron scattò con la testa verso di me «Ti ho fatto delle domande. Non mi hai ancora risposto.»
«Pensi che io lo sappia?»
«Ecco, vedi? Hai la riposta alla tua domanda.»
Non capiì «Come?»
«Ecco perchè dovresti starci attenta.» tirò fuori una sigaretta «Perchè di lui non sai niente.»
«Che–..» bloccai le mie stesse parole, non seppi cosa commentare a riguardo.
«Ti ha pure mentito sulla sua vera identità...» alluse.
«Perché stai cercando di avvertirmi?» incrociai le braccia.
Rimase zitto, non mi diede risposta.
Perchè doveva comportarsi così? Non riuscivo a capirlo, era impossibile.
Ad un certo punto mi venne in mente un'idea e avrebbe sicuramente risposto.
«Perché dovrei fidarmi di quello che dici?»
Non riusciì ad interpretare l'occhiata che mi tirò, ma, come previsto, parlò.
«Se preferisci schierarti col nemico fa' pure.» ‹Ma che sta blaterando?›
Alzai la voce «Ma di cosa parli!»
«Sai con chi ha contatti fuori da quì?»
Ebbi un tic nervoso all'occhio «Ma cosa ca–.. Senti. Adesso basta! Vedi di parlare chiaro, perchè non sto riuscendo a capire il tuo comportamento.»
Lui «Non devi capirlo.» mi fece presente.
Girai i tacchi e me ne andai.
Aron Jhones (POV'S)
Ero nuovamente nell'ufficio di Christian.
Mi aveva messo al corrente delle conversazioni avvenute con Nicolas, glielo avevo chiesto io, nonostante sapessi che mi avesse accontentato solamente perchè altrimenti non gli avrei dato pace.
«Che cazzo...»
Strinsi la mano a pugno.
Christian «Non ci provare nemmeno. So che cosa vuoi fare.»
Gli lanciai un'occhiataccia.
«Non è distruggendomi l'ufficio che cambieranno le cose.» concluse.
Mi misi a sbraitare «E neanche distruggendogli la faccia vero?!» mi riferiì al fatto che mi avesse detto di dovermene rimanere tranquillo.
Christian mi guardò duramente «Gliela spaccherei anch'io, ma non è questo il punto.» si sedette mentre io me ne rimasi in piedi troppo nervoso per stare fermo.
«E quale sarebbe?!»
Lui in tutta risposta sbuffò.
Io «Ho provato a chiedere a Taylor ma–..» «Che cosa?» ‹Non sopporto essere interrotto.› «Cosa le saresti andato a chiedere?!»
«Le ho fatto delle domande.»
Lui «Del tipo?»
«Se sapesse con chi si vede fuori da quì, o il motivo per cui è quà. Cose così.» dissi soltanto.
Christian parlò con irritazione «E perchè dovrebbe saperlo?»
«Perchè le 'sta spesso appiccicato al culo.»
«Chissà perchè...»
Io «Non ne ho idea.»
«Forse...»
«Cosa?» gli chiesi.
Sembrò essere assorto nei suoi pensieri.
Attesi, la risposta stava tardando un po' troppo ad arrivare.
Alzò la testa «Non lo farà apposta?»
«Per quale motivo?»
«Tastare il terreno...» tornò nella posizione di prima.
«Che?»
Con ancora la mano sotto al mento disse «Forse lo fa per infastidirti o chessó...»
Ridacchiai «Che film ti stai facendo?»
«Insomma.» parlò «Perchè no.»
Lo osservai «Fai sul serio? E perchè dovrebbe?»
«Forse pensa che tu–..» «Che io cosa?!»
Christian mi guardò «Che ci trovi dell'interesse magari.»
«Cazzate.» sputai fuori.
Poi decisi di far luce su un fatto a cui avevo pensato. Giusto per esserne sicuro.
«E a te invece?»
Lui disse distrattamente «Mh?»
Così, gli feci la domanda fatidica «Come mai le stai così tanto a dietro?»
Mi guardò «Che intendi dire?» ‹Oh... Lo hai capito benissimo.› -lo guardai.- poi, sembrò capire, per l'appunto esclamò «Che ti sei messo in testa?»
«È ciò che mi chiedo anch'io.» lo guardai male.
Christian si alzò dalla sedia «Non è assolutamente come credi tu!»
«Ah no? E allora? Dimmi, com'è?»
«Vedi–..» bloccò le sue stesse parole.
Cercai il suo sguardo ma lui non me ne diede accesso.
Io gli dissi «Se mi stai nascondendo qualcosa–..» «Non ti sto nascondendo niente.» ‹Si è giustificato troppo in fretta.› -constatai.-
Senza dire niente presi ed usciì dalla stanza. Lui non mi fermò.
Christian Jay (POV'S)
‹Non hai il coraggio di dire ad alta voce quello che sospetti?›
‹Smettila.›
‹Sai che è impossibile. Giusto?›
‹Sì, esattamente. È assurdo.›
‹E allora perchè non glielo hai detto se è così assurdo?›
‹Ti ho detto di smetterla.›
‹Bravo, lascia da parte il tuo sesto senso...›
‹Basta.›
‹Tanto è da sciocchi. Giusto?›
Usciì dal mio ufficio, dovevo farmi una camminata.
-Qualcosa attirò la mia attenzione- ‹Un aeroplanino?›
Lo raccolsi da terra, me lo rigira fra le mani.
Diedi un'occhiata in giro. Non c'era nessuno.
Così, lo apriì.
Ci vedremo presto di persona.
J.C
Rimasi col foglio fra le mani.
‹Merda.›
Corsi più che potevo.
«Fatemi entrare!» bussai con impeto.
Dopo essermi sorbito la solita tiritera spalancai la porta dell'ufficio.
Egli «Oh, eccoti. Stavo per mandare a cercar–..» lo interruppi «Avevo ragione.»
Gli sbattei il foglio spiegazzato sul tavolo.
Lo prese fra le mani «Mi hai disturbato per un foglio–..» lesse ciò che c'era scritto, si bloccò, non disse più nulla.
Mi affiancai a lui e dopo aver puntato il dito dissi «J.C, Claus Jhones.»
«Siamo sicuri–..» lo interruppi «Sì, si tratta per forza di lui. Chi altro potrebbe firmarsi così?»
Il direttore si lasciò andare contro lo schienale della sedia «Che cosa vorrà dire?» per la prima volta lo vidi spaesato.
«Questo biglietto è indirizzato a qualcuno.»
«E su questo non ci piove.»
«Ma a chi?»
Distolse lo sguardo dall'oggetto per dedicare tutta la sua attenzione a me «A Nicolas Kepler.»
«Alt.» dissi puntando un dito in alto «A quale scopo? Sanno che avere contatti è pericoloso, quindi ho pensato...» presi una pausa «Se non parlasse con lui? Che l'abbia fatto apposta? O ha intenzione di entrare?»
«Impossibile.» si alzò in piedi «Verrebbe notato subito. 6 0 9 è durato circa una settimana ed aveva rubato l'identità di qualcun'altro, quindi...»
L'ultima probabilità fu scartata «È vero.» pensai poi ad alta voce «In ogni caso sono sicuro di una cosa, si incontreranno.»
Egli «Be', prendi dei provvedimenti allora.»
«L'ho già messo sotto torchio.»
«Perfetto.»
‹Adesso ho solo bisogno di andare a fare due domande.› -mentre lo pensai mi stavo già dirigendo in cortile.-
La vidi.
«Ciao Tay–.. 4 0 1.» mi corressi in tempo.
Da quella volta che l'avevo messa in isolamento non avevo più avuto chissà quale occasione di parlarle come agli inizi.
«Ciao.» ‹Sembra contenta di vederti.› -mi prese in giro.-
Io «Come mai questo tono?»
«Come mai questo interesse?»
«Siamo ad un botta e risposta?» ribattei, volevo avere sempre l'ultima parola «Comunque quà sono io che faccio le domande.»
Mi disse «Be', dimmi.» si accese la sigaretta che stava tenendo in mano, neanche me n'ero accorto a dirla tutta.
«Come te la passi?»
Taylor mi lanciò una lunga occhiata «Vuoi pormi anche tu delle domande per caso?» -E dopo quella sua uscita mi venne in mente- ‹Aron...›
Sospirai impercettibilmente «Perchè frequenti Nicolas Kepler?» mi avvicinai di più a lei «Sai se–..» «Ancora con le domande su di lui?! Ma qual è il vostro problema?» la sua interruzione fu brusca.
Avevo tante domande da porle ma ero consapevole che non avrei ottenuto mezza risposta, oramai me l'ero bruciata.
La lascia lì senza dire altro.
Taylor Vega (POV'S)
‹Loro e i loro stramaledetti comportamenti!› -calciai l'aria.-
Non mi importò minimamente che qualcuno avesse potuto pensare che non fossi a posto di testa!
Alzai lo sguardo, notai quell'idiota di Dylan. Mi stava guardando. Quando notò che lo stessi guardando anch'io alzò il dito indice, si indicò la testa, e fece dei segni circolari in aria.
Mi voltai per andarmene da quì «Perfetto!»
Mi lamentai parlando da sola.
«Detenuta 4 0 1.» mi sentiì chiamare, così mi girai verso la guardia in questione ‹Jo.› -il suo nome fu spinto fuori nei miei pensieri con ribrezzo.- «Ti sono venuti a trovare.»
Mi prese i polsi.
‹Non mi toccare.›
Mi mise le manette.
‹Non stringere.›
Mi condusse nel posto in cui già sapevo che sarei andata a finire.
‹Non voglio.›
Claus Jhones (POV'S)
___ORARIO PRECEDENTE___
«Cosa vuoi ancora da me?!» chiese con voce tremolante
La guardai dall'alto in basso.
«Il tuo lavoro è terminato.»
Mi osservò con quei suoi occhi impauriti.
«Davvero...?!»
A che stava pensando?
«No, non hai capito.» me la risi.
«Ti prego...» si lagnò «Avevi promesso di lasciarmi stare se avessi eseguito i tuoi ordini...» supplicò in seguito. ‹Mi sta dando la nausea.› -pensai.-
Era il classico esempio di una persona dannatamente attaccata alla vita che pur di salvarsi avrebbe venduto l'anima.
‹Mi da la nausea.›
La tipica donna, a cui avresti potuto chiedere di fare qualsiasi cosa. Vendersi, umiliarsi, mettere da parte tutto.
‹Mi da la nausea.›
Persino le anime più pure avrebbero potuto uccidere se richiesto. Un'essere umano che avrebbe fatto davvero di tutto, senza se, e senza ma. Fino a raggiungere gli estremi.
‹Mi da la nausea.›
Perchè attaccarsi in quel modo? Tanto prima o poi saremmo morti tutti quanti, nessuno escluso. Allora, perchè?
‹Mi da la nausea.›
E per cosa poi?
Si prostrò ai miei piedi «Ti prego...»
Per continuare a voler respirare dell'aria putrida di un mondo ormai marcio.
«Mi dai la nausea.»
Avrebbe pregato persino il diavolo.
Era ciò che aveva fatto fin'ora.
Peccato che, il diavolo, non aveva alcuna clemenza.
Infilai la mano in tasca.
‹Sì sì sì!› -si introdusse la mia voce.-
Alzò il suo sguardo.
Decisi di dirle «Pensi che non sappia ogni tua fottuta mossa?! So che avevi intenzione di fare...»
I suoi occhi color nocciola mi fissarono con paura «Ti prego...»
‹Bleah. Ancora...›
«Odio i tradimenti. Non ci faccio più niente con te.»
Tirai fuori la pistola...
‹Sì sì sì! Spara! Sì! Dai, dai, spara spara spara spara spara spara spara spara! Che stai aspettando? È? È? Sparaaaaaaa!›
E le sparai. Cadde al suolo.
«Non sono uno che mantiene le proprie promesse.» parlai da solo.
Feci per andarmene quando mi parve di udire un suono impercettibile. Era ancora viva. Così mi accucciai accanto a lei, le misi la pistola alla tempia.
«Tranquilla, la saluterò io da parte tua.»
Premetti il grilletto.
___ORARIO ATTUALE___
1h
Sorrisi sornione «Ciao doll.»
Si guardò attorno, spaurita.
‹Adoro giocare con la mia vittima.› -pensai divertito.-
Mi piaceva la sensazione di avere più di una vita tra le mani. Giocare coi fili, tirarne le estremità, mi divertiva.
Era sempre stato il mio gioco preferito la manipolazione.
Ma, ancor di più, amavo giocare con gli scacchi.
Scommettere. Azzardare. E poi, vincere.
Ognuno di loro era un pedone facilmente sacrificabile per me.
Così era la vita. Una scacchiera.
Chi era bianco, chi era nero. Altri colori non ce n'erano.
E pian pian me li sarei mangiati tutti. Uno per uno.
Ben presto avrei potuto dire di aver fatto scacco matto.
Taylor Vega (POV'S)
«Come stai?»
Vide che non risposi, così si alzò per venirmi vicino.
-Indietreggiai- ‹No. Stammi lontano.›
«Come se la passa il mio caro fratello?» mi domandò.
Balbettai «B-bene...»
Claus mi indicò la sedia «Eddai, siediti.» e così feci in seguito.
«Allora? Che mi racconti?» si sedette anch'esso.
«Niente in particolare...»
Egli «Qual è il vostro rapporto?» ‹Che domanda è?› «Attendo una risposta.» disse con impazienza.
«Bé...» cominciai a dire «Litighiamo.»
«Ah, capisco...»
Sembrò essere assorto nei suoi pensieri.
«Devi fare una cosa per me.» disse mentre mi tornò a guardare «Devi tenerlo d'occhio.»
‹Che cosa intende dire?› -lo osservai.- «Stai parlando di Aron?»
«Sì.»
«Perchè dovrei tenerlo d'occhio?» gli chiesi.
Claus si appoggiò allo schienale «Perchè non è stupido.»
«Dovrei starci attenta, questo vuoi dire? »
«Basta domande.» disse.
Ad un certo punto si alzò in piedi, mi fece sobbalzare. Mise una mano sullo schienale della mia sedia e si avvicinò col suo viso al mio.
Claus «Non hai raccontato niente a nessuno, vero?»
Mi scostai «No. Niente. A nessuno.»
«Brava bambina.» mi diede due colpetti sulla testa.
Si spostò e tornò verso la sua postazione.
Stetti quasi per tirare un sospiro di sollievo ma poi si girò in modo fulmineo e me lo ritrovai davanti. Viso a viso.
«Come faccio a fidarmi di te?»
Il suo sguardo non mi piacque.
«Perchè a quest'ora sarebbero già entrati e ti avrebbero preso.» risposi con sicurezza.
In tutta risposta sorrise in modo storto.
Ad un certo punto cambiò espressione, si era spostato dietro di me. Che cosa aveva in mente?
Io rimasi ferma. Non mi girai a guardarlo.
Potei notare le sue mani apparire ai lati delle mie spalle.
Claus «Ti sono mancato almeno un po'?» abbassò il tono di voce. ‹Perchè me lo sta domandando?›
«Che...»
In seguito apparì al mio fianco, mise giù un ginocchio e si sorresse su questo per arrivare alla mia altezza.
‹Perchè ha questo sguardo... docile?› -non parve nemmeno lui.-
*toc toc*
«Taylor seì lì dentro?!»
‹Christian.› -pronunciai il suo nome nella mia mente con fervore.-
Io mi ero già alzata in piedi.
Abbassò la maniglia.
Claus prese la sedia e la infilò sotto di essa così da bloccare la porta e quindi il suo accesso ad entrarvici.
In un secondo fui tra le sue grinfie. Mi stava tappando la bocca mentre mi teneva ancorata al suo petto.
Christian «Che sta succedendo?!» la maniglia fece su e giù, ma era bloccata dalla sedia «Perchè non si apre?!»
Claus strinse la presa sulla mia bocca mentre mi stringeva il braccio.
Claus mi sussurrò dritto nel timpano «Ora gli devi rispondere.» mi disse «Attenta a quel che dici...»
Feci sì con la testa. Mi lasciò andare lentamente, tornai a respirare.
«Sì! Sono quì.» mi tremò la voce.
Christian, che si trovava dall'altra parte della porta, disse «Perchè non si apre?!»
«Si sarà bloccata.» dissi la prima cosa che mi venne in mente.
Claus mi diede una carezza sulla testa, proprio come si faceva col proprio cane quando questo esgeuiva bene l'ordine impartitogli.
«Chi c'è insieme a te?»
Claus mi disse mentre mi stringeva di più «Attenta a come rispondi...» ‹Diamine.› -deglutiì.-
Christian «Mi ascolti?!» si fece sentire.
Decisi di dire «Sono da sola!»
Lui «Da sola?»
Claus mi osservò «Così non ti crederà.» sussurrò.
Così prima che Christian potesse pormi delle domande a raffica dissi «Stavo per uscire ma si è bloccata la porta!»
Claus mi fece un'altra carezza.
‹Non sono il tuo fottutissimo cane.› -strinsi così tanto le palpebre che mi tremarono.-
Sentiì dire da Christian «Spostati! Proverò a sfondarla!»
‹E adesso? Che posso fare?›
Claus mi diede un bacio dietro la nuca, rimase lì, fermo per qualche secondo.
Disse in seguito «Sei così buona in questo momento...»
Mi sentiì improvvisamente libera, non più oppressa, non più trattenuta. Più niente mi stava tenendo.
Non percepivo più la sua presenza. Così decisi di girarmi, e lui, non c'era più.
Feci appena in tempo ad intravedere la porta richiudersi.
Christian «Ora prendo la rincorsa! Stai lontana!»
Si sentirono dei passi, la maniglia fu abbassata. Si stava preparando per scontrarcisi!
Con una grande falcata raggiunsi la sedia che bloccava la maniglia della porta e la tirai via.
*blam*
La porta sbatté provocando un gran braccano.
Christian entró dentro la stanza con la pistola fra le mani «Stai bene?»
‹Ma che–..› «Perchè quella pistola?!»
«Con chi eri quà?» continuò a puntarla in giro con agitazione.
Allungai il braccio verso di egli e con la mano gli sfiorai la spalla.
Mi puntò la pistola contro.
...FLASHBACK...
‹Devo fare qualcosa.›
‹Allora› -mi dice- ‹fallo!›
Deglutisco.
Ancora con la faccia contro il muro, decido di azzardare. Gli pianto una gomitata nelle costole!
Mi libero.
Il poliziotto «Fermala!»
*click clack*
Odo un rumore che mi fa fermare.
«Girati!» mi urla.
Lentamente, mi volto. Decido di fare come dice.
«Mani in alto!» grida ancora.
Appena mi sono girata verso di egli vedo la sua pistola che mi viene puntata proprio dritta in fronte.
...FINE FLASHBACK...
«Taylor?» Christian disse il mio nome.
Io mi ritrovai rannicchiata in ginocchio su me stessa mentre avevo ancora gli occhi spalancati.
‹Ho il terrore delle pistole.› -dissi nella mia testa.›
‹Le paure primordiali non scompaiono.› -mi fece presente.-
«Taylor...»