Chereads / CRESCERE NEL CRIMINE / Chapter 41 - XLI° bugie nere

Chapter 41 - XLI° bugie nere

«Emh...»Che posso dirgli?!›

Claus mi studiò in viso, ma non è che ci volesse chissà quale bisogno analitico per comprendere la situazione «Tu.» mi additò «L'hai persa.»

«Sì.»

Rimasimo a fissarci reciprocamente.

Si alzò improvvisamente dalla sedia e la lanciò dall'altra parte della stanza.

Dopo essersi messo a camminare lungo lo spazio ristretto in cui ci trovavamo con la testa fra le mani disse «E dove cazzo è finita?! Oltre a ciò... Te ne accorgi ora?! Dovevi bruciarla! Non tenertela in tasca! E poi–..»

Cominciò a farmi la ramanzina.

«Comunque...» sembrò calmarsi all'improvviso «Da oggi in poi non sei più utilizzabile.»

‹Come?› «Come?»

Claus incrociò le braccia tra loro «Hai capito benissimo.»

Boccheggiai «Ma che cosa stai sparando?! Io ti servo ancora!»

Mi arrivò muso a muso «Dopo la cazzata che hai combinato?» negò con la testa «Anzi...» sembrò pensare ad alta voce «Alla fin fine, per che cosa mi sei stato utile esattamente?» come diceva?

«Ti ho tenuto informato su tutto.»

«Be', d'ora in poi non ce ne sarà più bisogno.» si voltò.

Io mi alzai dalla sedia «Claus co–..» fermai le mie stesse parole, aveva già richiuso la porta.

Taylor Vega (POV'S)

Mi trovavo nell'area vicino al padiglione principale dove c'erano i telefoni. Stavo attendendo una chiamata.

Squillò.

«Pronto.»

Heilà! Come sta la mia bambolina preferita?» quasi mi venne in automatico sbuffare.

Gli chiesi «Perchè 'sta volta mi hai chiamato?» decisi di andare dritta al sodo.

Claus sospirò «Non possiamo più incortrarci di persona.»

Non dissi nulla a riguardo. Ne fui più che felice, finalmente mi avrebbe lasciato stare magari. Non vederlo più sarebbe stato rassicurante.

«Volevo dirti solo questo.»

Diedi un'occhiata veloce a Steven che ancora si trovava lì appostato come un condor ad assicurarsi che tutto filasse liscio. Che non fossimo disturbati. Che nessuno ci sentisse.

«Capisco. Allora–..» «C'è una cosa molto interessante che ti devo dire.» dopo la sua interruzione attesi senza dire nulla «Nicolas Kepler.» ‹E lui che cosa c'entra?› «È tuo amico, vero?» ‹E poi come fa a conoscerlo?›

«S-sì...»

Mi parve di poterlo immaginar sorridere di sbieco «Lo sai perchè si trova lì dentro?»

«No.» risposi, poi mi sorsero un sacco di dubbi «E tu come fai a conoscerlo? Perchè–..» «È lì dentro per conto mio.»

Staccai la cornetta dall'orecchio.

Che-vuol-dire?!›

«C-che significa?! Insomma... Non è possibile! Perchè dovrei crederti? Cioè... i-io non–..» interruppe le mie parole a raffica «Perchè non provi a chiederglielo?»

Tacqui.

Claus disse in fine «Dovresti stare più attenta a chi permetti di stare al tuo fianco doll.»

Chiuse così la chiamata, facendomi rimanere con la cornetta ancora alzata a mezz'aria e ben stretta tra le mani.

Quando usciì a prendere aria non seppi che cosa fare, cosa pensare, se parlargli, se non parlargli. Un sacco di cose.

Si era avvicinato così tanto a me in modo apposito quindi? Non potevo crederci. Come aveva potuto?

Sovrappensiero come al solito mi imbattei nell'ultima persona che avrei voluto incontrare in quell'istante.

«Dovresti guardare dove metti i piedi.» mi fece presente Aron.

Abbassai lo sguardo.

La cosa che più mi da fastidio?› -strinsi il lembo dei pantaloni-‹È che aveva ragione. Mi aveva avvertita. Ed io? Io non gli ho dato il giusto peso. Come una sciocca.›

Che sempre si fa abbindolare.› -aggiunse.-

Non lo guardai in faccia «Devo andare.»

Aron mi trattenne per i gomiti ‹No. Dannazione!› -non opposi resistenza.- «Con chi stavi parlando al telefono?»

Sbarrai gli occhi, un terrore consapevole mi pietrificò.

Come aveva fatto a sentire la conversazione?

Aron continuò a parlare «Sembra che ti abbia piuttosto turbata.»

Osai alzare lo sguardo sul suo che prontamente mi travolse.

-Qualcosa mi passò per la mente.- ‹E se lui venisse a sapere che vedevo Claus?› -non avevo idea di quel che sarebbe accaduto.-

Si avvicinò fin troppo al mio viso e non aveva ancora accennato a mollare la presa.

«Ora basta giocare signorina.»

Scostai lo sguardo, abbassai la testa. Mi tolsi le sue mani di dosso e senza che facesse niente per riafferrarmi me ne andai.

Stavo scappando un'altra volta.

Christian Jay (POV'S)

Stavamo sorseggiando un caffè alle macchinette che si trovavano all'entrata della mensa. Già che c'eravamo, ce l'eravamo preso lì.

Dopo averne preso un sorso chiesi al mio amico «Allora? Com'è?»

«Lo seguo, come mi hai chiesto, però è praticamente tutto regolare. Anche se non mi convince.»

«Capisco...» commentai «È sempre stato bravo a non farsi beccare.»

James mi mise una mano sulla spalla «Non ti preoccupare. Riuscirai a beccarli prima o poi. Ne sono sicuro!»

«Sì. Giusto, hai ragione.» accennai un sorriso.

«Quella lettera è una prova schiacciante.» e dopo la sua affermazione io annuiì.

Tornammo a bere i nostri caffè.

In seguito dopo esserci salutati usciì dalla stanza. Ma dovetti bloccare i miei passi.

Dannazione.› -pensai con ansia.-

«Quindi?» Aron mi ripeté poi «Stavate parlando di Nicolas, vero?» ‹Non può aver sentito tutto.› «Quale lettera avresti trovato?»

Mi girai verso di lui, ancora si trovava 'poggiato al muro, non si era mosso. Come avevo fatto a non notarlo? O a non sentirlo arrivare?

Poi, lo guardai in faccia «Aron...»

Che avrei potuto dirgli dopo che mi aveva chiesto di informarlo su tutto dato che riguardava anche lui?

Non posso più nasconderglielo.›

Aron Jhones (POV'S)

«Claus è evaso.» mi disse «Ed è quà vicino.

Claus è tornato. Claus è tornato. Claus è tornato. Claus è tornato. Claus è tornato. Claus è tornato. Claus è tornato. Claus è tornato.› -fui bloccato.-

Nonostante avessi avuto dei sospetti fin dal principio realizzarlo per davvero mi mandò in standby.

‹È tornato. Per me.›

Era tornato per rovinarmi. Più di quanto io avessi già fatto con le mie stesse mani. Ma lui, aveva sempre amato infliggere il colpo di grazia.

Christian Jay (POV'S)

Cercai di riportarlo alla realtà, ma non volle ascoltarmi.

«Aro–..» «Tu!» mi gridò dritto in faccia dopo aver fatto uno scatto verso di me «Lo sapevi e non mi hai detto niente.» iniziò a gesticolare dopo avermi mollato in malo modo «Wow! Sono felice di poter contare su di te. Davvero, sei una persona d'oro. Posso sempre contare sul pezzo di merda che sei!» ero consapevole che si stesse sfogando.

Non dissi niente. Sapevo di aver torto.

«Sei proprio una persona sui cui contare.»

Quel che disse lo disse con ribrezzo, glielo potei leggere negli occhi insieme al disgusto con cui fuoriuscì dalle sue labbra.

Riesci sempre a deludere proprio tutti, mh?›

-Strinsi i pugni- ‹Fa' silenzio.›

‹Persino lui, che è la delusione fatta persona.›

Mentre mi ero perso in me stesso non avevo notato che non fosse più lì ma che si stava dirigendo in cortile.

Gli andai addietro. Spedito.

Quando lo trovai vidi già verso chi si stava dirigendo.

«Merda! Fermo!» gli intimai.

Non doveva scoprire che fossimo venuti in possesso della lettera. Ma, Aron, avrebbe rovinato tutto da lì a poco.

Nicolas Kepler (POV'S)

Ero seduto, stavo guardando per terra.

Non gli sono più utile. E adesso? Cosa faccio?› -mi chiesi non essendomi mai passato per la testa che mi avesse potuto mollare così su due piedi.-

Due gambe entrarono nella mia visuale. Alzai il capo sulla persona in questione.

Sorridi. Fingi.› -così feci. Sorrisi.- «Ta–..» mi arrivò un ceffone, quasi mi stordiì «Tu lo sapevi?! Che ci vedevamo?! Che lo incontravo?! Ciò che voleva?!» domande a raffica mi arrivarono tutte assieme.

Con ancora la mano a coprirmi la guancia colpita mi alzai in piedi «Aspetta un attimo, cosa...»

Gliel'ha detto.› -fui investito da questa consapevolezza.-

Lei probabilmente lesse nel mio sguardo «Sì, Claus me lo ha detto. Sei in combutta con lui!»

Ora che mi era davanti, e sapeva, non le avrei potuto mentire.

«Ascolta...!» cercai di afferrarla.

«No!» urlò adirata «Tu sapevi che veniva a trovarmi per chiedermi di Aron, quando tu–..» «Che cosa?»

Spalancai gli occhi.

No. Non lui. No, no, no, no, no!›

L'attimo seguente successe tutto in un secondo.

A malapena intravidi il suo viso, non feci quasi in tempo a voltarmi che mi arrivò un montante dritto sul naso.

Accadde tutto a rallentatore.

Lui me mi urlava addosso, che mi stava continuado a tirare pugni ed io che non avevo già più la forza di reagire.

Taylor Vega (POV'S)

La scena che mi si presentò davanti agli occhi fu agghiacciante.

Non ho la forza di reagire.› -dissi fra mé e mé.-

Proprio quando stavo per andare a cercare di fermarlo mi bloccai.

In questo momento non mi sembrò neanche di avere una persona davanti agli occhi. Il suo sguardo, era nero. Lo stava colpendo con una furia da far crepare persino una roccia.

Ed io, quà, ad osservare tutto, immobile.

Notai Christian arrivare il secondo dopo.

«Ti prego fermalo!» gridai con la voce incrinata e le lacrime agli occhi. -Me li copriì con le mani- ‹Non riesco più a guardare.-

Christian Jay (POV'S)

Mi fiondai su Aron!

«Sta' fermo!» cercai di trattenerlo per le spalle.

Lui si dimenò come una furia, mi tirò una testata sul naso che mi fece un male cane! Con la mano su di esso gridai soccorso alle guardie vicine.

In quattro riuscimmo a tirarlo via.

Con ancora il fiato corto il viso contratto ed il respiro che si tramutava in versi rabbiosi mi ci avvicinai. Lo stavano trattenendo a terra.

Puntò prontamente lo sguardo nel mio «Sapevi anche che la vedeva?!»C-che cosa ha detto?› -ci fu sconcerto nel mio sguardo.- «Lei!» la indicò con la testa.

Spostai lo sguardo su Taylor che si trovava ancora immobile «Quindi, eri con lui–..» prima che potessi finire la frase venni interrotto dalla risata isterica di Aron «Ma certo! Tu sapevi anche questo! Che idiota che sono!»

Non dissi più niente.

Lo feci scortare nelle celle d'isolamento, più tardi, avrei risolto il resto.

La porta scorrevole si aprì ed io entrai dentro. Lo trovai seduto per terra a fissare la parete davanti a sé.

«Ti sei calmato?» parlai.

Continuò a non prestarmi attenzione. Attesi. Un insulto, un pugno, che si mettesse ad urlare, qualsiasi cosa. Ma ciò che mi riservò fu il niente.

Quando stetti per riprendere a parlare fu lui a farlo «Quante cose sapevi» strinse i denti «che non mi hai detto?!» serrò le palpebre.

Smisi di guardarlo «Avevo avuto il sospetto una volta, ma non lo sapevo.»

«E la lettera?!» si alzò in piedi e la sua figura incombé su di me.

Sospirai «L'ho trovata ormai tre giorni fa.»

Mi prese per il colletto e mi sbatté contro alla parete, mi ringhiò dritto in faccia «E quando avresti avuto l'intenzione di dirmelo? È?!»

«Non–..» smisi di parlare, non sapevo cosa dire.

Aron mi lasciò in malo modo «Come ho potuto pensare di contare su di te...»

Mi prese un groppo alla gola.

Ha ragione, perchè contare su una persona come te?›

-Contrassi la mandibola- ‹Bast–..› ‹Sei solo un traditore.›

«Mi hai tradito Christian.»

Deglutiì.

Sì. Sono un fottuto traditore.›

Aron Jhones (POV'S)

Nonostante tutto avevo sempre pensato che non mi avrebbe mai tradito. Ma a quanto pareva mi ero sbagliato.

Il telefono professionale gli vibrò nella tasca.

«Pronto.» ascoltò senza proferire parola alcuna per interi minuti «Okay.» tagliò corto, poi, mise giù.

«Riguarda me?» gli chiesi.

Ormai lo avevo capito dall'occhiata che mi aveva lanciato per un secondo prima di mettere giù la chiamata.

«Verrai trasferito a breve.» m'informò.

Chiusi gli occhi.

Domandai «Fra quanto?»

«Una settimana.»

Una settimana...› -mi ripetei in testa.-

Cercai di non perdere la calma nonostante oggi era una missione impossibile con tutto quello che era capitato.

Aveva finalmente ottenuto quel che voleva.›

Digrignai i denti.

Stava vincendo.›

‹E tu, come sempre, stai perdendo contro di lui.›

Mio fratello sarebbe stato più che felice di ciò, sempre che già non lo sapesse. Che avesse mandato quell'idiota apposta? Per farmi trasferire prima del tempo previsto?

Certe battaglie erano perse in partenza.

E dimmi, com'è combattere contro "te stesso"?›

‹Contro mio fratello, o contro di te?› -domandai a mia volta, ma ovviamente, non ricevetti risposta.-

Taylor Vega (POV'S)

3h

Christian mi aveva tartassato di domande per ore intere, gli avevo detto tutto ciò che sapevo. Lo avevo accontentato. Avevo provato a fargli delle domande anche io ma ovviamente non c'era stato nulla da fare. Ma di certo non avrei lasciato correre così.

Ad un certo punto decisi di fare un giro, giusto per sgranchirmi le gambe. E lo vidi.

Gli corsi incontro «Ascol–..» «Da quando tempo?»

Parlava di suo fratello?

-Mi morsi il labbro- ‹Ma infondo, posso permettermi di rivolgergli la parola?›

Non feci in tempo a rispondere che mi precedette «Era per questo...?»

Non riusciì a capire a cosa si stesse riferendo.

«Ti sei così tanto avvicinata a me» lo sguardo di Aron incombé su di me «nonostante ti fosse stato intimato di non farlo...» prese una pausa prima di continuare «Te l'aveva chiesto lui!»

-Strinsi le mani a pugno- ‹No.›

«Sei un essere davvero schifoso, sapevi tutto e nonostante il gioco fosse questo, hai deciso di continuare a mentirmi e–..» «No!» alzai la voce «Non è come pensi tu...»

Il palmo della sua mano si schiantò contro al muro che si trovava proprio dietro alla mia testa «E allora com'è?!»

Sembrò arrabbiato, ma come dargli torto?

Avevo continuato ad informare Claus su di lui. Ciò che faceva, ciò che non faceva. Domande sciocche. Ma pur sempre domande. Ed io non avevo mai fatto niente di serio per sottrarmi da questa situazione. Anzi, non avevo fatto altro che immischiarmi sempre di più.

Che scusa avevo?

Abbassai gli occhi «Non è proprio dall'inizio che mi ha contattata.»

«Parlavi con lui al telefono?!»

Rialzai lo sguardo «Sì...»

Si scostò voltandosi poi di lato.

«Ti avevo avvertita.»

«Mh?» dissi distratta.

«Su Nicolas.»

Mi venne quasi un groppo in gola.

«Ognuno di noi si circonda di chi gli è simile.»

Aron mi lanciò uno sguardo che non mi piacque, non fui in grado di interpretarlo così chiaramente. Sembrò essere un mix tra il disgusto, la pena, la superiorità ed il giudizio.

Me lo fece imprire a fuoco nelle palpebre e nello stomaco. Fu uno schiaffo che presto mi riportò alla verità.

«Non dire così...» mi morsi il labbro quando smisi di guardarlo in faccia. ‹Questi suoi sguardi non li sopporto...› -ebbi un fremito.-

Aron parve beffarsi di me «Ah, no?» continuò poi «Ti da fastidio la verità?»

Mi tremò il labbro. Me lo morsi ancora.

«Scusami

Qualcosa si ancorò alle mie viscere.

È il senso di colpa mia cara.› -mi fece presente e per una volta non la contradiì.-

Ci fu un silenzio assoluto. Decisi di andarmene da quì.

«Come hai detto...?» mi domandò Aron.

Lo avevo davvero detto così tanto a voce alta? Pensai di averlo sussurrato così piano che quasi avrei potuto pensare che fosse rimasto un semplice pensiero, avevo solamente mosso appena le labbra. Ma, lui, mi aveva comunque sentita.

A malapena notai il suo spostamento nell'aria. Mi si trovò dannatamente vicino, a qualche respiro. Quando mi sfiorò il polso con la mano libera sobbalzai. Il tocco che ancora teneva in ostaggio il mio arto era così leggero che me n'ero accorta a malapena. Non era il suo solito tipo di presa, solitamente ferrea ed irruenta, no, questa volta fu cauta.

«Quindi è stato lui.» disse nel mentre che le sue dita mi sfiorarono il braccio da sotto la manica.

Pensa che sia stato lui a lasciarmi quei segni?› -mi chiesi.- Poi negai con la testa «No...»

Aron mi guardò dritto negli occhi con un'intensità disarmante «Non ti ha toccata?»

«No...» scostai lo sguardo per un secondo «Non mi ha mai messo le mani addosso in quel senso.»

Quando improvvisamente si staccò avvertiì un sensazione fatta di gelo «Ma allora che cosa voleva da te se come informatore c'era già Kepler?!»

Gli sfiorai la spalla, si spostò dal mio tocco in malo modo.

«Sarà per il nome, o–..» si mise una mano sul viso con fare frustrato.

Che cosa voleva dire?›

«Per il mio nome?» continuai a chiedergli in seguito «Che cosa vuol dire?»

Perchè non mi risponde?›

Non fermai i miei quesiti «Perchè secondo te mi ha voluta incontrare?»

Sembrò essere illuminato da quella mia domanda.

Aron mi puntò gli occhi addosso «Qual è il tuo nome?»

«Taylo–..» «E il cognome?» lessi dell'urgenza dentro ai suoi occhi. ‹Ma che cos'ha?› -fui spaesata.-

«Vega.»

Rimasi immobile, proprio dove mi trovavo prima, senza proferire parola o senza aver fatto una mossa.

Perchè era corso via in quel modo?