Maria Clark (POV'S)
«La colpa è la tua vero?!»
Mi urlò addosso mentre mi teneva saldamente per il colletto della maglia. ‹Vuole sgualcirmela?› -mi chiesi con una certa noia mista all'irritazione.-
«Ma cosa ne sapevo io?!» le risposi, mentre cercavo di levarmi le sue mani da dosso.
Carlotta si colpì la fronte con il palmo della mano «Certo certo...» poi continuò «Uff, allora facciamo così. Te ne occuperai tu. Che dici?»
«Che dia–..» «Non puoi rifiutare!» mi puntò un dito contro.
Chiusi gli occhi in due fessure «Di cosa dovrebbe trattarsi?»
Si protrasse verso di me con un solo movimento.
«Incastrala.»
«Incastrala?»
«Ssì.» mi guardò negli occhi mentre teneva la testa piegata dal basso verso l'alto. ‹Quando fa così sembra proprio una schizzata.› -commentai nella mia testa.-
Non le risposi, sapevo che non avesse finito.
Carlotta si rimise dritta «La voce sta girando. È arrivata persino alle guardie» si guardò un po' in giro «e questo è un problema. Se beccassero qualcuno di noi le acque potrebbero calmarsi, almeno, per qualche tempo...»
«Capisco che intendi.»
Mi mise una mano sulla spalla sorridendo sornione «Perfetto!»
Le domandai «Che vorresti farmi fare?»
«Incastrala. Te l'ho detto.» fece spallucce.
Mi scostai dal suo tocco e mi appoggiai col piede contro la parete «Del tipo–..» «Va bene anche un'infamata! Incastrala e basta!»
In seguito decisi di illumarle la mente «Pensi davvero che non parlerà?»
«Accidentaccioo!» poi tornò a sorridermi «Non farti beccare! No?!»
Io «Come?»
«Basta che non scopra che sei stata tu.» come al solito la faceva semplice lei.
Mi voltai.
Nel mentre che stavo camminando dissi «Vedrò cosa fare.»
‹È stata una mia impressione, o l'ho intravista sorridere con perfidia?› -non mi era piaciuta quella sensazione.-
Taylor Vega (POV'S)
21:30
Fra non molto sarei dovuta rientrare.
Stetti per girare l'angolo, ma venni fermata per un braccio.
‹Ma chi...› -aguzzai la vista.- «Sofia!» dissi «Sei tu.»
«Sì, sono io.» tirò fuori una sigaretta dalla tasca «Mi accompagni?»
«Sì, però tra poco–..» «Non preoccuparti. Rilassati dai.» mi interruppe.
Lei era già avanti di qualche passo rispetto a me.
«Aspetta!» urlai sotto voce.
In seguito, la raggiunsi.
Appena fummo in cortile si accese la sigaretta.
Io «Non avevi detto che avresti smesso?»
Si accucciò usando il muro come appoggio.
Lei «Ogni tanto me ne concedo qualcuna.»
‹Come sempre rimane in silenzio. Ogni volta è come se dovesse dirmi qualcosa, ma poi si ferma, mi fa attendere, e dopo forse me la dice.› -pensai annoiata.-
Visto che c'ero, decisi di prendere posizione di fianco a lei.
Finalmente sembrò decidersi a parlare «Spesso anche a me vengono a farmi visita, i miei genitori, la famiglia. Persino qualche amico.» ‹Ma perchè me lo sta raccontando?› -la guardai.- «Incredibile ma vero. È?»
«Per me non è così.»
Abbassò leggermente la testa «E allora chi è che ti viene a trovare di solito? Non per essere invadente, ma sai, a logica...»
Giocai con la punta delle mie dita «Non è né un famigliare, né un amico.»
«Ahà.» fece un lungo tiro, poi non disse più nulla.
Mi misi più comoda.
Osservai il cielo sopra le nostre teste. Era scuro, completamente annuvolato, non c'era alcuna traccia della luna e l'arietta che c'era era piuttosto fresca.
Infondo fra non molto saremmo entrati in Inverno.
«Domani me ne vado.»
Mentre stavo respirando quest'aria la sua voce ruppe il silenzio. Lo fracassò, completamente, in un modo per nulla pacato.
Mi ritrovai a puntare gli occhi sulla sua figura piuttosto insistententemente.
«Come?» balbettai.
Mentre la mia tranquillità era stata totalmente stravolta la sua era rimasta più che intatta.
Lei «Sì.» mi sorrise come in precedenza non le era mai capitato di fare «Non sei contenta?»
«O-oh, be' certo! Altroché!» esclamai in seguito. -Probabilmente non lo sarò sembrata- ‹E in effetti non avrei potuto darle torto.›
Poco dopo tornò al suo normale status «Non posso più permettermi di stare quì.»
«Aspetta...» non capiì «In che senso? Insomma, domani te ne vai giusto?»
«Sì. Domani.» rispose soltanto.
Le sorrisi in modo sincero «Mi mancherai.»
Parve bloccarsi. Per la prima volta in assoluto l'avevo fatta rimanere senza parole.
«Sei stata una fra le mie prime vere amiche in questo posto del cavolo...» chinai di qualche grado la nuca, cominciando a trovare il mio paio di ciabatte particolarmente interessanti. ‹Si può sapere perchè sei arrossita?› -mi rimbeccò, prendendomi in giro.-
«Mh.» gongolò «'Amica'...» pronunciò in un sussurro.
Poco dopo mi fece sobbalzare, si era alzata in piedi all'improvviso.
Sofia «Be' ci vediamo allora.»
*driin driin dring driin driin dring*
‹Che razza di rumore è questo?›
«So–..»
Era sparita.
«Tutti i detenuti si dirigano in cortile. Ripeto, tutti i detenuti si dirigano al punto di ritrovo in cortile!» disse l'altoparlante.
Era un'allarme? Era fuggito qualcuno? O si trattava di un incendio?
«Hei ragazzina!»
Io «Martina?»
«Che fai lì? Muoviti!»
La seguiì. Per fortuna mi trovavo già sul posto e come me non tutti erano già rientrati nelle loro celle.
Una fra le guardie «Avanti! Muoversi!»
30minuti
«Ma quindi?» si chiese qualcuno «Che dobbiamo fare?»
Eravamo quì fuori, al freddo, da almeno mezz'ora. La confusione era parecchia, quasi nessuno stava capendo cosa fosse successo. Non ci avevano fatto sapere ancora niente. Né la causa, né il motivo dell'allarme.
Ormai era stato spento perlomeno.
Notai Christian. E se insieme a lui ci fosse stato anche Aron?!
Mi guardai in giro.
Le uniche persone che mi saltarono all'occhio furono Carlotta, la testa azzurra e la loro gag.
Una delle guardie ci raggiunse «Allora, facciamo chiarezza.»
Martina «Che è successo?»
«Milton!» la rimbeccò l'altro «Se tu e gli altri decideste di stare in silenzio magari...»
Questo «Ti ringrazio.» ‹Mi sembra di averlo già incontrato... Cavolo! È il commissario!› -dissi tra mé e mé non pensando di sbagliarmi. Il giorno che lo incontrai in corridoio potetti vederlo bene in faccia.- era senz'altro il commissario «Non è scoppiato alcun incendio.»
«Cosa?!»
«Ma come!»
Una detenuta alzò il tono della voce, facendosi sentire più degli altri «Ci prendete in giro per ca–..» «Silenzio!» gridò un altro.
-Aguzzando la vista notai un gruppetto da quattro- ‹Quelle quattro guardie...›
«Jo.» venne ripreso «Grazie, ma non c'è bisogno di urlare più degli altri per farsi sentire.»
‹Quello è Jo.› -pronunciai il suo nome nella mia mente.- Era quello che aveva fatto ingoiare la canna a quel povero ragazzo e sempre quello che seguiì fino alle celle d'isolamento. Insieme a lui c'erano Mr calvizia, come io lo chiamavo, e quegli altri due. Il biondo dai capelli legati in una croccia era quello che mi aveva portata e riaccompagnata l'ultima volta da Claus. Quello che mi aveva presa in giro, o così mi parve, visto il tono che aveva usato. E poi c'era quello coi capelli neri che avevo incontrato più volte. Steven, se non erravo. La prima volta che lo notai fu quando uscì da quella porta dove al suo interno si trovava l'uomo che stava urlando, e oltre a questo, ci aveva "provato", proprio davanti a Christian. Ma sapevo di averli già visti altre volte e in più occasioni. Occasioni sempre terribili, a mio dire.
La guardia paffuta continuò il suo discorso «Qualcuno ha azionato l'allarme antincendio. Probabilmente di proposito, a quale scopo non ci è ancora chiaro dato che i presenti ci sono tutti. Li stiamo ancora contando ma non abbiamo notato mancanze.»
Era da qualche minuto che continuavo a cercare Sofia con lo sguardo, ma di lei non c'era alcuna traccia.
‹Quando ha parlato dell'indomani, dicendo che sarebbe andata via, intendeva... scappando?› -quindi era scappata?-
Per un attimo mi sembrò di notarla, e non sbagliai.
«Sofia!» la raggiunse, avevo il fiatone «Non sei scappata allora.»
Mi osservò.
«Scappata?» fece una faccia perplessa.
Ripresi fiato e poi mi rimisi dritta «Sì. Visto che non ti vedevo in giro–..» mi mise una mano sulla testa.
«Nah!»
Sbattei le palpebre.
L'ora successiva la passammo dentro, non ci avevano ancora lasciati andare. Non fecero altro che porci delle domande. Su dove eravamo, cosa stavamo facendo prima che suonasse l'allarme, e via dicendo. Molti detenuti oltre ad essere stanchi erano irritati, guardie comprese.
00:30
Finalmente ci avevano lasciati andare.
Era davvero tardi e visto che nessuno aveva dato alcuna informazione utile l'indomani ci avrebbero tirati su dal letto un'ora prima. Così per una settimana. Oltre a ciò, ci avevano ridotto le ore in cortile. Ci saremmo potuti rimanere solamente per un paio d'ore e la sera avrebbero chiuso il portone.
Queste erano le nuove regole.
Mi trovavo nel letto a pancia in giù.
‹Speriamo che non scoppi una rivolta con tutti questi nuovi impedimenti.› -pensai nel mentre che ero intenta ad osservare il cielo dalla mia finestra sbarrata.-
Sopirai in modo rumoroso.
Be', l'indomani mi sarei dovuta alzare piuttosto presto.
«Presto! Fate presto! Di quà!»
‹Mi ero appena addormentata!› -mi stropicciai gli occhi e in seguito mi tirai su a sedere.-
Cosa stava succedendo? Cos'era tutto 'sto trambusto?
Alla fine decisi di alzarmi, dopo avere raggiunto la porta misi il naso fuori.
Notai Ambra.
«Hai idea di che cosa stia succedendo?» le chiesi.
«No, ma prima ho sentito una delle guardie gridare.» ‹Gridare?› -fui perplessa.-
Dalla mia postazione non riuscivo a vedere niente di niente!
Udiì dei passi, stavano correndo, ma non solo. Erano in più persone. Si potevano udire anche alcune voci. Ma oltre a questi c'era anche un altro rumore. Assomigliava al suono di qualcosa che scorreva.
‹Non capisco.› -dissi tra mé e mé, non sapendo che pensare.-
Udiì degli altri passi.
«A tutti i detenuti, tornare a dormire!»
Altre guardie.
Misi la testa fuori più che potevo e in lontananza, proveniente dalla mia destra, notai qualcuno a cui avrei potuto porgere la domanda.
«Christian!»
Mise una mano attorno ad una delle sbarre dopo essersi avvicinato alla mia cella, non mi stava guardando.
«Tornatene a dormire.» mi disse frettolosamente.
«Ma io–..» «A dormire!» ‹Mi ha appena urlato contro?
Si allontanò di mezzo passo mentre ancora mi stava guardando ed in fine si voltò.
«Spostatevi!»
Il trambusto era tanto.
L'immagine fu un attimo.
Ebbi un mancamento, dovetti stringere forte le sbarre con le mani per evitare di cadere. Tutto quello da cui ero attorniata parve rallentare.
L'immagine stessa che vidi sembrò solo un flash, il flash più lungo della storia. Un qualcosa che in verità durò un semplice attimo. Quel giusto attimo che serviva a spegnere tutto. A farlo finire, collassare.
La barella stava venendo spinta da un persona e attorno ad essa c'erano più di un paio di guardie carcerarie. Una persona sopra, probabilmente un cadavere, con addosso un lenzuolo bianco, a viso ancora semiscoperto.
La seconda cosa che vidi, furono gli occhi di Christian. Anche quello fu un attimo. Perchè gli andò dietro in seguito.
Ero confusa, spaventata, senza parole. Non avevo idea di cosa pensare. O del perchè pensarlo.
Scivolai, fino a sedermi in modo scomposto per terra.
‹Era questo che intendeva?!› -strinsi i denti.-
Piegai le dita della mano e colpiì la porta in metallo mentre continuai a puntare lo sguardo sulla parete che si trovava proprio davanti a me.
‹Perchè non mi è stata detta la verità?›
Ne tirai un altro. Poi, mi rialzai in piedi con fatica.
‹Perchè non riesco mai a capire? Perchè tutti mi lasciano sola? Perchè mi mentono e basta?›
Avevo i nervi a fior di pelle, eppure non sarei dovuta essere arrabbiata, ma triste.
Questa volta il pugno lo tirai con le nocche.
«Aaaaaaargh!»
Ero in piena crisi nervosa. Stavo tremando, non riuscivo a calmarmi.
‹Eppure questa sensazione...› -pensai- ‹È tanto logorante, quanto familiare.›
Mi accasciai sul pavimento, così, in modo improvviso.
‹Perchè tutti mi mentono sempre?!›
Strinsi forte la sbarre.
‹Perchè anche la mia stessa mente mi mente?›
«Che sta facendo?»
Udiì le loro voci, ma il loro significato non mi fu ben chiaro.
La mia concentrazione era andata a farsi fottere letteralmente, come ogni mio pensiero consono e come ogni contatto con la realtà.
...FLASHBACK...
«Basta ti prego! Bast–..»
Infila l'ago, di nuovo.
Lui mi fa segno col dito «Sssh, calmati.»
Non riesco a stare ferma, i crampi sono atroci.
‹Perchè mi deve fare questo?! Perchè proprio a me?!›
Lo infila per l'ennesima volta.
«Ah–..» perdo la voce.
...FINE FLASHBACK...
«Che le sta succedendo?»
Non capivo niente, niente di niente.
...FLASHBACK...
Mi sveglio.
‹Mi ha legata?› -mi chiedo.-
Sono seduta su una sedia. Le cinghie mi tengono ferma, non mi lasciano alcuna via di fuga.
Osservo velocemente ciò che mi sta intorno.
«No...»
Tiro dei forti strattoni.
‹È inutile. Non puoi liberarti.›
Grido, grido più forte che posso.
‹Nessuno verrà a salvarti.›
...FINE FLASHBACK...
Ne fui completamente sopraffatta.
«Dannazione!»
Mi contorsi in preda ai dolori, dolori che non riuscivo nemmeno a capire da dove provenissero.
...FLASHBACK...
Sono rannicchiata in un angolino di questa stanza asettica.
Li guardo. Li guardo in modo spaventato, con uno sguardo colmo d'ira.
‹Dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare›
«Da quanto se ne sta lì in quel modo?»
‹dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare›
«Da quando l'hai riportata quì.»
‹dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare dovete crepare...›
Si avvicina. Io ringhio.
«Dovete crepare tutti!»
Mi cerca di afferrare.
«No!» urlo in modo disumano.
Scalcio, mi dimeno, urlo, cerco di mordere.
Mi guarda negli occhi «Riportatela di là!» dice «Non è bastato.»
...FINE FLASHBACK...
«Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!»
Urlai, disperata. Piansi.
...FLASHBACK...
‹Perchè non sono ancora morta?› -mi pongo la domanda.-
Tengo gli occhi puntati sul soffitto. Tutto quel che mi sta attorno mi arriva ovattato ed in ritardo.
«Chi sei?» mi viene sussurrato.
«Taylor...»
Non capisco nemmeno io se abbia parlato per davvero oppure no.
Il sedativo datomi è potente.
...FINE FLASHBACK...
Non feci altro che piangere, piangere e piangere ancora in preda al terrore che provavo. Un terrore di cui non riuscivo a comprendere niente neppure io stessa.
...FLASHBACK...
«Allora?!»
Preme di nuovo.
«È?!»
Rantolo.
‹P-perchè...›
Questo dolore atroce che sento penetrarmi il cranio e scuotermi ogni nervo, è qualcosa di disumano.
...FINE FLASHBACK...
‹Cos'è questa roba?!› -tremai.-
Cominciai a tremare.
Ad un certo punto mi sentiì appesantita. Come se penzolassi nel vuoto, in un vuoto più che totale. Ma il vuoto ti da una sensazione di calore? No, non dovrebbe, eppure, fu ciò che percepiì in quell'istante.
Forse avevo gli occhi chiusi. Attorno a me non sentivo niente. Era tutto confuso, offuscato, senza senso.
Mi sentiì dondolare. E in preda a questa leggerezza, non stavo poi così male.
Stavo volando?
‹Non stai volando, al massimo potresti precipitare, dritta all'inferno.›
Christian Jay (POV'S)
Mi trovavo insieme ad Aron.
‹Che giornata.› -mi stropicciai gli occhi.-
«C'è stato un bel trambusto oggi.» disse lui.
Chiusi la porta alle mie spalle, lo stavo riportando nella cella d'isolamento.
«Già...»
Ci incamminammo.
«Ogni giorno ho a che fare con qualche rottura.» aggiunsi.
Aron mi osservò con la coda dell'occhio «Meglio avere rotture che farsi rompere.»
Mi fermai e mi misi a braccia conserte.
«Dovrebbe essere una battuta?»
Anch'esso fermò il passo.
«Dipende da come la si vede.»
Io «Oh ce–..» «Sh!»
Sbattetti le palpebre «Mi hai appena fatto sh?»
«Non li senti?» mi chiese.
Mi voltai nella stessa direzione in cui stava guardando anche lui.
«Passi.»
«Sì, esatto.»
Notai una figura svoltare l'angolo.
Io «James c–..»
Mi bloccai all'istante. Gli andai incontro.
James «Serve aiuto!»
Io «Presto! Portala dentro, avanti.»
Apriì la porta e con l'impeto che ci misi nel farlo questa sbatté provocando un bel rumore.
Aron mi raggiunse «Quella è Taylor?!»
Lo fermai per le spalle.
«Chiama il medico–.. Anzi, no! Che dico. Vado io. T-tu resta quì.»
Corsi alla reception.
Aron Jones (POV'S)
La mise sul lettino.
«Che è successo?»
Non ebbi risposta.
«Ah–..» singhiozzò, le lacrime le solcavano le guance «Basta...» si morse il labbro così forte da farlo sanguinare.
Il mio sguardo guizzò sulla sua figura maschile.
Insistetti «Allora?!»
«Taci!» alzò la voce contro di me «Non dovresti nemmeno essere quì.»
Strinsi le mani a pugno ‹Questo chi cazzo si crede di essere?!› -percepiì la vena del collo pulsare.- «Ascoltami bene. Chi pensi di essere, è?!» sbraitai poi.
Mi gelò con lo sguardo «La guardia carceraria.» mi arrivò faccia a faccia «E tu sai chi sei?» ‹Io questo lo ammazzo.› «Sei il detenuto.»
«E quindi? Pensi che abbia paura?» gli andai ancor più vicino, le nostre fronti si stavano toccando.
Questo James rimase impassibile «No, ovvio che no. Ti conosco.» il suo sguardo era neutro e lui stesso pacato, mentre io tutto il contrario «Ma ricorda bene una cosa...» premette di più la fronte contro la mia «Nemmeno io ho paura di te.»
«Eccomi, l'ho chiamato. Arriverà fra non molto.»
Mi scostai da lui, ma non prima di avergli fatto prendere una mezza zuccata.
‹Questo è morto. Morto! Altroché!› -avevo i nervi a fior di pelle.-
Christian «Che state combinando? Vi sembra il momento?!»
Smise di darmi la minima attenzione.
'Sto James «Hai ragione, non è il momento per i litigi da bambini.»
‹Oh sì sì. Non è solo morto, ma pure sepolto! Sepolto!› -percepiì ballarmi l'occhio- ‹Che cazzo!›