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Chapter 22 - XXII° giri sbagliati

Chiara Silver (POV'S)

«4 2 7.»

Chi me rompe di prima mañana?› -mi chiesi.- Odiavo essere disturbata la mattina.

Mi tirai su a sedere ancora chiaramente intontita.

«Hai una visita.» ‹Una visita?›

Io commentai «A quest'ora?»

«Sì. Muoviti.»

Mi alzai dal letto, mi stropicciai gli occhi e poi gli chiesi «Che ore sono?»

«Le 08:00.»

«Como?!» esclamai.

Mentre mi stava scortando continuai a pensare che avrei ucciso chiunque mi avesse fatta svegliare a quest'ora.

Mi fece entrare nella stanza, dopo essermi seduta presi in mano la cornetta.

Cosa?!› -pensai più che irritata dopo aver visto in faccia il mio interlocutore.-

Prima che potesse dire qualsiasi cosa fui io a parlare «¡Te dije que me lo hicieras saber por carta!»

Mio fratello Mark «Lo sé.»

E allora porqué sei aquí se lo sai?!›

Dopo il nostro ultimo incontro gli avevo chiaramente detto di farmi sapere se avesse scoperto qualcosa per via letteraria.

Aparentemente no te escuchó.›

‹Noto che no me ha ascoltado!›

«Dime.» dissi con arrendevolezza.

Prima di parlare si guardò intorno per essere sicuro che nessuno ci stesse ascoltando.

«Ya no está en circulación.»

In che senso non era più in circolazione?

«Es ilegal.»

Io «¡¿Illegal?!»

Se era illegale, come potevano riuscire a procurarsela?!

«Dejaron de distribuirlo desde que descubrieron que en lugar de tratar a los pacientes les perjudicaba.»

Al posto de curare i pazienti li danegiaba?› -mi ripetetti nella mente.-

Allora in seguito decisi di chiedergli da quanto tempo non sarebbe più dovuta essere in commercio, lui mi rispose «A partir de 7 años.»Siete?! Ma–..› abbassai la cornetta. ‹Allora, porqué?›

La ripresi.

«¿Qué contiene? ¿Cuál es su función?»

«No sé.» nemmeno lui ne era a conoscenza.

Mi alzai dalla sedia.

L'unica cosa che avevo scoperto era che fosse ormai diventata illegale e che la sua distribuzione fosse stata fermata. Ma non a che cosa servisse veramente. Ma soprattutto, il suo contenuto, la sua composizione e quali controindicazioni causasse. ‹Non pensavo que potesse esere così grave.› -conclusi.-

«¿Ya te vas?»

«E che dovrei hacer ancora aquì?» non lo guardai.

Mark «Chiara...»

«¡¿Qué?!»

«Lo siento.»Gli dispiace?› -non potei fare a meno di ridere.-

«Dopo trés años me lo vieni a dire...»

Anche se non parlava per niente l'italiano quel che dissi sembrò averlo inteso.

Mark «No volveré otra vez. ¿Bien?»

«Bene.»

Strinsi i pugni lungo i fianchi.

L'unica cosa che ci separava era un vetro. Un niente, era solo un vetro. Uno stupido vetro.

Peccato che la differenza tra le due parti fosse così grande.

Da una parte, dalla mia, c'erano abusi di potere. Botte, violenza da parte delle guardie e ben altro. Una gabbia da cui non potevi uscire quando ti pareva. Mentre dalla sua c'era la più completa libertà ed un mondo totalmente da scoprire.

Il mondo in cui dovrei mettere yo i piedi, non él.›

...FLASHBACK...

Che puedo hacer?! Che puedo hacer?!› -penso.- Devo spremere le meningi!

Dovevo seguirlo.

Più in là noto la macchina dei miei. Senza pensarci due volte, entro in casa, prendo le chiavi senza fare rumore e poi mi dirigo verso la loro auto. Non ho né la patente e non so nemmeno guidare, però, qualche lezione in un parcheggio sarà stata più che sufficiente no?

Inserisco le chiavi, accendendola.

«Bueno.» dico.

45minuti

«Bene, soy riuscita a non suicidarme!»

Scendo.

Perchè laggiù c'è della gente che corre?

«Devi darmi la tua parte! Lo sai, vero?!» dice il tizio.

Mark!› -vedo mio fratello.-

Quello con cui sta parlando lo prende per la maglia e lo appende al muro.

«Non mi interessa se l'hai perso! Devi ridarmi i soldi!»

Alzò il pugno in aria.

«Se non me li ridai ti ammazzo, quì e ora! Hai capito?!»

Devo hacer qualcosa!› -penso in panico.-

Questo «Allora?!»

Arriva una gomitata nello stomaco a mio fratello che lo fa piegare in due!

«Mark!» grido.

L'uomo raccoglie da terra un mattone.

Mi fiondo prontamente verso di loro!

Questo «Ma co–..» non fa in tempo a fare niente prima che gli piombo addosso!

Gli cade il mattone di mano, lo prendo e lo colpisco con esso!

Mark «Chiara?» mi nota l'attimo dopo «¡¿Lo mataste?!»

Dopo aver udito le sue parole osservo il corpo di quest'uomo. Non c'è alcuna traccia di sangue.

Io «No creo.» poi mi muovo verso di lui «Vamo–..» «¡¿Qué haces aquí?! ¡Te dije que no vinieras!» mi interrompe dicendo che non sarei dovuta essere quì.

«¡Este no es el momento!»

Lo aiuto ad alzarsi.

Mentre ci dirigiamo alla macchina sento dire «Boss!»

‹¡Maldecir!›

«È ancora vivo!»

Quasi tiro un sospiro di sollievo mentre guardo quel tizio che si massaggia la testa nel mentre che si alza da terra.

Dopo essere saliti in macchina, mette in moto. Il silenzio è tombale. Non abbiamo ancora spiaccicato parola.

La strada è completamente buia.

«Mark.» ‹Haora gli faccio una bella ramanzina!› «Por qué continúas–..» «¡Mierda!» vengo interrotta.

Prima che possa domandarmi cosa stia succedendo noto dallo specchietto un paio di fanali che si avvicinano!

Mark «Son ellos.»

Ci stanno seguendo.

«Agárrate fuerte.» mi dice.

Mi aggrappo al sedile dopo essermi messa la cintura.

10minuti

Lui «Los hemos sembrado, por ahora, pero no tardará mucho en localizarnos.»

Non ci avrebbero messo molto a trovarci?

Io «¿Qué quieres decir?»

Siamo a casa.

Mark «Mierda...»

Ha anche da dir qualcosa dopo que para l'ennesima volta gli paro il culo?!›

«Vamos a dormir.»

Mark «No entiendes...»No capisco?› -mi volto verso di lui.- «Si descubren dónde vivimos, se acabó.»

Che vuol dire che se scoprono dove abitiamo è finita?

Salite le scale rimango da sola.

...FINE FLASHBACK...

Lo osservai allontanarsi.

...FLASHBACK...

Mark mi sveglia di soprassalto!

Io «¡¿Han llegado?!

«No...» fa una breve pausa «Es la policía.» La policia!?› -mi sale il panico.-

Sento bussare.

«Aprite immediatamente! C'è stata una segnalazione!»

Mi alzo subito dal letto, apro l'ultimo cassetto dell'armadio e mi intasco la marijuana.

Mark «¡Apúrate!»

Lo raggiungo.

Gli chiedo se ha preso tutto mentre usciamo dal retro. Non mi risponde.

‹Se trovano la droga en sus armadio–..› -senza terminare di produrre questo pensiero faccio dietrofront!-

*crack*

Hanno aperto un buco nella porta!

«¡Espera!»

Non posso aspettare.

Mi fiondo in camera sua e apro il suo armadio. ‹Dov'è?!› -mi dico, vedendo l'armadio vuoto.-

Esco dalla camera.

«Presa!»

Io «No! No tocarme!» gli urlo.

Gli tiro una gomitata ma questo non fa sì che molli la presa.

«Abbiamo trovato qualcosa!» dice l'altro.

En mia camera?› -penso.-

Volgo lo sguardo verso la stanza di Mark, lo vedo.

«¡Vete!» gli dico. ‹Yo soy spacciata, ma él può andarsene!›

Il poliziotto «Come dici?!»

Mio fratello indietreggia. E si volta. Lo guardo, mentre scappa via.

...FINE FLASHBACK...

Alzai la mano ancora chiusa a pungo e la feci schiantare sul bancone davanti a me.

Rimasi immobile come una statua, ad osservare il nulla.

Se solo quel dìa non lo avessi fatto fugir...›

«Hai finito?» mi raggiunse la guardia che mi aveva accompagnata.

«Sì.»

Mi riportò indietro. Varcammo il cancello automatico.

...FLASHBACK...

Alla fine sono stata arrestata. Sotto l'accusa di traffico della droga.

Quel giorno, trovarono dentro la mia camera la roba, non nella sua. Così la colpa è caduta esclusivamente su di me. Come se non bastasse il giorno che mi presero ne avevo altra in tasca. In più, nella mia camera c'era sia un bilancino che tutto il resto.

‹¿Por qué no dijiste la verdad?›

‹Porque nonostante todo, voglio bene a mi hermano.›

...FINE FLASHBACK...

Fu questo quello che pensai. ‹E soy stata una stupida.› -mi dissi.-

Mio fratello era finito anche in altri giri oltre a quello della droga.

La guardia «Dai, cammina che ho altro da fare.»

Ed io, da stupida quale sono, mi assunsi tutta la colpa senza neanche sapere esattamente di cosa.

Mi ero scavata la fossa da sola, al posto di costruirmi una vita me la distrussi, per una semplice frase non detta.

«Vuoi tornatene in cella o che cosa?» mi chiese.

Ormai non dormirò più.›

«Penso che me ne starò aquì en giro.»

«Bene.»

Mi tolse le manette.

Mi trovavo nella "stanza principale", o così veniva da me chiamata.

Questo era, come dire, un "cortile interno", o sala ritrovo per i detenuti. Anche se non la usavamo praticamente mai perchè preferivamo di gran lunga uscire all'aria aperta.

Da quì le guardie andavano e venivano.

Percorsi qualche metro trovandomi davanti alla porta del cortile. Non molto più in là c'era la mensa. Oltre a questo, in seguito, ti addentravi nell'enorme corridoio principale dove si trovano poi le celle. Alla sua fine ce n'era un altro costruito in orizzontale e lungo questo partivano tutti i corridoi.

Mi sedetti su una di quelle panchine scomodissime.

Avevamo molto più tempo libero di quanto si potesse pensare in realtà.

I classici orari in cui dovevamo ritrovarci tutti in mensa per forza erano il pranzo e la cena, la mattina invece dipendeva da come gli girasse. Il pomeriggio era completamente libero mentre la sera molto meno. Ma anche quì dipendeva da più fattori, da quali guardie ci fossero in giro, per esempio, era uno di questi.

Le luci venivano spente alle 22:45 per la maggior parte delle volte e la mattina ci si alzava alle 09:00, principalmente.

Era una vita piuttosto sedentaria per così dire.

Alzai lo sguardo, trovando un paio di occhi color del ghiaccio osservarmi.

-Voltai la testa di lato- ‹Se puede sapere che vuole?!›

In fine mi alzai, andandomene via.

Taylor Vega (POV'S)

Stavo uscendo dalla mia cella. Ero rimasta rinchiusa quì per tre giorni, senza muovermi. Il dolore non mi era passato del tutto ma perlomeno ora riuscivo a camminare dritta.

«Oggi non si esce.»

Ci disse la guardia mentre ci trovavamo davanti al portone che conduceva in cortile.

Qualcuno «Ma perchè?!»

La maggior parte si lamentò.

«Be'... Se volete uscire potrei anche farvi uscire, però diluvia. Non penso che qualcuno voglia inzupparsi.» spiegò.

Alla fine aprì comunque, alcuni uscirono mentre altri rimasero all'interno.

Io fui una tra quelli che decise di andare fuori. Ero rimasta anche fin troppo quì dentro e avevo bisogno di respirare dell'aria diversa. Mi sarebbe andata bene anche l'umidità della pioggia.

Notai Carlotta.

«Possiamo parlare?» le dissi.

Dopo aver udito le mie parole cercò di nascondere quel suo mezzo sorriso, che io però notai.

«Certamente.» acconsentiì.

Ci misimo in disparte.

Lei «Allora?»

«Va bene.»

«Uuh!» batté le mani «Ci è voluto poco per farti accett–..» la interruppi «In cambio avrò la tua protezione?»

Mi fece il segno dell'okay con le dita «Sicuro!»

Così fecimo un accordo.

Carlotta «Fra mezz'ora ti rivoglio quì. Capito?»

«Sì.» le risposi.

Mi voltai e mi allontanai.

Mi raggiunsero Sofia ed Enrico.

«Taylor. Che fine avevi fatto?»

Non gli diedi chissà quale spiegazione, mi inventai semplicemente che non mi ero sentita bene.

«1 0 3... Chi risponde a questo numero?» chiese una guardia con un plico di fogli in mano.

Lei si girò verso di egli «Sono io.»

«Oh! Hai una visita.»

Si diresse dentro «A più tardi.»

Aveva una visita?

Trascorse qualche ora, ci trovavamo dentro.

La vidi tornare verso di noi.

«Senti...» nel mentre che si sedette di fianco a me guardò di traverso Enrico ‹Che ha adesso?› «Dovrei parlarle. Ti dispiace?»

Lui si alzò parecchio irritato senza dirle una parola.

Lei fece srocchiare le dita «Ooh, là!»

Dato che rimase in silenzio le dissi «Allora? Non dovevi parlarmi?»

«Nah!» ‹Ma come?› «Volevo solo che si levasse dai piedi.»

Ridacchiai «Non ti piace proprio è?»

«No. Per niente.» disse duramente mentre lo osservava da lontano.

Io «Mmh...» le chiesi in seguito «E come mai?»

«Non mi convince.»

«Non ti convince?»

Al posto di rispondere alla mia domanda me ne fece un'altra «Non ti sembra strano?»

«Enrico? Strano?»

Cambiò posizione «Lascia stare.»

«Ma–..» «Comunque, una domanda da farti ce l'ho.» così rimasi in attesa «Come ti chiami?»

Mi osservò attentamente. ‹Ha uno sguardo strano.› -notai.-

Io scoppiai a ridere «Ma come come mi chiamo. Taylor! Lo sai! Non prendermi in giro!»

Io stavo ridendo, ma lei no.

«Sofia...?»

Cambiò di nuovo posizione.

«Il cognome, dico.»

«Non potevi dirlo prima?» le chiesi divertita.

Perchè aveva smesso di guardarmi in faccia?

«Vega. Di cognome faccio Vega.»

Non mi disse più nulla.

Lei «Il tuo amico sta tornando, quindi vado.»

Si alzò.

Perchè ho avuto questa strana sensazione?› -nemmeno io seppi spiegarmelo.-

Un'enorme dubbio. Vero? Un dubbio tanto grande, quanto inspiegabile, per te.›

Scossi la testa.

Era passata mezz'ora?

Dopo essermi messa in pieda mi diressi al punto d'incontro. Trovai una ragazza dai capelli azzurri.

«Sei tu Taylor?»

«Emh... sì. Ma Car–..» venni interrotta «Lei non c'è, come vedi.» ‹Questo lo noto anch'io.› -quasi mi fuoriusciì un lamento.- «Tieni. Questa è la roba che devi piazzare entro la settimana. Inizierai con poco.»

«Con poco?» strabuzzai gli occhi.

Era già tanto che mi stesse in mano!

Lei «Sì con poco. E ora mettila via!»

La nascosi nella tasca. Non potevo andare in giro con questa roba, si notava troppo! Sarei dovuta andare a nasconderla nella mia cella.

Mi disse «Bene, ci ved–..» «Maria!»

Fu interrotta.

«Chiara?»

«Taylor?»

Dissimo praticamente all'unisono.

Ci guardò entrambe, poi esclamò «Non pensavo che anche tu comprassi!» mi mise un braccio in torno alla spalla, o meglio, cercò di farlo data l'altezza.

«I-io... Emh...»

Appoggiandosi al mio fianco sentì una protuberanza, che era ciò che tenevo in tasca.

Saettò lo sguardo da me a lei.

Chiara «Che intendi hacer?!»

«Sono obbligata...»

«Ma cosa stai diciendo?!» alzò la voce.

Maria la ammonì «Vuoi per caso attirare l'attenzione?!»

Mi allontanai da loro.

Chiara «Por qué la avete messa in mezzo?!»

Dovevo andare a mettere giù questa roba il più in fretta possibile.

18:20

Era da tutto il giorno che correvo di quà e di là.

Passai di fianco ad una guardia.

«Che stai combinando?» mi chiese.

Mi guardò attentamente ed io gli sorrisi. ‹Devo fare finta di niente devo fare finta di niente devo fare di niente!› -continuai a ripetermi.-

«Commissario, la stavamo cercando.» lo raggiunse un altro.

Ne approfittai per allontanarmi velocemente.

«Il giro sta aumentando di nuovo.»

Mi fermai.

«Hanno ricominciato.»

Non potei far altro che ascoltare.

«Da quanto tempo?» gli chiese il presunto commissario.

«Da qualche mese.»

Decisi di andarmene.

-C'era una cosa che prima non mi ero mai chiesta- ‹Se mi scoprissero cosa mi accadrebbe?›

«Taylor.»

«Aah!» mi girai di soprassalto «Mi hai spaventata.»

Più il là notai una delle guardie dirigersi verso di noi.

«4 0 1.» mi chiamò per numero.

Risposi «Sì?»

Lui «Hai una visita.» si sistemò una ciocca di capelli biondi dietro all'orecchio.

Aveva detto, una visita? ‹Da parte di chi?› -e temetti la possibile risposta.-

Mi rivolsi a Sofia «Ci vediamo dopo.»

E poi lo seguiì.

Non voglio vederlo.›

‹Eppure non puoi evitarlo.›

Fermai il passo.

«Non mi va.»

Il biondo si fermò «Come?»

«Non voglio, digli che non ho intenzione di vederlo.» feci per tornare indietro.

Cosa vuole?› -mi chiesi guardando la sua mano stretta al mio gomito.-

«Non ti è concesso un rifiuto.»

Io «Come?»

«Andiamo.»

Dopo avermi messo le manette mi condusse in quella stanza. Appena fui entrata questa volta lo trovai già seduto.

«Ciao bambolina.»

Volsi il capo.

Piegò la testa di lato «Che c'è? Non sei contenta di vedermi?»

«Vuoi una risposta sincera?»

Si mise a braccia conserte «Certamente.» Ha un'espressione troppo tranquilla.› -pensai.-

Io «Be'...» mi torturai le mani, ero diventata all'improvviso meno sicura di quanto lo fossi prima.

Si alzò in piedi ed io indietreggiai in automatico.

Il suo passo era lento, tranquillo. Riusciva a farti provare angoscia quella sua lentezza. La tipica angoscia che viene provata da una preda mentre si trova in trappola, che si ritrova ad osservare il suo carnivoro mentre s'avvicina, senza poter scappare.

Si lasciò sfuggire una risata.

«Ti incuto timore?»

«Sì.» risposi.

Lui mi si avvicinò.

«Sai?»

Annusò l'aria.

«Riesco a sentire l'odore della paura.»

Fu ad un palmo dal mio viso.

«Ma cosa sei? Un cane?» mi scappò quasi una risata.

«Divertente.» commentò.

Si scostò, poi si girò, lasciando che lo osservassi di profilo.

Io «Per quale motivo sei quì?» gli chiesi, senza alcun giro da parole.

«Accertamenti.» girò per la stanza «E perchè mi sei mancata.»

Piegò in modo impercettibile la testa verso di me.

Cosa?!› -quasi soffocai con la mia stessa saliva.-

«Io... ti sarei mancata?» ripetetti incredula.

Fermò ogni suo movimento.

«Già.»

Mi fissò ed io deglutiì in automatico, quel suo sguardo sembrava perforarti. Mangiarti. Fino a consumarti completamente.

«Non hai niente da dire?»

Rimasi zitta.

Con uno scatto prese la sedia e la ribaltò! Il cuore prese a battermi più ritmicamente.

Lui «Incredibile!»

Indietreggiai pian piano, fino alla parete adiacente.

«Sai cosa rischio io a venire quì?! No! Certo, che non lo sai.»

Io «So–..» «Taci!»

Da pacato, per quanto potesse sembrare, era passato all'arrabbiato.

Fece quale passo finché non si ritrovò il muro davanti e quando lo ebbe raggiunto si fermò, dopo essersi voltato strisciò lungo di questo fino a sedersi per terra in una posizione un po' strana.

Ma cosa sta facendo?›

Sospirò rumorosamente «Nessuno mi vuole.»

-Avevo gli occhi fuori dalle orbite- ‹Questo è ancora più bipolare dell'altro!›

Dopo aver prodotto quel pensiero mi puntò.

Claus «Che c'è?»

Mise una mano sul ginocchio piegato e si tirò su.

Si riavvicinò «Mi trovi strano?» mi raggiunse «Pensi che sia pazzo?» mi fu ad un palmo dal naso.

Mi appiattiì contro alla parete.

«N-no!»

«No?!»

Mise un braccio a lato della mia spalla.

Fece cadere la testa in avanti, sembrò sghignazzare tra sé e sé.

«Secondo te non sono un pazzo?» mi chiese.

Tirò su la testa lentamente.

«Stai...» iniziai a dire «piangendo?»

Si riallontanò da me con un solo scatto.

Era voltato di spalle. Parve passarsi una mano sul viso per poi mettersi ad osservarla il minuto seguente.

Si mise a ridere di gusto!

Devo andarmene da quì.› -pensai- ‹In fretta.›

Continuò a ridere, a ridere e a ridere.

Claus «Com'è divertente!»

«Che cosa?»

Scattò con la testa verso di me «Il mondo, ovviamente.»

Tornò verso di me.