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Chapter 19 - XIX° nemici amici risse e ancora nemici

No,non è possibile.›

Si mise a ridere piuttosto di gusto.

Ha qualcosa di diverso.› -più lo osservavo e più me ne convincevo.-

Rise così tanto che si dovette tenere lo stomaco.

«Tu chi diavolo sei, se non sei lui?» proferiì nuovamente parola.

Smise di ridere. Pian piano la sua risata si affievolì. Fece un lungo respiro, probabilmente dovette riprendere aria, mentre la mia, sembrò venire a mancare pian piano.

Alzò la testa e si mise a ghignare con perfidia.

«Io sono Claus.»

Claus?›

Mi colpiì una fitta alla testa.

«Suo fratello.» aggiunse «Gemello.» precisò.

Ora potevo capire da dove provenisse tutta questa somiglianza fra i due.

Ma una differenza c'era, altroché se c'era.

Lui sembrava avere un qualcosa in più. Ogni aneddoto, o particolare che potesse sembrare insignificante, faceva la differenza.

Il suo sguardo.›

Nel suo di sguardo, non sembrava esserci la benché minima somiglianza con quello altrui. Né un briciolo di tranquillità e né un dettaglio d'emozione benevola. Tutt'altro. Era intriso di cupidigia, fermo. In quei suoi occhi ancor più scuri si intravedeva un'unica scintilla. Quella dell'odio. Quella del desiderio. Un paio d'occhi di quel tipo potevano essere desiderosi di far unicamente a pezzi gli altri. Non di certo di amarli, o di provare empatia per loro. No, solo di portare distruzione. Quel tipo di distruzione che ti consuma e non ti lascia più andare. Erano intrisi del barlume più impuro.

Un brivido. Un brivido mi trapassò l'intera spina dorsale quando fece quell'unico passo verso di me.

-Deglutiì- ‹Questo silenzio è questa finta calma piatta mi sta facendo andare fuori di testa.›

Mi trovavo seduta, mentre lui se ne rimase in piedi.

Decisi di riprendere io per prima la parola «Tu saresti suo fratello gemello...»

«Yes mia cara, vedo che sei stata attenta.» Il suo accento inglese si nota anche più di quello di Aron.›

Perchè ero stata portata quì proprio io?! Che poi, ottenere certi tipi di incontri, non era facile.

-Un'unico quesito continuava a frullarmi per la testa- ‹Glielo devo chiedere.› «Perchè hai voluto incontrarmi?»

Fece schioccare la lingua contro il palato «Ed ecco la domanda da un milione di dollari!»

Si sedette sulla sedia davanti alla mia.

Lui «Alcune persone mi hanno tenuto informato.» ‹Al posto di sfamare la mia curiosità me ne sta solo aggiungendo dell'altra.«E mi hanno informato anche di te.»

«Ti hanno informato di me...» ripetetti le sue parole in automatico.

Claus fece un mezzo sorriso e congiunse le mani tra loro «Sì, proprio così. E ne sono rimasto particolarmente interessato.»

Strinsi il bordo della sedia con le dita «E perchè mai?!»

«Ah, ah, ah! Con calma...» mi disse «La prima cosa che mi è saltata all'orecchio è stata la vostra particolare vicinanza.»La nostra particolare vicinanza?› -'sta volta lo pensai soltanto.-

«Di chi–..» «Di te e di Aron.»

«Hai preso un grosso abbaglio.» mi alzai dalla sedia.

Ben presto mi ritrovai la sua presa attorno al mio braccio.

Il suo alzarsi per riuscire ad afferarmi aveva provocato un bel frastuono con la prontezza che aveva messo in quel gesto.

«Non abbiamo finito

Mi risedetti quasi in automatico.

Devo rimanere calma.› -mi dissi. Anche se la sua presenza non aiutava per niente.-

Io «Non ha alcun senso...» parlai più con me stessa che con lui «Che cosa vuoi esattamente da me?»

Abbassò la testa, sembrò sorridere ‹Forse ci siamo.› «Niente.» ‹Che vuol dire... niente?!›

«Non ti credo.» gli dissi.

Claus si mise più comodo «E fai bene.»

Boccheggiai. Che avrei dovuto rispondergli?

«Del resto, non puoi di certo fidarti del diavolo.»

Deglutiì.

«Hai paura?» mi porse la domanda.

Cercai di farmi vedere forte «N-no.» ma la mia stessa voce mi tradiì.

Claus «Io sono molto più pericoloso di lui. Fai bene ad evere paura.»

«Più pericoloso... di chi?» chiesi, conoscendo già probabilmente la risposta.

«Di mio fratello.»

Dovetti quasi trattenermi dal ridere. Eppure da ridere non c'era, ma forse, la causa sarà stata il nervosismo.

Claus «Ti diverti? Attenta, bambolina.»

Mi placai in modo quasi immediato.

Si alzò dalla sedia. Sobbalzai, quasi mi venne un colpo!

Lui «Voglio che tu gli recapiti un messaggio, quando uscirà dall'isolamento, ovviamente.»

Si rimise il cappuccio.

«'Claus è tornato'.»

Si voltò in seguito per andarsene.

«E per quale motivo dovrei farlo?»

Queste mie parole fecero arrestare i suoi passi. ‹Perchè non taccio quando devo?› -mi sgridai da sola.-

Claus piegò leggermente la testa all'indietro facendo così intravedere solo un lato del suo viso.

«Perchè te l'ho chiesto con gentilezza.» mi rispose semplicemente.

Le parole sfuggirono dalle mie labbra senza che potessi ricacciarle indietro.

«E se non mi andasse?»

Stette per mettere un piede in avanti ma alla fine girò il busto completamente verso di me. Mi alzai anch'io. Egli appoggiò le nocche sulla superficie fredda del tavolino, chinandosi così verso la mia figura.

Claus «A che gioco stai giocando?»

«Io? A nessuno.»

Si rimise dritto, si diresse verso la porta, la aprì, e poi se la richiuse alle spalle.

Non ero io ad aver aperto il gioco, ma lui. Soltanto che questo era un tipo di gioco assai pericoloso. Dove se perdevi, perdevi e basta. Solamente che lui non sapeva che quando ero io a mettermi in gioco finivo sempre per vincere. Come potevo avere questa certezza? Non l'avevo. Sapevo solo che quando iniziavo una partita la concludevo.

E tu pensi davvero di poter vincere?›

‹Non puoi vincere o perdere se non sai a cosa si gioca.›

Udiì il suono della porta che venne aperta.

Steven «Andiamo.»

Che sia lui l'informatore?› -dovetti mettermi a pensare, ma non avrei potuto averne la certezza.-

Mi condusse in cortile.

Il mal di testa non era totalmente cessato, provavo ancora del fastidio, ma almeno non stavo soffrendo le pene dell'inferno.

«Hey bella stellina.»

«Maddai! Donde vás?!» poi si rivolse agli altri «Si dice così in spagnolo giusto?»

Che stava succedendo?

Notai tre ragazzi attorno ad una ragazza dai capelli color argento.

«Dai, vieni quà...»

«Mollatemi!» li intimò.

«Eddai, ti paghiamo! Ci verresti a letto con noi? Oppure hai smesso di farlo per soldi ed ora lo fai gratis?»

Ma che sta dicendo?› -mi diressi verso di essi.-

Questo le toccò i capelli.

Lei gli schiaffeggiò la mano e gli si avvicinò pericolosamente al viso «No sé quanto te convenga.» lo minacciò «Porqué di solito chi veniva con migo se ritrobava senza el súo membro.» indicò col dito verso la direzione della sua cintura.

Questo fece un'espressione mista fra la paura ed il ribrezzo.

Alzò una mano.

«Maledetta putta–..» «Che state facendo?!» mi ancorai al suo braccio.

La ragazza sgranò di poco gli occhi.

Il detenuto puntò lo sguardo su di me «E tu? Sei sua amica? Ti vuoi aggiungere?» ‹Cosa mi ha appena detto!?› mi fece mollare la presa strattonando il braccio.

L'altro «Che diavolo vuoi?!

Io ribattei «E voi tre che diavolo volete da una singola ragazza?!» strinsi le mani in due pugni. ‹Non finirà bene.› -mi disse. Ma ne ero ben più che consapevole anche senza il suo aiuto.-

«Non è ovvio?» alzò le braccia a mezz'aria e sorrise in modo accattivante con nonchalance.

Lei «Tiene pure el coraje de dirlo asì. Tśh!»

«Perchè non te ne stai zitta visto che quà non ti capisce nessuno?» fece ridere i suoi amici con questa stupidissima frase.

Mi introdussi nella conversazione in sua difesa «E tu perchè non taci vista la tua stupidità?»

«Come hai detto?»

«Mi hai sentito.»

Mi si avvicinò prontamente «Con chi pensi di parlare, con una normale persona che incontri per strada?»

«Hei!»

Ci voltammo verso quella voce.

Chiara «Pezzi di stronzi, qué pasa?»

Era così bassa che vederla arrabbiata sarebbe potuto sembrar buffo, in questo momento lo era, e di buffo non aveva proprio niente.

Uno di loro «Hei ,nanetta!»

Chiara gli si avvicinò a passo svelto. Questo non fece quasi in tempo a mettersi a ridere che si beccò un pugno dritto nello stomaco!

Mi copriì la bocca con le mani, ma non riusciì a non mettermi a ridere!

«Malede-tta...»

Lei gli regalò un sorriso a trentadue denti.

Gli altri due stettero per andarle contro ma fu qualcun'altra a fermarli. La ragazza che prima si trovava di fianco a me corse verso uno di loro e gli tirò una ginocchiata, colpendogli la coscia! Questo perse ovviamente l'equilibrio e cominciò a lamentarsi come un bambino!

Chiara «Alla stragrande Umber!» la incitò mettendosi a saltellare.

Quello che era stato colpito alla gamba la trattenne però per i pantaloni quasi tirandola giù con lui!

Io «Mollala subitooo!»

Gli saltai addosso!

Questa più che una rissa da carcere sembra una battaglia fra alunni e alunne della scuola elementare.›

Quà stava sfociando tutto nel più completo caos!

Io ero ancora ancorata al busto di questo pezzo di idiota mentre cercava di rialzarsi invano.

«Mollami sottospecie di cozza!»

«Giammai!»

Continuava a dimenarsi ma non sapeva che io la presa non la lasciavo mai!

Chiara andava a zig zag e assomigliava sempre più ad uno di quei pugili pronti al combattimento in attesa di udire quel famoso ding. Chi le stava davanti invece rimaneva fermo senza sapere più cosa fare non volendo più beccarsi probabilmente un altro colpo allo stomaco come quello precedente.

Io mi sentiì afferrare da dietro per i capelli, il terzo di loro era entrato in azione! ‹Accidentaccio!› -mi lamentai.-

Come hai fatto a farti coinvolgere così si può sapere?!›

La ragazza dai capelli argentei, Umber, cercò di spingerlo via ma questo si girò male e la fece cadere per terra dopo averle tirato una gomitata.

Intanto non aveva mollato la presa dai miei capelli.

Diventai nera «Non-devi-prendermi-per-i-capelli!»

Cercai di afferrare la sua mano mentre ero ancora sopra questo stupido scimmione. Alla fine mi alzai da lì, mi voltai, e gli tirai una testata in pieno volto!

Misi entrambe la mani sulla fronte. ‹Che male che male che male che male che male che maleeee!› -me ne lamentai in seguito.-

«Aaaaah! Cazzo, mi ha rotto il naso!»

Quell'altro nel frattempo si era alzato, mossi un passo ma mi sentiì afferrare per la gamba e caddi al suolo.

-Mi fu subito sopra- ‹Maledizone!›

«Taylor!» qualcuno fece il mio nome.

Mi ritrovai il suo brutto muso anche fin troppo vicino alla faccia per i miei gusti.

Questo tizio «E adesso?»

Mi divincolai!

Umber gli tirò un calcio sulla schiena mentre quell'altro la stava tirando indietro!

«Bastardo te mato!» urlò Chiara.

Vidi che quello là l'aveva sollevata da terra e che la stava tenendo da dietro mentre lei continuava a colpirlo sulle braccia.

Ambra «Che mi sono persa? Vi state divertendo e non mi chiamate?» ‹E lei quand'è spuntata fuori?!›

Il tizio che teneva Chiara indietreggiò per il suo continuo agitarsi. Ambra alzò un piede e lo fece inciampare!

*fiiiiiii fiiiiiii*

«Fermatevi! Che state facendo!?»

Arrivarono da noi quasi una decina di guardie.

Merda.› -pensai forte e chiaro.-

*fiiiiiii*

«Fermateli!»

Il tipo che si trovava ancora quasi sopra di me venne tirato su con la forza ed io assieme a lui. Mi stava stringendo il braccio in una morsa, me lo voleva spezzare?!

Mi lamentai. Mi stava facendo dannatamente male.

Con lo sguardo cercai le altre.

Tirarono una manganellata al tipo che prima aveva tirato su Chiara, questo cadde in terra.

Chiara «Fottu–..»

Non terminò la frase che lei se lo beccò nello stomaco.

«Chiara!» cercai di dirigermi da lei invano.

Quello che ancora mi teneva saldamente mi buttò per terra in malo modo ed io sbattetti l'intera parte destra.

Maledizione...›

Ancora a terra allungai un braccio verso di lei ma la guardia me lo impediì.

«Aaah!» urlai.

Me lo stava schiacciando col piede.

Poi guardai nella direzione di Umber. Uno di loro la stava trattenendo col manganello puntato al collo!

«La vuole strozzare?!» gridò Chiara contro di lui mentre era ancora piegata in due.

I tre ragazzi erano riversi a terra e trattenuti.

«Tu ferma dove sei!» dissero rivolti verso Ambra.

Lei alzò le mani. Le stavano puntando contro il manganello.

«Hei! Che sta succeden–..» fu interrotto «Non fare un altro passo!»

Io questo quì l'ho già visto.› -mi venne da pensare.-

Il ragazzo lo osservò in cagnesco e si tirò su le maniche.

Poi, rivolse il suo sguardo nel mio.

‹L'ho già incontrato.› -e ne ero certa.-

Un certo tipo di occhi di quel colore non potevi di certo scordarli. Sembravano essere più chiari del ghiaccio e più profondi dell'oceano.

«Vuoi per caso finire per l'ennesima volta in isolamento Siragusa?»

La tensione era davvero alta.

Chiara «Fatti i cazzi tuoi!» disse rivolta verso il ragazzo.

Lui puntò gli occhi su di lei in seguito, rimase a guardarla, e non glieli staccò più da dosso.

Ci tirarono su uno ad uno e, chi di peso, chi perchè trascinato, fummo costretti a seguirli fino alle celle d'isolamento.

-Passato il corridoio mi cadde l'occhio sulla cella in cui si trovava Aron- ‹Sarà ancora lì dentro?›

Ci sbatterono dentro alle rispettive celle in malo modo, le stavamo occupando praticamente più della metà. Noi eravamo in sei, le celle dieci, anche se ne ricordavo di meno.

Li udiì allontanarsi.

«Ma pensa te se abbiamo dovuto farci pestare da delle ragazze!» si lamentò uno di loro.

Chiara «Sta' zitto coglione!» la sentiì dire in lontananza.

Adesso per quanto tempo saremmo dovuti rimanere quì?

2 giorni

Se i miei calcoli non erano sbagliati, erano trascorsi due giorni. Anche se mi era piuttosto difficile esserne sicura dato che nessuno si era ancora fatto vivo e né ci aveva portato da mangiare o da bere.

Udiì dei passi, mi alzai da terra!

«Hei!» parlò uno dei ragazzi «Dateci qualcosa da mangiare!»

«Fra non molto uscirete da quì, quindi non c'è bisogno di lamentarsi tanto.» ‹Ma questo è Christian?!› -mi chiesi quando in automatico quando riconobbi la sua voce.-

Trascorsero altre ore.

Lo stomaco non faceva altro che brontolarmi e questo silenzio sembrava fare più rumore del rumore stesso.

I miei timpani percepirono lo scorrere delle porte.

«Fuori da quì

Ci stavano facendo uscire?

Mi alzai sgranchendomi le gambe in seguito per poi dirigermi verso la porta. Davanti a me si presentò una delle guardie, mi prese con sé ed io la seguiì.

Ci portarono a mensa. Giusto in tempo per cenare.

Chiara «Maldición, no ne potevo più!» commentò.

«Concordo in pieno con te.» la assecondai.

Più in là notai quei tre tipi guardarci in cagnesco. Alzai la mano verso di loro e gli feci il dito medio. Ovviamente lei appena mi notò farlo mi assecondò, facendogliene persino due.

Ora però basta mettersi nei guai per un po'.› -mi riprese ed io misi giù il braccio.-

Presimo posto.

16:00

Ovviamente eravamo tutti i cortile.

Mi stavo dirigendo in bagno.

«Grande mora!»

Ma sta parlando con me?› -mi chiesi.-

Voltai il capo ma non gli riposi nulla, continuai solo a camminare. Ero quasi giunta in bagno.

Qualcuno mi si parò davanti.

«A quanto pare hai tirato su un bel polverone un paio di giorni fa è?» mi disse la ragazza con un'espressione divertita. ‹Perchè mi sembra di averla già vista?›

Apriì la porta del bagno.

Lei «Ti sei già dimenticata di me?»

La osservai meglio. Sì, l'avevo già vista, ma dove?

«Mmmh...»

«Ce l'hai ancora la spugna che ti ho regalato?» ora me l'ero ricordata, ecco di chi si trattava.

Dopo aver fatto i miei bisogni tirai lo sciacquone ed usciì dal bagno.

Io «Sì. E ti devo ancora ringraziare.»

Sventolò una mano davanti al viso «Oh, tranquilla. Avrai modo di ripagarmi. Puoi starne certa.»

Perchè ho una brutta sensazione? -mi chiesi.- «Che vuoi dire? Di cosa stai–..» mi interruppe «Maddai. Non pensavi davvero che te l'avessi regalata senza chiederti qualcosa in cambio?»

«È soltanto una spugna.» le feci presente.

Si scostò una cioccia dei suoi capelli ricci dalla fronte «Sì, forse hai ragione.»

Andò via. Mi lasciò lì così, confusa e senza parole.

Notai che qualcuno riaprì la porta, pensai fosse lei, ma erano delle ragazze. Non ci diedi peso e mi avviai all'uscita.

Mi stavano guardando attentamente.

Non guardarle. Non guardarle.›

Posai soltanto per un attimo lo sguardo su di esse.

«Wei, ragazzina. Ti serve qualcosa?»

«No.» tagliai corto.

Appena le fui affianco mise un braccio in avanti per fermarmi «Ah no? E allora perchè mi stavi guardando?»

Tenni gli occhi bassi «Non ti stavo guardando.»

«Ah no?» parlò l'altra.

«No!»

La ragazza in questione mi diede una spinta.

'Sta volta la guardai dritta nelle pupille «Cosa vuoi?»

Non ho più voglia di perdere tempo con questo tipo di persone.›

«Tśh! Cosa voglio. L'hai sentita?» mi prese in giro.

Non fare mosse avventate.›

‹E che dovrei fare?!›

«Ah asco–.. Oh. E queste chi sono? Amiche tue?» Lei cosa ci fa ancora quì?› «Mmh, no, non mi sembra.» come si porse la domanda si diede anche la risposta.

Osservai la ragazza che qualche istante prima aveva cercato di minacciarmi dicendomi che le dovevo un favore a mia volta.

Le due detenute la stavano guardando.

Questa si rivolse a loro «Dateci un taglio.» e poi a me «Dai, muoviti.»

Io «Ma–..» non feci in tempo a protestare che mi prese per mano e in seguito mi portò lontana dalle loro grinfie.

Eravamo fuori dai bagni, stavamo camminando lungo il corridoio.

Decisi di prendere parola «Come hai fatto?»

«A non farmi pestare?» mi chiese retoricamente «Sono piuttosto rispettata, tutto quà.» ‹Non mi fido di lei.› -e non mi fidavo per davvero.-

Eravamo quasi fuori.

Lei «Oh, ascolta» ‹Cosa vuole ancora?› «adesso sì che mi devi un favore.»

«No! Non–..» feci un passo in dietro, per poi pensarci su un attimo.

Ghignò divertita «Ah no? Se non fosse stato per me chissà come saresti conciata ora come ora.»

Non potei negarglielo.

Mi mise una mano sulla spalla «Be' allora ci vediamo presto!» sorrise beffarda «Carlotta.» ‹Come?› «Tieniti a mente questo mio nome.»