Aron Jhones (POV'S)
Ci trovavamo in corridoio.
Christian mi stava scortando di nuovo in isolamento con premura ‹Anche fin troppa.› -feci una smorfia di disappunto.- «Guarda che so camminare.» gli ricordai.
Lui saldò ancora di più la presa sul mio braccio «Smettila di fare il bambino...»
«E tu dovresti smetterla di farmi da badante.» risposi a tono rimanendo fermo sulla mia posizione.
Ribattette «E tu dovresti cercare di non sprecare fiato, sei ancora debole.»
Io in tutta risposta sbuffai «Se ti dico che riesco a camminare vuol dire che riesco a camminare.» cominciai ad innervosirmi, non solo per la situazione, ma perchè quasi ogni volta che parlavo perdevo la voce e la cosa mi infastidiva parecchio.
«Ah sì?» mi stava prendendo in giro?
Fermai il mio passo «Non sono mica handicappato.»
Christian non mi diede ascolto «Ci stiamo mettendo un'eternità a causa dei tuoi capricci–..» «Capricci?!» alzai il tono di voce e parvi una gallina a cui stavano tirando il collo, cosa che mi fece saltare ancora di più i nervi. ‹Quei bastardi me la pagheranno cara.› -pensai con ardore.-
Lui «Smettila.»
Mi divincolai dalla sua presa «E mollami!»
«Okay!» gridò, ormai si era spazientito.
Andò avanti incitandomi quindi a camminare, percorsi qualche metro, ma dovetti fermarmi.
Si girò verso di me e mi osservò con un sopracciglio alzato.
«Che vuoi?»
Si voltò e mi lasciò indietro.
Ogni tanto si fermava per aspettarmi, ma non gli avrei mai chiesto aiuto. Non ne ero abituato.
Dopo un tempo che parve infinito arrivammo a destinazione.
-Notai che alcune delle celle erano chiuse.- ‹Allora non mettono sempre e solo me nelle celle d'isolamento.›
Christian non spiccicò più neanche una parola.
La porta si richiuse.
Feci per andarmi a mettere a sedere, ma fermai il passo. Avevo lo sguardo puntato sul pavimento. La pastiglia blu che avevo disintegrato era ancora lì, erano solo stati sparsi nel trambusto i suoi rimasugli. Questo pavimento ne era pieno. Se avessero deciso di pulirlo probabilmente ne avrebbero tirata su una bella montagnetta.
Ci misi sopra il piedi spargendola ancora di più, fino a disperderla. In fine ci montai sopra per poi andarmi a sedere.
Osservai quel punto ancora a lungo.
«Ohioi...» ‹Merda, sembro un vecchietto.› -mi dissi da solo.-
Mi misi nella posizione più comoda a cui potessi aspirare.
-Stavo facendo di tutto per non pensare a quella questione...- ‹Lei cosa c'entra con questo tipo di medicinale?› -con scarsi risultati.-
In seguito udiì alcune voci. Probabilmente saranno stati i miei compagni d'isolamento.
«Be', poco importa.» mi sdraiai.
Taylor Vega (POV'S)
Chiesi «Chi sei?»
Mi sdraiai lungo il pavimento mettendomi a guardare attraverso la griglia di ferro impiantata vicino all'angolo della parete a sinistra della porta, cosa a cui non avevo fatto caso.
«C'è qualcuno?»
‹Non vedo niente accidenti!›
Mi tirai su a sedere. Me l'ero forse immaginato?
«Sì! Una persona che dovrebbe pisciare, quindi vedete di farmi uscire!»
No, non me l'ero immaginato.
Tornai con la faccia per terra.
Agli occhi del mondo sarei potuta sembrare uno di quei fanatici che spiano le loro celebrità senza ritegno attraverso le fessure.
Io «Quanto rimarrai quì?» tesi l'orecchio.
«E smettila!»
Me lo dovetti massaggiare, mi aveva urlato direttamente nel timpano!
«Fa' silenzio.»
Mi appoggiai con la schiena lì affianco.
Io «Sono contenta di non essere da sola, sai?»
Silenzio.
«Se conti su di lei puoi star certa che non ne ricaverai molto.»
-La mia testa scattò dall'altra parte, dove si trovava l'altro bocchettone- ‹C'è qualcun'altro quindi?›
Aveva un tono di voce davvero particolare.
La cosa che più mi sorprese però fu che ce ne fosse uno sia uno destra che a sinistra. Quindi avrei potuto interagire con ben due persone.
«Ma come sei simpatico!»
Stavano battibeccando?
«Tu come mai sei finita quì?» mi chiese il ragazzo.
«Ho disobbedito–..» mi bloccai, -Mi vennero in mente le sue ultime parole, quelle di Christian- ‹Devo smetterla di pensarci così tanto.› - mi dissi, anche se mi era difficile smettere di farlo come avrei voluto.- poi ripresi a parlare «Ho disobbedito ad ogni regola che mi era stata imposta...»
«Capisco.» mi sembrò di capire che disse.
Non era così semplice comunicare in modo cristallino da una parte all'altra della stanza attraverso questi sottospecie di condotti dell'aria.
Quindi mi avvicinai.
Chiesi al mio interlocutore «Come mai ti trovi quì tu invece?»
«Solite cose...»
«Ma sentitelo!» si intromise la ragazza con cui stavo cercando di fare conversazione l'attimo prima, perchè ora ero sicura che fosse una ragazza.
Lui «Martina, almeno io non finisco in questo posto un giorno sì e l'altro pure.» ‹Pessima condotta èh?›
La presunta Martina «E quindi?»
Bene,avevano ricominciato a battibeccare. Ma li lasciai comunque fare. Ero contenta di non essere più sola e questo mi bastava. Persino sentire loro due parlare fra loro mi faceva stare meglio.
Mi misi in un angolo.
Non feci altro che fissare la lampada a led sopra la mia testa, anche perchè altro non si poteva di certo fare.
Aron Jhones (POV'S)
‹È una mia impressione o finalmente hanno smesso di urlare?›
Potetti tornare a rilassarmi,bcosì chiusi gli occhi. O almeno ci avrei provato.
Taylor Vega (POV'S)
Mi balenò in testa un'idea quasi illuminante. Con impeto decisi di alzarmi e di dirigermi verso il condotto dove al di là si trovava il ragazzo.
«Mi senti?» non mi rispose così alzai il tono di voce «Scusami...?»
«Che c'è?» mi aveva sentita!
«Sapresti dirmi che ore sono?»
Ci dovette pensar su un attimo, perchè la risposta non mi arrivò subito «Penso che siano le 16:00 di pomeriggio.»
«E da quanto ti trovi quì?» chiesi ancora.
«Da ieri.»
Ma com'era possibile? Quando ero arrivata mi erano sembrate tutte chiuse...
Quindi, cercai di fare due calcoli, ma non riusciì comunque a tornarmi niente che mi potesse essere utile.
«Okay, ti ringrazio.»
Misi un dito sotto il mento con fare pensante. ‹E se mi trovassi quì da prima di lui?› -mi porsi la domanda- ‹Ma non gliel'ho chiesto!› -mi ricordai.-
«Ascolta!»
Lui mi precedette, facendo cadere ogni mio dubbio «Se mi stai per chiedere se quando sono arrivato tu ti trovavi già quì non so dirtelo.»
«G-grazie.» ‹Spaventoso...› -pensai interdetta.-
Mi allontanai.
Guardai verso la parete sinistra, era la mia ultima possibilità, così mi ci avvicinai.
«Emh, scusa...?»
‹Non mi avrà sentita.›
«Cosa vuoi?» rispose in seguito piuttosto scocciata.
Scostai i capelli da un lato e con fare nervoso le feci la stessa domanda che avevo posto a quell'altro.
«Perchè vuoi saperlo?»
Io «Per capire da quanto sono quì.»
Niente.
«Ci se–..» mi interruppe «Senti. Si chiama isolamento apposta, quindi lasciami in pace!»
Mi venne spontaneo imbronciarmi.
‹E adesso che faccio?›
‹Insisti!› -mi consigliò.-
Però se avessi insistito troppo mi avrebbe probabilmente uccisa, giustamente. Ma in fondo non potevo di certo restare col dubbio, quindi decisi di non pensarci troppo.
«Ho bisogno di saperlo.»
Fu una mia impressione oppure le mie orecchie udirono davvero una sottospecie di verso animalesco provenire dall'altra parte?
«È una risposta simile al sì?»
Ci fu anche troppo silenzio. Tesi meglio l'orecchio in cerca di un qualsiasi suono, ma ben presto arrivò e mi allontanai di scatto per lo spavento! Aveva colpito la griglia di ferro col piede probabilmente.
Mi sembrò di percepire uno spostamento d'aria, si era accucciata anche lei?
Mi disse «No, tu sei arrivata quattro giorni dopo di me e io mi trovo quì da una settimana. Contenta?! E ora lasciami stare!»
Quindi mi trovavo quì da tre giorni?
Io «Ti ringrazio.»
«Zamovkny, khren!» ‹Ma che lingua è?› -mi chiesi.-
«Cosa...?» domandai.
«Silenzio! Ho detto silenzio!»
Mi ammutoliì.
Christian Jay (POV'S)
«Ma quindi sei già stato rimesso in servizio?» gli chiesi incredulo.
James «Te l'avevo detto no?» mi fece l'occhiolino.
Era sempre il solito!
Io «Allora dovresti farmi un favore.»
«Di che tipo?»
«Te lo spiegherò più tardi, ma non so quanto tu possa essere d'accordo su tutta la questione.»
Il mio amico mi rispose semplicemente «Mah, dipende.» ‹Non ti conoscessi...› «Comunque va bene.»
Taylor Vega (POV'S)
Non stavo facendo altro che starmene con la testa all'ingiù.
Mi facevano male le braccia e ad un certo punto crollai per terra.
Ero riuscita a rimanere nella posizione a ponte per una trentina di secondi, diamine, era difficile!
Decisi di non riprovarci, rimasi a pancia in su e misi un braccio sul viso a coprirmi la visuale.
‹Mi sto annoiando.›
Eppure ero stata così felice di sapere che non fossi l'unica ad essere quì.
Ma dove mai pensavo di essere? Ero stata proprio sciocca nel pensare che mi sarei potuta far due chiacchiere facendo passare così il tempo più in fretta.
*dedeng*
Ci avevano portato la cena.
«Vi ho già detto che devo andare in bagno!»
Ridacchiai.
Feci ritorno nel mio angolo con il piatto di carta plastificata in mano.
Osservai il cibario, cosa mai sarebbe dovuto essere? Sembrava una poltiglia. Già il cibo non è che fosse granché, ma quì in cella d'isolamento sembrava essere pure peggio! Lo toccai con un dito ma lo ritrassi quasi subito. Anche se avessi voluto mangiare soltanto il pane non sarei riuscita ad addentarlo per quanto fosse secco.
Quà non avevano orari nello spartire il cibo ed era anche per questo motivo che non riuscivi praticamente mai a capire che ore fossero. Oltre a questo a volte si dimenticavano anche di portarlo, o se ne fregavano, le possibilità erano pur sempre due. Perlomeno questa volta si erano ricordati di darmi un bicchiere d'acqua.
Non toccai niente di tutto ciò, non mi andava proprio. Lo appoggiai per terra.
«Taylor, 4 0 1, stanza 4...»
Volsi lo sguardo verso la porta.
‹Sbaglio o ha detto il mio nome?›
La porta sembrò iniziare ad aprirsi! Neanche attesi la sua completa apertura che già mi feci trovare lì davanti.
Mi si presentò dinnanzi una guardia.
«Sei tu?» mi chiese.
Gli feci la radiografia.
‹Se in questo posto tutte le guardie carcerarie giovani di sesso maschile sono così potrei anche decidere di restarci per sempre!›
‹Ma ti senti?!›
Mi sventolò una mano davanti al viso.
«S-sì!» ‹Che figuraccia...› -pensai con vergogna.-
Egli «Bene, andiamo.»
Feci un passo ma fui fermata dal suo braccio che mi si parò davanti.
«Non lo mangi quello?»
Non capiì subito a cosa si riferisse ma seguendo il suo sguardo mi ricordai di non aver toccato cibo e di averlo lasciato lì per terra.
Io «Non–..» «Devi mangiartelo.» ‹Cosa?› -rimasi spiazza dal tono che usò.- «Pensi che il cibo sia gratuito?»
«N-no.»
«Solo quando avrai finito potrai uscire.»
Glielo dovetti dire «Non è buono...»
La guardia, che prima si stava per dirigere verso la porta, fermò il passo.
Lui allora mi disse «Si vede che non hai mai avuto davvero fame.» ‹Ma che vuol dire?!› «Non sei l'unica che si trova male col cibo che gli rifilano, non ti credere. Però quando ci si ritrova in certi luoghi te lo devi far andare bene. Quindi mangiatelo.»
Appena ebbe concluso il suo breve monologo si diresse fuori da quì, non chiuse la porta. Si mise semplicemente lì affianco a fare la guardia con le braccia conserte.
‹Però, dai, è un gentil–..› -interruppi la mia stupida coscienza- ‹Vedi di farmi il piacere.›
Osservai quella cosa che sarebbe dovuta nominarsi cibo. Presi il piatto fra le mani e dopo essermi tappata il naso iniziai ad ingozzarmi. Cercai di finirlo il prima possibile. Più cercavo di deglutire, più sembrava fermarmisi in gola! Avrei dovuto sforzarmi al massimo delle mie possibilità altrimenti non sarei uscita di quì e lui non pareva proprio una persona con cui far scherzi.
Avevo decisamente il voltastomaco.
«Hai terminato?»
Risposi a fatica «S-sì...» ‹Sto per vomitare.› -misi una mano davanti alla bocca appena produssi quel pensiero.-
«Allora andiamo.»
Mi ammanettò e mi condusse fino alla mia cella originaria.
Appena si chiuse la porta addietro mi gettai letteralmente sul gabinetto!
‹Odio vomitare.›
Mi sedetti lì affianco.
Se avessi potuto rigettare fuori in quel modo anche ogni mio problema non avrei esitato nel subire questo supplizio ogni giorno. Ma a mio malgrado, non era una cosa possibile. La mente non era un'apparato da cui potevi espellere ciò che meno ti aggradava.
1 giorno
Non mi avevano ancora fatta uscire.
*clack*
Volsi lo sguardo verso l'entrata.
La guardia «4 0 1, andiamo.»
Mi tirai su in piedi e lo seguiì.
-Non mi mise le manette, così pensai- ‹Penserà che ho avuto una buona condotta fino ad ora.› -anche se poi in realtà così non era, ma di certo non potevano saperlo...-
Mi portò in mensa.
14:21
Come al solito questo era l'orario dove i detenuti si ritrovavano in cortile.
Sbuffai annoiata.
«Taylor dov'eri finita?» mi chiese Ambra appena fu davanti a me.
‹Se solo immaginassi...› «Ho avuto qualche giorno di punizione.» cercai di tagliarla corta.
Ambra «Mh, ho capito.» fece una pausa e si guardò in giro «Comunque hai scoperto qualcosa?»
«Di cosa parli?» le chiesi distrattamente.
Lei «Del farmaco.»
«Oh.» mi sembrò di essere appena stata risvegliata.
«Allora? Chiara–..» «Detenuta 1 1 6!» la richiamarono «Vieni un attimo?»
Lo guardò e poi mi disse «Ora devo andare, dopo però parliamo.»
«Okay, va bene.»
Mi salutò con la mano e si diresse verso di loro.
Mi ritrovai di nuovo da sola.
Il sole oggi era alto, eppure l'aria era abbastanza fresca. Mi tirai giù le maniche della felpa che mi avevano dato in dotazione col vestiario del carcere appena ero giunta quì.
‹Lo ricordo come se fosse ieri.›
...FLASHBACK...
«Mettete le vostre cose dentro al vassoio, qualsiasi cosa che siate riuscite a portare con voi rimarrà in questa stanza.» ci dice.
Mi levo l'orologio che mi ha comprato mia madre l'ultima volta che siamo uscite insieme. Lo osservo, non lo vorrei togliere. Espiro e poi lo slaccio senza dire mezza parola.
«Contro il muro!»
‹Che vuol dire?› -mi chiedo.-
Eravamo già state controllate prima di entrare quì dentro! Ci hanno fatte spogliare e mettere le divise.
«Perchè?»
Prima che possa dire qualcosa vengo preceduta da una ragazza.
Le altre la guardano storto. Non avrebbe dovuto fare quella domanda forse?
Io lei e un'altra siamo le uniche che non ci siamo messe contro la parete.
Questa si avvicina a lei col manganello in mano.
«Sono le procedure.» dice «E ora muovetevi!»
Decido di fare come dice.
«Giù i pantaloni.»
«Ma che vuol dire?!» questa volta sono io a parlare.
Mi sembra che qualcuno abbia commentato, ma è l'ultima cosa a cui faccio caso in questo momento.
La tizia si avvicina a me «Hai qualcosa da ridire?»
«Non capisco il senso.» le rispondo.
Sospira, poi dice «Mettiti contro alla parete senza fare troppe storie.»
Rimango ferma.
«Te la sei cercata.»
Io «Che–..»
Non finisco la frase.
«Qualcun'altra vuole fare l'eroina?» parla col manganello che ancora tiene in alto.
Me l'ha tirato dritto sullo stomaco.
Dopo aver appoggiato la mano contro al muro mi tiro su con fatica. Non sono ancora dritta in piedi. Mi appoggio contro la superficie di esso.
Questa «Avanti!»
Mi tira giù i pantaloni.
«Voglio i vostri culi al vento!»
Le altre fanno lo stesso.
Do un occhio alla ragazza che ha osato lamentarsi prima di me, mi guarda con dispiacere.
«Tu sarai la prima ad essere controllata.» mi dice dopo essersi avvicinata al mio orecchio.
‹Che cazzo vuol di–..› -non faccio in tempo a finire di formulare il pensiero.-
Una lacrima mi solca la guancia.
«Aih...» mi lamento.
Lei non ci fa caso, oppure, fa finta di nulla.
«Vedete? È tutto molto semplice, non vi facciamo niente di che.» ‹Questo sarebbe niente di che?› «Voi dovete solo fare le brave e ubbidire a ciò che vi diciamo di fare.»
Continua come se nulla fosse mentre parla.
‹Questo posto fa schifo.›
‹No, è l'intero pianeta a fare così schifo.›
‹Sì. E ognuno di loro pagherà.›
...FINE FLASHBACK...
Il mal di stomaco tornò a farmi compagnia.
Ebbi un conato, mi avviai subito verso i bagni.
«Hey, fai attenzione!»
Andai contro qualcuno ma non feci nemmeno caso a chi fosse.
Varcai la porta, per fortuna i bagni erano proprio a qualche metro da lì! Non vomitai ma rimasi comunque in bagno per qualche minuto.
Decisi di uscire e di far ritorno al cortile.
«Gioia cara...»
Sentiì dire, da dov'era spuntato fuori?
«Non dovresti urtare così le persone e poi non chiedere scusa.» mi fece presente.
Mi voltai verso di egli.
Il ragazzo dai capelli così chiari da avvicinarsi al colore bianco mi sorrise facendomi intravedere il suo smile.