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Chapter 17 - XVII° tra ragazze ci si aiuta a vicenda

Mi stava fissando.

Il colore dei suoi occhi era riconducibile alle distese d'acqua pugliesi. Cristalline, così limpide da potervici scorgere il fondale. Di un colore così azzurro da trarti in ipnosi.

‹È così bello da non sembrare realistico.›

«Ma sei capace di parlare?» rise.

Non ce n'erano molte di cose che ti facessero provare certe sensazioni ritrovandosi in un posto del genere, ma quei suoi lapislazzuli ci erano riusciti. Erano riusciti a ricordarmi il mare che avevo sempre amato tanto sin da quand'ero piccola.

Mi sentivo come se mi avessero lanciato una secchiata d'acqua ghiacciata addosso, come se mi fossi "risvegliata". Per un singolo attimo, chiudendo gli occhi, mi parve di poterla quasi inalare quell'aria di mare.

Quell'aria di libertà che quà dentro non c'era.

«Parli?» mi riscosse «Ci sei?» ‹Ennesima figuraccia, non ti smentisci mai.› -mi riprese anche la mia coscienza.-

«Oh. Be', i-io–.. Sì.» dovetti reprimere l'istinto di schiaffeggiarmi da sola!

Lui «Sarò bello lo ammetto, però non c'è bisogno d'incantarsi così.» si puntò da solo col pollice mentre si pavoneggiava in modo scherzoso.

Mi sfuggiì una risata «Scusami, mi ero un attimo persa nei miei strani pensieri.»

«Oh, lo avevo notato!» mi diede corda.

Mi aveva davvero svegliata dallo stato da zombie in cui ero caduta in questi ultimi giorni, anche se era un pensiero stupido, era ciò che mi era riuscita a trasmettere la sua sola presenza.

«Enrico, piacere.»

Mi porse la mano.

«Taylor!»

Ed io gliela strinsi più che volentieri.

Lui «Be' dolce sognatrice, che ne dici di un caffè?»

Si può?› «Si può?» come lo pensai, lo dissi.

Mise due dita sotto al mento con fare pensoso, in seguito mi sorrise «Certo che no!»

«Ma–..» strabuzzai gli occhi.

Così mi spiegò «In mensa vicino al bancone c'è la macchinetta, potremmo andarcelo a prendere. Non c'è nulla di male no?»

In effetti non aveva tutti i torti, però non volevo avere problemi, così gli dissi «Meglio chiedere.»

Feci per dirigermi verso una guardia ma mi fermò per la spalla «Ahà! Aspetta.»

«Cosa?» girai la testa verso di egli.

«Se dovessero dirci di no addio caffè!»

Spostai lo sguardo da lui ed osservai la guardia che si trovava a dieci metri da noi per poi riportarlo su di egli.

«Sai? Sei bella.»

Disse, così, all'improvviso.

«Oh sì–..» mi bloccai appena realizzai quel che mi aveva appena detto «Che?!»Oddio l'ha detto sul serio?! No, no... Avrò sentito male!› -gli diedi le spalle e mi misi le mani sulle guance sentendole bollenti.-

Si fece una fragorosa risata «Ma voi italiane reagite sempre così ai complimenti?»

«S-smettila!»

Me lo ritrovai davanti, a pochi centimetri dal mio viso ‹Così non mi aiuta!› -gridai nella mia testa.- «Come sei tenera quando arrossisci.»

«E basta!» mi voltai subito totalmente dall'altra parte.

Ora non sapevo come uscirne e lui non stava facendo altro che continuare a ridere!

Ci si avvicinò una guardia.

«Che sta succedendo quì?»

«Possiamo prenderci un caffè?» ‹Ma cosa fai?!› -mi riprese.-

Enrico mi urlò sottovoce «Taylor!»

«Mmh...» si grattò la barba incolta «Sì, va bene. Ogni tanto ve lo potete anche concedere.»

Gli sorrisi riconoscente «Grazie mille!»

Egli ci avvertì «Tornate entro tre minuti.»

Così mi incamminai.

Enrico si mise di fianco a me «Wow, incredibile.»

«Vero?» sorrisi sornione. ‹E sono pure riuscita ad uscire dal quella situazione alquanto imbarazzante!›

Eravamo giunti davanti alla macchinetta. Mi ricordai di una cosa però.

«Viene 1€.» dissi.

Enrico si voltò verso di me «Che?»

«Costa...» gli diedi un'occhiata veloce.

Si rimise diritto «Sei tirchia è?»

Scattai con la testa verso di lui ed iniziai ad agitare le mani in aria «No, no! Non è questo...»

«E allora che c'è?» mi chiese.

Puntai gli indici fra loro «Sono al verde...»

Chiese «Che significa?»

«Ma come che significa.» ripetei la sua frase in modo stranito.

Enrico fece spallucce «Non lo so.»

«Significa che non ho soldi.» gli dissi chiaramente.

Lui sventolò una mano in aria «Oh tranquilla! Ci penso io.»

«Ma no!» cercai di dissuaderlo.

Sbuffò «Non preoccuparti, non c'è bisogno di mettersi a fare storie per 1€.»

Qualcuno mi urtò e mi fece barcollare.

«Spostati.» disse questa ragazza ad Enrico. ‹Che prepotenza!› -le lanciai un'occhiataccia che però lei non notò nemmeno.-

Lo guardai e lui guardò me.

Questa ragazza dai lunghi capelli multicolore inserì una moneta nella macchinetta ed aspettò che la sua bevanda fosse pronta.

Enrico «Hey simpaticona, c'eravamo prima noi lo sai?»

Parve non ascoltarlo.

-Pensai irritata- ‹Chi pensa di essere?

Aspettò qualche altro secondo prima di andarsene come se nulla fosse successo non degnandosi neanche di chiederci scusa.

Enrico mi si avvicinò «Bel caratterino è?»

Non gli risposi, continuai semplicemente a puntare gli occhi verso la direzione da cui era provenuta.

«È arrivata con me.»

Riuscì ad attirare la mia attenzione «Come?»

«Siamo arrivati 'sta mattina.» mi fece sapere.

‹'Sta mattina?› «Quindi sei nuovo.» dedussi «E anche quella.» conclusi puntando il pollice verso la direzione da cui era arrivata.

Enrico ridacchiò appena «Sì, esattamente.»

Non ne avevo la minima idea!

Lui «Comunque prendiamoci 'sti caffè, che se quella guardia dovesse decidersi di venirci a cercare vorrebbe dire guai.»

Annuiì e cliccai sul tasto del ginseng.

15:00

Enrico «Ti va una partita a carte?»

Stetti per acconsentire ma mi fermai a causa del vociare di un gruppo di persone non troppo lontano da noi.

«Ti converrebbe chiedermi scusa novellina.»

Conoscevo la persona a cui apparteneva quella voce, eccome. ‹Rose.› -pronunciai nella mia mente.-

«Prego?»

Volsi i miei passi in quella direzione.

«Taylor! Aspetta!»

Non lo ascoltai nemmeno.

Volevo assicurarmi quali fossero le fonti che avevano attirato a sé quel gruppetto di persone e che a quanto sembrava stessero facendo così tanto scalpore.

Mi ero avvicinata abbastanza.

«Vedi di pormi le tue scuse!»

Non c'era alcun dubbio, era proprio Rose. Stava urlando contro qualcuno ma con queste persone davanti che mi coprivano la visuale non riuscivo a capire chi fosse.

Rose sbraitò «Allora?!»

«E perchè mai sarei tenuta a farlo? Sei tu quella che mi è venuta contro facendo sì che ti si rovesciasse il caffè addosso! Non solo mi stai imponendo di farti delle scuse che non meriti, ma mi hai pure fatto sprecare i soldi!» -Dovetti pensare- ‹Wow.› gliele aveva cantate alla grande!

Rose sembrò rimanere interdetta ma non molto tempo dopo riprese parola «Con chi pensi di aver a che fare?!»

Cercai di capire chi fosse l'altra ragazza così mi spostai riuscendo in seguito ad avere una visuale migliore.

Si trattava della ragazza che ci era passata davanti al distributore!

Lei gli rispose «Con la bulletta da quattro soldi del carcere, no?»

«Come hai detto?!» le si avvicinò a passo svelto arrivandole muso a muso!

«Sei sorda per caso?»

«Waaah, quà si mette male!» sussurrò qualcuno tra i presenti che si stavano godendo lo spettacolo.

Rose la stava guardando in cagnesco, mentre lei aveva uno sguardo tutt'altro che adirato. Sembrava calma. Ma era quel tipo di calma che quando ti investiva ne finivi condannato. Era la tipica calma apparente, quella glaciale e subdola. Quella che non dovevi mai cercare di spezzare.

Continuò a minacciarla «Non sai con chi ti stai mettendo contro, la stai rischiando grossa. Ti diverti per caso?»

«No, ma spero tu non faccia lo stesso mio errore nel divertirti troppo come stai già facendo.» rispose più che a tono.

La gente non fece altro che agitarsi di più con la risposta che le diede.

Mi stavano spintonando! Uno dei presenti mi pestò un piede ed io quasi inciampai, tutto ciò successe nel mentre che volevo cercare di allonarmi dalla ressa.

«Taylor!» mi chiamò Enrico, dato che ci eravamo persi di vista.

Non feci quasi in tempo a voltarmi che mi sentiì spingere da dietro. E vogliamo indovinare dove finiì data la mia sfiga? Per terra, in mezzo, alla vista di tutti, davanti a loro.

Rose stette per dire «A–..» ma si fermò «Ooh, ma guarda chi c'è!» ‹E figurati se non mi notava!› -pensai con ancora il viso rivolto verso la terra.-

Rose «Da quanto tempo... Ti va di fare un secondo round?» la sentiì avvicinarsi.

La osservai dal basso verso l'alto, visto che, come un idiota, ero ancora stesa al suolo «No–..» «Che vuoi da lei?» si mise in mezzo qualcuno.

Mi alzai col suo aiuto.

Rose «E tu? Chi saresti?» si rivolse ad Enrico «Sei nuovo? Sai... Uno come te lo avrei notato subito.» ‹Ci sta provando?› -dovetti pensare.-

Lui ridacchiò in risposta «Oh, lo credo. Anche perchè anche io avrei notato subito una come te.» le stava dando corda?!

Lei in risposta gli sorrise «Beh...» disse lusingata al massimo.

Ma lui non aveva finito «Proprio per questo non mi sarei mai avvicinato.» dopo che ebbe detto questo, risuonò un coro di sgomento piuttosto divertito.

La ragazza con cui ce l'aveva inizialmente si fece sentire «Bene, se quà abbiamo finito andrò a riprendermi il caffè.»

Rose non la guardò neanche «Vai pure, tanto ci rivedremo più tardi. Puoi starne certa.» poi si rivolse a me «Ora ho altro a cui pensare.»

Enrico le rispose al posto mio «Perchè non pensi a continuare tranquillamente la tua giornata lasciando in pace quella degli altri?»

Lei controbatté «Adesso ho capito! Hai fatto proprio un buon acquisto ragazzina.» alluse a noi due.

«Io e lui non siamo nulla, hai capito male!»

Rose si mise a braccia conserte «Eppure non sembra–..» la interruppi «Dacci un taglio.» ‹Il suo stupido comportamento mi ha stancata.›

Mise una mano sotto il mento usando come appoggio il braccio destro «Mmh. Come scusa?» voleva che glielo ripetessi?

«Smettila.»

Sorrise, facendo così intravedere i denti. ‹Ma cosa sta–..› -non feci in tempo a finire di formulare il mio pensiero.-

Mi aveva tirato uno schiaffo.

Non feci in tempo nemmeno a dire mezza parola che mi prese per il colletto della maglietta.

«Perchè non ci dai un taglio e te la prendi con chi è alla tua altezza?»

-Non era stato Enrico a parlare- ‹Ma allora, chi?›

Rose mi spintonò, mollando così la presa. Stetti per ricadere al suolo ma qualcuno mi tenne per il braccio.

Mi voltai notando così una ragazza dai capelli color azzurro che mi chiese «Tutto a posto?»

«Sì. Ti ringrazio.»

La folla che prima si era sparpagliata visto che la situazione non era più "così tanto interessante", come avevano detto alcuni, cominciò a riformarsi. Pareva di essere veramente a scuola. Era un classico.

Rose «Ti devi fare i cazzi tuoi! Non te n'eri andata?» disse a quella ragazza.

Questa le rispose «No, volevo stare a vedere se avresti cercato di rovinare la giornata di qualcun'altro. E a quanto pare così volevi fare.» ‹Non trattiene niente è?›

Rose non ribatté, in un nanosecondo le assestò un pugno in pieno zigomo! La ragazza non si smosse di un millimetro, ma dal labbro cominciò a gocciolarle del sangue. L'aveva presa in pieno. Rose sembrò rimanere interdetta dal fatto che non si era minimamente spostata. Teneva la testa dritta verso di lei.

La gente che ci stava attorno si mise ad incitare, pure peggio di prima. Perchè nessuno faceva qualcosa per fermarle invece?

Rose «Te l'avevo de–..»

Non terminò la frase che questa glielo tirò indietro!

Rose aveva il viso voltato di lato. Il silenzio era tombale. Chiunque si ammutolì, nessuno osò dire qualcosa.

La ragazza «Abbiamo già finito?»

Silenzio.

«Benissimo.»

Fece dietrofront dopo aver detto questo.

Rose era fuoriosa «Tu...»

Stette per andarle contro!

*fiiiiiiii*

Si udì il suono di un fischietto, erano arrivate le guardie. ‹Alla buon'ora!› -commentai nella mia testa.-

Rose le riuscì comunque a saltare addosso facendo finire entrambe per terra!

Le guardie «Cosa state combinando?!» poi si rivolsero agli altri «Non c'è niente da vedere!»

Le tirarono su per le braccia, strattonandole.

Rose «Sappi che sei sulla mia lista nera!» urlò verso la ragazza.

Questa le rispose per le rime «Allora mettiti in fila!»

Le portarono via. Probabilmente avrebbero dovuto scontare qualche giorno in isolamento.

Una delle guardie disse «Per oggi la vostra dose di svago termina quì, tornate nelle vostre celle! Chi si deve far la doccia invece si prepari. Oggi tocca alle ragazze.»

Così tornai dentro.

Mi accodai alle altre, ci avrebbero distribuito il necessario appena giunte nell'area doccie.

Fu il mio turno. Mi fornirono solo un'asciugamano.

Mi lamentai «Ma il balsamo, il bagnoschiuma e–..» «Non sono stati versati dei soldi per i tuoi beni necessari.» mi interruppe la guardia donna, ‹Cosa intende dire?› -non capii.- mi cercò di schiarire meglio le idee «Per ogni detenuto e detenuta viene pagata una retta, per così dire, così che possano usufruire dei servizi del carcere. Mi dispiace.»

Non le risposi e mi avviai.

Ovviamente.› -dovetti pensare.-

Buttai giù il groppo che avevo in gola. Non sapevo se a saltare fossero i nervi o cos'altro.

Non solo mi era toccato scontarmi degli anni in un carcere per una cosa che avevo fatto a fin di bene, anche se sbagliata, ma mi toccava cavarmela totalmente da sola.

«Hei!» mi voltai, trovando la guardia di prima «Prendi uno di questi. Avrei dovuto buttarli, ma, potrebbe esserci ancora qualcosa.»

Osservai ciò che teneva in mano e mi sorse spontaneo regalarle un sorriso più che sincero «Grazie.» lo presi.

Entrai nell'area. Iniziai a spogliarmi e lasciai tutti i vestiti su una tra le panche di legno.

Dopo essermi diretta in una delle doccie feci per aprire l'acqua,ma una ragazza mi disse «Hei, non vedi che è già occupata?»

«Come?» la osservai con la mano ancora ferma a mezz'aria e l'altra a cercare di coprirmi.

Questa sbuffò «L'asciugamano.» lo indicò col dito.

Mi spostai, sentendomi una sciocca «Oh, scusami... non l'avevo notato.»

Non mi rispose.

Mi guardai in giro, dovetti attendere che una doccia si liberasse.

Stavo quasi tremando dal freddo.

Mi sentivo spoglia, e non solo perchè ero completamente nuda, ero spogliata di qualsiasi tipo di sicurezza o protezione quì dentro. Di un appoggio.

Spoglia e rivestita unicamente dalla solitudine.

«Io ho finito!» disse qualcuna.

Feci per avviarmici ma mi passò davanti una ragazza, era arrivata dopo di me!

Io «Hei.» picchettai sulla sua spalla.

«Cosa vuoi?» ‹Fa sul serio?› -dopo aver prodotto questo pensiero le feci presente che ci fossi prima io.- questa si mise a ridere in seguito «Quà dentro non ci troviamo in un supermercato, ma in un carcere. Non puoi essere gentile o pretendere di esserci prima tu degli altri.» in fine aggiunse «Quì le cose te le devi prendere con la forza senza chiedere alcun permesso se non vuoi che ti sottraggano i tuoi diritti.»

«Questa è libera se vuoi.»

Mi voltai verso quella voce ed andai verso di essa «Ti ringrazio.»

«Figurati.» mi rispose dopo aver lanciato un'occhiataccia alla tipa di prima.

Apriì l'acqua, era bollente. Mi ci fiondai sotto e venni subito colpita dal suo calore ustionante.

Chiusi gli occhi.

Se fosse stato possibile sciogliermi quì lo avrei fatto. Non avrei più avuto problemi. Non avrei più dovuto combattere.

-Sospirai- ‹Meglio che mi dia una mossa.›

Con un solo gesto delle dita apriì il bagnoschiuma, lo misi sottosopra ed iniziai a sbatterlo nel palmo della mano, sperando che uscisse qualcosa. Il risultato non fu dei migliori, ma era sempre meglio di niente. Strofinai le mani tra loro e poi mi lavai con esse usandole come se fossero una spugna.

«Ti serve una spugna in più?»

Stava parlando con me?› «Umh?»

«Ti serve oppure no?»

«Sì.» le risposi, così questa me la passò «Ti ringrazio.»

Dopo averla presa fra le mani cercai di far fuoriuscire dell'altro bagnoschiuma per mettercelo sopra.

«Vuoi anche del bagnoschiuma?» fu la ragazza della spugna a pormi la domanda.

Non vorrei approfittarne...› -pensai.- «No, non preoccuparti.» negai in seguito, ringraziandola comunque con lo sguardo.

Terminata la mia doccia sanificante corsi a prendere il grande asciugamano e me lo misi subito sulle spalle, cercando di asciugarmi il prima possibile.

Tornai da quella ragazza «Tieni. Ti ringrazio ancora.»

«Oh, tienila pure.» ‹Cosa?› -ne rimasi perplessa.- «Io ne ho un'altra.»

«S-sei sicura?»

Lei mi sorrise sornione «Certo!»

Non feci altro che dirle ancora e ancora un sacco di volte grazie. Voltandomi mi accorsi di un paio d'occhi castani che mi stavano guardando. ‹Ma lei non è la ragazza che mi ha lasciato la sua doccia?› -mi chiesi.-

Mi passò accanto.

«Hai fatto un errore, non avresti dovuto accettare.»

«Ma–..» non terminai la frase, era già sparita. ‹Ma di che diamine stava parlando?›

Alzai le spalle e non ci pensai più.

Mi diressi verso i phon. Lo accesi, anche se non sapevo bene se potessi usarlo oppure no, ma sinceramente non ci pensai troppo su. Non avevo potuto lavarmi i capelli ma perlomeno avrei dovuto asciugarli.

La tipa della spugna si mise di fianco a me.

Lei terminò sia di asciugarsi che di vestirsi «A presto!»

Mi sorrise, ed io, le sorrisi.