Il cielo sopra la città era una distesa grigia, una massa opprimente di nuvole artificiali che soffocava ogni barlume di luce naturale. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che il sole si era manifestato? Nessuno se lo ricordava più. L'unica fonte di illuminazione erano i bagliori al neon che pulsavano dalle insegne decrepite dei grattacieli e gli onnipresenti schermi pubblicitari che vomitavano immagini di felicità costruita. Tutto era programmato per distrarre e sopprimere, un veleno lento che corrodeva l'anima senza che nessuno se ne accorgesse. Luca Valen, che aveva appena compiuto diciannove anni, fissava lo schermo del suo terminale personale, seduto su una sedia traballante nel suo cubicolo di cemento. I suoi occhi cerchiati di nero e il viso scavato raccontavano una storia di notti insonni e disperazione. Una pila di contenitori vuoti per alimenti sintetici giaceva accanto alla sua scrivania, mentre una piccola finestra incrinata lasciava entrare una boccata d'aria stagnante.Nella penombra dell'appartamento, Luca sembrava quasi una statua. Era immobile, assorto nei suoi pensieri. Il suo volto, un tempo vivace e speranzoso, era ora il riflesso di anni di delusioni. Sua madre, una donna piegata dalla vita, faceva turni interminabili in una fabbrica automatizzata per assicurarsi un tetto sopra la testa. Suo padre? Scomparso da quando aveva sei anni. Le promesse di un futuro migliore, gridate dai megafoni del sistema scolastico, si erano rivelate menzogne. Nessun lavoro decente, nessuna via d'uscita. Solo un susseguirsi di lavori temporanei e la costante sensazione di non essere abbastanza. Ha guardato un video sul terminale, ma le immagini sfocate e la musica martellante erano solo rumore di fondo. Quello che sentiva dentro era il vuoto. La consapevolezza che ogni giorno era uguale all'ultimo e che il domani non sarebbe stato diverso. Quella notte, però, qualcosa è cambiato. Una scritta apparve improvvisamente sul monitor. Bianco su sfondo nero, semplice ma inquietante. "Vuoi davvero vivere?" Luca sbatté le palpebre, confuso. Non c'era alcun mittente, nessuna notifica di sistema. Era un'anomalia. Si sporse in avanti, il cuore cominciava a battere più forte. Aveva letto storie di truffe e programmi piratati, ma qualcosa in quel messaggio sembrava diverso. Non era un'offerta di denaro facile o una minaccia. Era una domanda. Diretto. Brutale. Con un misto di cinismo e curiosità, rispose ad alta voce: "Che razza di scherzo è questo?" Il monitor tremolava, come se la macchina stessa stesse rispondendo. Poi, è apparsa un'altra frase: "Hai già smesso di vivere. Vuoi una seconda possibilità?"