Londra/18:25/12 Dicembre 1920.
Era una fredda sera invernale, stavo vagando nei pressi di Carteret Street mentre fumavo il mio solito e abitudinario sigaro vanigliato. Ero diretto al mio ufficio, ma prima di arrivare ho pensato che per scaldarmi un pochino, un bicchierino di Rum sarebbe stato molto utile, mi fermai al "London Pub", molta fantasia mi dicevano.
Entrai e mi diressi verso il bancone, feci il mio ordine e mentre bevevo vidi il mio riflesso nello specchio posto dal lato del barista, pensai: <
Una volta uscito dal pub cominciai di nuovo a camminare verso il mio ufficio, si trovava a 2 isolati da lì.
Appena arrivato aprì la porta e mi diressi di corsa a mettere qualcosa di caldo addosso,
si era fatto tardi, erano quasi le 20:00, presi un po' di pane dalla dispensa e ci misi dentro una fetta di carne avanzata dal pranzo con qualche fettina di formaggio.
Mi sedetti sulla poltrona e cominciai a leggere un vecchio libro regalatomi di psicologia, all'improvviso qualcuno busso alla porta, < < Aprì la porta di scatto, ma ciò che vidi mi lasciò sconvolto, era una giovane donna, capelli corti e corporatura esile, era tutta sporca di sangue, aveva il viso tumefatto e le mancava un occhio, indossava una canotta e dei pantaloni strappati. Le chiesi cosa era successo ma ella mi cadde tra le braccia, aveva perso i sensi, la trascinai dentro e mentre mi dirigevo verso la porta per chiuderla vidi una persona alta che stava per entrare nel mio ufficio, addosso aveva una veste lunga e nera, con un cappuccio che le copriva il viso, le sue mani erano sporche di sangue. Capii subito che si trattasse dell'aggressore, < Mi avvicinai a lui e gli levai il cappuccio, era un uomo, poteva avere 30 anni circa, sulla fronte aveva tatuato uno strano simbolo, gli chiesi chi cazzo fosse e perché aveva ridotto in quel modo quella donna, mi sputò in faccia. Cominciai a colpirlo più volte al viso e a rivolgergli delle domande, ma fù tutto inutile, non ottenni nessuna risposta, ma all'improvviso il bastardo parlò e disse: < Durante l'attesa cominciai a prestare le prime cure alla ragazza, mio padre era un veterano di guerra e crebbi sotto la sua scuola, mi insegnò a sparare e combattere, mi insegnò a guardare negli occhi e uccidere senza pietà il mio avversario e mi spiegò anche come prestare delle cure mediche. Fasciai la testa e l'occhio dopo aver ripulito le ferite, mentre ricucivo le parti lacerate della ragazza, notai che sullo stomaco le era stato inciso un pentacolo con una lama, < All'improvviso si svegliò e mi prese dal collo gridando, < < Aprì la porta, insieme a lui c'erano altri colleghi, gli spiegai tutto e si misero a pulire, alcuni di loro presero la ragazza e la portarono via, io mi misi a parlare col mio amico dell'accaduto. < <