Presi fiato. La gola mi bruciava, sentivo le corde vocali andare in fiamme.
Appena riapriì gli occhi ne trovai altri nei miei. Mi stavano guardando, ero stata davvero io a urlare?
Il pelato ebbe uno sguardo che mi mise i brividi «Ma guarda guarda...»
Solo dopo aver udito la sua voce mi riscossi ricordandomi di lui e di tutta la situazione attuale.
‹Forse ora dovresti andartene.› -mi fece presente.›
L'attimo prima ero rimasta troppo occupata a guardare quelli di quel ragazzo, non pensando ad altro.
«Corri puttana.»
‹Muoviti maledizione!›
Fece un passo verso di me, feci dietrofront e scappai da lì!
‹Corri e non fermarti!›
Udiì l'urlo strozzato di quel ragazzo, aveva tentato di dirgli di lasciarmi stare ma purtroppo, non bastò a fermarlo.
‹Dove posso andare? Questo posto è un labirinto...› -pensai allarmata.-
Ero già stanca.
Se mi fossi fermata? Sarei stata pestata quanto lui!
Continuai a correre come una forsennata pur non sapendo dove mi stessi dirigendo. Non avrei mai trovato una via di fuga!
Mentre correvo non facevo altro che guardarmi in dietro, lo avevo seminato? Non riuscivo a vederlo... D'improvviso, me lo vidi passare davanti e mi fermai nascondendomi dietro l'angolo del muro. Cercai di riprendere almeno un minimo tutto il fiato che avevo perso. Il problema era che se non l'avessi fatta finita con tutto questo ansimare mi avrebbe trovata prima del dovuto!
Udiì i suoi passi, indietreggiai.
Mi capitò di scorgere una cella semiaperta. Senza pensarci due volte mi ci fiondai dentro!
‹Se ci fosse qualcuno di pericoloso?›
‹Mi devi per forza portare sfiga?› -storsi il naso.-
La accostai, giusto da non far capire a nessun altro che fosse aperta.
Mi misi contro al muro e lo cercai con lo sguardo sperando che non mi vedesse, anzi, pregando. Lo sentiì avvicinarsi così mi tolsi dalla sua possibile visuale. Il suo sguardo ricadde fra le sbarre laterali, anche se si trattò di un attimo. Indietreggiai per nascondermi nel semibuio.
‹L'ho scamp–..› -il mio pensiero si bloccò.-
Ero contro a "qualcosa", ma non era il muro. Mi sfiorò i fianchi ed io rimasi completamente immobile. Dove diavolo mi ero cacciata?! Le sue dita percorsero il mio braccio, potei vederlo.
«Come hai fatto a finire quì dentro?» disse con bramosia.
Non osai voltarmi.
Arrivò sino la mia mano e se la portò probabilmente vicino al viso, lo seppi solo perchè fui in grado di sentire il suo respiro su di essa. Percepiì qualcosa che la percorse dal polso fino alle dita. Era qualcosa di umido, di dannatamente umido. Mi venne da vomitare.
Me l'aveva davvero leccata?!
Cercai di spintonarlo ma aveva una presa ferrea! Mi toccò una coscia e qualcosa s'irradiò in me. Alla fine gli tirai un pugno!
Ebbe mollato la presa.
Con due grandi falcate mi ritrovai alla porta della cella, l'apriì e la richiusi in modo immediato, ma provocai un grande frastuono.
«Dove sei?!» ‹Oh no.›
Ricominciai a correre, ma non fui la sola a farlo.
Mi infilai in una cella vicina ma mi chiusi la porta a dietro. ‹E se ora mi trovassi con qualche altro stupratore?!› -finiì per pensare.-
La mia mano toccò qualcuno. Mi voltai, già pronta per sferrare altri pugni se fosse servito!
«Hey, calma tigre.»
‹Lui.›
Rimasi a fissarlo senza dire nulla.
Era lo stesso ragazzo cui avevo interagito in cortile. ‹E lo stesso a cui ti hanno proibito di avvicinarti.› -mi ricordò ed io deglutiì.-
«Stai–..» fermai da sola la sciocchezza che stavo per dire. ‹Insomma, stavo davvero per chiedergli se stesse bene?!› -mi malediì.-
«Ti ha toccata?»
Cosa mi aveva chiesto?
Rimasi imbambolata, sicuramente non me lo sarei mai aspettato.
«No.» risposi a bassa voce mentre lo esamimavo.
Continuò a parlare «E perchè stai piangendo?»
‹Sto piangendo?› -mi chiesi esaminandomi le guance. Sì, era chiaramente così.- «Io...» riusciì a dire soltanto.
«Cos'è, hai perso la lingua anche 'sta volta oltre che a mensa?» mi prese in giro lui, ricominciava?
In risposta lo guardai male, non era proprio il momento adatto.
«Anche in 'sto momento che sei mezzo rotto riesci a fare del sarcasmo?» gli dissi ed egli mi guardò neutro.
Avanzai verso di lui.
Più mi avvicinavo e più riuscivo a vedere chiaramente cosa gli era stato fatto. Aveva un taglio sul labbro e l'occhio destro sembrava più gonfio del normale. La sua maglietta aveva degli strappi, com'era possibile? Probabilmente aveva lottato alla grande prima di essere posizionato in quel modo.
Io «Come han potuto farti questo?» chiesi forse più a me stessa che a lui. ‹Non possono permettere cose simili.›
Si guardò in giro, poi riportò i suoi occhi su di me.
«Nella vita devi essere sarcastico. La vita devi saperla prendere per il culo, sfotterla, prima che lei prenda per il culo te.» mi guardò dritto negli occhi «Intesi bambolina?»
«Sì...» gli risposi solamente.
Insomma, perchè doveva darmi dei nomignoli? Sarà stata una "cosa da detenuti".
Iniziò a trascinarsi la sedia a dietro per la stanza dopo essersi alzato, o meglio, dopo aver cercato di farlo.
Si fermò, non era molto lontano da me.
‹Oddio, cosa vuole? Perchè mi guarda?!› -iniziai ad impanicarmi.-
Ora si trovava esattamente al centro della stanza.
Lo osservai meglio. ‹È una corda quella?!› -ne fui disgustata.-
Era davvero un trattamento esagerato.
La corda era ben stretta. Entrambi i piedi erano stati ancorati alle gambe della sedia ed uniti ad un nodo che poi la percorreva fino allo schienale legandocelo saldamente. Sembrava essere stato fatto da un esperto questo lavoro! Come diavolo era possibile tutto questo? I polsi erano incrociati fra di loro, lo avevo potuto notare durante i suoi movimenti ben più che inutili. Era solo riuscito ad allentarla, anche se di poco. Notai poi un'altra cosa. Le mani non erano state legate con quella corda, ma da delle manette.
‹Devono avere proprio una paura fottuta di lui è?›
Scossi la testa.
Si alzò, anche se non poté mettersi dritto a causa di quell'intralcio. Si mosse a destra e a sinistra ma non aveva ancora capito che non avrebbe risolto nulla.
Serviva qualcosa per tagliarla, anche solo per permettergli di potersi alzare da lì, ma cosa? Quì non avrei mai trovato qualcosa di utilizzabile.
Ricadde sulla sedia di legno duro provocando un bel rumore.
Era più vicino a me adesso.
Ad ogni movimento che faceva sul suo viso compariva una smorfia.
Sospirai.
‹Come possono permettere cose simili?!› -continuai a ripetermi in continuazione dentro di me.-
Potevo notare che fosse sfinito, ma aveva comunque la forza per lottare. La tipica forza di chi, se si arrende, è spacciato.
Non avevo mai capito le persone così.
‹Forse perchè tu non sei così.› -e aveva ragione.-
Io mi ero arresa, arresa ad un'azione che avrei potuto evitare se avessi fatto qualcosa tempo prima.
‹E invece non facevi altro che scappare.›
‹Ero una bambina!›
‹È solo una scusa, perchè invece ti è piaciu–..›
«Che diamine ti prende?»
La sua voce interruppe i miei pensieri ostili.
Non avevo fatto altro che continuare a fissarlo per tutto il tempo.
‹Come una stupida.›
‹Sì okay, come una stupida.›
Più lo guardavo e più stavo male per lui.
‹Come si può riuscire a star male per una persona così dal nulla?› -maledetta voce!-
«Smettila.» ringhiò.
Puntai i miei occhi nei suoi, ce l'aveva davvero con me adesso?
«Io non sto facendo niente...»
«Sì invece!»
Lo guardai, ancora.
‹Che ho fatto di male?›
‹Sei nata. Ma, capita.›
‹Non è questo il momento per fare della "simpatia".›
«T'ho detto che devi piantarla.» mi riprese ancora.
Inarcai le sopracciglia, che problema aveva?
«Non guardarmi.» ringhiò ancora.
Invece continuai a farlo, non si poteva trattare così una persona senza motivo!
Lui mi urlò addosso «Ora mi hai stancato!»
«Ma non sto facendo un cazzo!» gridai a mia volta.
La mia calma si stava per prendere una bella e lunga vacanza.
Per quale motivo faceva così adesso?
«Tu, a me, così, non rispondi.» mi disse con voce roca.
«Altrimenti?»
‹Ma che diavolo fai?!›
‹No no no oddioo!›
‹Adesso ti metti pure a sfidare i detenuti?›
‹Non lo so. Okay?!›
‹E poi? Che farai? Deciderai di ballare la Macarena sui tavoli della mensa?›
Nel mentre che io avevo dei pensieri stupidi lo vidi avvicinarsi a me trascinando la sedia con sé. Nel farlo inciampò a causa della corda che lo legava. Cadde e uno dei piedi della sedia si ruppe! Con tutti gli sforzi che aveva fatto questa aveva ceduto.
Mi preoccupai comunque e andai verso di lui.
‹Ma cosa ti importa?! Lascialo dov'è.› -la mia testa diceva così.-
‹Ma io così non lo lascio, non ci riesco e non voglio!› -ed il mio cuore diceva altro.-
A volte testa e cuore erano un vero problema, non andavano mai d'accordo fra loro.
Egli «Sì, devi davvero smetterla... non lo sopporto. Non sopporto il modo in cui mi guardi, come se fossi un debole! Lo capisci che il tuo fottuto aiuto non lo voglio?!» ‹Ah, quindi è questo il problema?›
Mi fermai con la mano a mezz'aria e in una posizione scomodissima, così decisi di rimettermi dritta.
Ricominciò a parlare «Sai ragazzina? Dovresti avere paura di me... non stare quà!» mi tirò un'occhiataccia «Anzi, vattene proprio. Adesso!» ‹È stupido?› -mi chiesi.-
Peccato che non potessi esaudire il suo desiderio dato che mi ero chiusa dentro, questo avrei dovuto dirgli, ma dalla bocca mi fuoriusciì ben altro «Bé... se il problema è ferire il tuo ego non m'interessa! Sì. Dovrei avere paura ma in questo momento non m'importa.» parlai con risolutezza «Non ti lascio quà... così.» gesticolai «Perché neanche gli animali li trattano in 'sto modo. Mi sono spiegata?»
Mi guardò ma non disse un granché «Io non voglio essere aiutato.» rispose per poi tentare di rialzarsi con scarsissimi risultati! ‹Testone il ragazzo néh?›
«E io non ho chiesto la tua opinione sul fatto.» gli feci notare e poi mi accucciai per aiutarlo.
Ghignò «Bel caratterino, davvero impressionante.» sarebbe dovuto essere un complimento?
Anche se la corda ormai nei piedi non fu più un problema era comunque da liberare praticamente tutta l'intera parte addominale. Forse data la rottura della sedia e di conseguenza il quasi completo allentamento della corda questa volta ci sarei riuscita! Mi misi al fianco di esso. Che poi, in realtà, la situazione non era cambiata un granché dato che mancavano due arti.
Misi le mani sulla corda ma finiì per sfiorargli il fianco.
«Allora?» disse.
Fui imbarazzata, ma per fortuna lui non poté vederlo del tutto, o almeno, ci sperai.
«Okay ho capito.»
Si tirò su e si diresse verso il muro, che voleva fare? Sembrò prepararsi.
«Ma co–..»
Prese una mezza rincorsa e all'ultimo si girò verso la parete facendo schiantare la sedia di legno contro di essa.
‹È impazzito?!›
Alla fine si ruppe anche lo schienale ma lui sicuramente si era fatto male! Anche se però, perlomeno, aveva funzionato questa sua idea.
Cadde col sedere per terra!
Lo districai del tutto e lui si rimise in piedi pur se a fatica.
Prima che potessi spiccicare parola lo fece lui e appena parlò mi fece sobbalzare «Hey.» disse «Guarda per terra. Dovrebbero essergli cadute le chiavi quando gli ho tirato un calcio, non se n'è neanche accorto quel coglione!» mi disse fiero di sé sghignazzando.
«Ah gli hai pure tirato un calcio? Coraggioso.» risposi poi quasi prendendolo in giro.
Lui ovviamente non capì «Modestamente sì. La mia parte eroica non l'hai potuta vedere quando sei arrivata.» alzò il mento con fare altezzoso. ‹Cos'è, sta già meglio il principe delle tenebre?› -dovevo ammettere che mi piaceva questo soprannome. Ci pensai addirittura su!-
Poco dopo mi misi a ridacchiare e gli dissi «Devi fare il modesto anche in questo caso?»
«Sempre.» mi rispose.
Appena trovai le chiavi sotto al letto le raccolsi e apriì il lucchetto.
Sembrò fare un'esclamazione di sollievo e cominciò a massaggiarsi i polsi, gli dovevano far male. Erano davvero molto arrossati.
Si appoggiò contro il muro. In seguito si mise dritto ma probabilmente ebbe come un giramento di testa. Ci si 'poggiò nuovamente. Anzi, si sedette direttamente sul pavimento logoro.
Fu una scena orribile...
‹Gli farei del male io stessa!› -mi misi a pensare a quel bastardo.-
«Hei...» m'avvicinai.
Tossì e sembrò sputare del sangue.
Spalancai gli occhi, quasi mi venne da corrergli in soccorso!
Lui mi bloccò con un gesto della mano ‹Che ha ora?› «Lontana da me...» anche senza alzare la testa riusciì a percepire il suo sguardo trafiggermi, perchè così sarebbe stato, se mi avesse guardata «Non hai sentito lo sbirro?»
Io «Fai sul serio? E poi... anche tu con questa storia?!» non riuscivo proprio a capire che gli fosse preso!
Questa volta il viso lo alzò «Béh, attenta!» era sarcastico?
«Ti ripeto che non-ti-lascio-quì-così.» rimasi con la mia idea.
«È?» sembrò più un'esclemazione che altro, mi guardò con quei suoi occhi in un modo strano, quasi diverso... ‹Perchè mi deve dedicare 'sto sguardo adesso?!› -mi porsi la domanda.-
«Ho detto che ora non ti lascio quà.» lo ripetetti per la terza e ultima volta.
«Bene...» commentò sbuffando.
Mi misi a braccia conserte.
Notai lo strappo della sua maglia ancora una volta, sembr esserci presente un vecchio livido. ‹Non è la prima volta...› -quando lo pensai quasi ebbi una fitta al cuore.-
Cercai di toccarlo ma lui fece un grugnito e mi urlò addosso «Mi hai fatto male, 'fanculo!» ‹Ma che cavolo!› -non lo avevo mica fatto apposta!-
Spalancai gli occhi «Sto soltanto cercando di aiutarti! » dissi quasi a bassa voce, come se temessi che anche da lì imbasso mi avesse potuta uccidere!
«Spostati.» disse.
Non lo feci.
Lui «Allora?»
Gli porsi il mio braccio.
‹Che male potrebbe mai farmi se non lo ascolto in fondo?› -mi dissi.-
Chiuse gli occhi per un attimo, doveva forse calmarsi? Probabilmente sì.
Alla fine si ancorò al mio braccio e con anche l'aiuto della parete si riuscì a tirare su in piedi. Nell'aiutarlo notai quanto pesasse, sembrava un macigno! Ebbi ancora la mia mano attorno al suo braccio e non me n'ero nemmeno accorta.
Restai a fissare un po' troppo quel punto.
‹Okay devo smetterla di fargli la radiografia!›
Era dritto in piedi, quanto era alto? Faceva quasi paura.
Sentendosi probabilmente ancora il mio sguardo addosso voltò il viso verso di me. Notai che aveva dei pearcing, luccicavano. Quei suoi occhi color verde erano puntati nei miei, aveva un bel taglio.
Avevo già parlato delle sue labbra? Era davvero fatto bene... ‹Dovrei smetterla con gli istinti porno.› -mi ripresi da sola, forse per l'ennesima volta.-
Distolse lo sguardo in un modo che mi diede da pensare al fastidio, così decisi di farlo anche io.
Riuscivo ad udire il suo respiro affannoso, non stava bene. Ogni tanto quando tossiva finiva per fare qualche smorfia.
«Per quanti ancora avrai intenzione di farmi la radiografia o cose simili?» ‹Beccata!› -si beffò di me perfino lei.-
Si diresse verso il letto. Tentò di stendersi. Dopo averci appoggiato una mano fece per sedersi ma iniziò a tossire e si tenne lo stomaco. Non si sentiva bene?
Mi avvicinai.
«Ti aiuto?» ‹Aih, frase sbagliata.› -questo pensiero arrivò poco dopo.-
Saettò lo sguardo su di me.
«Hai già fatto abbastanza.» rispose seccato.
Insistetti ‹Noon farlo Taylor.› «Sei sicuro di non aver bisogno di aiuto?» ‹Io ti ho avvertita èh.›
Lui «No! Cosa cazzo pensate tutti quanti?! Che sia un coglione che ha sempre bisogno del vostro merda di aiuto!?» sbottò improvvisamente, ma cosa gli era preso adesso?!
Rimasi interdetta da quelle parole sputate fuori in quel modo così inferocito «No, ma... fatti aiutare!» ‹Ricorda che io ti ho avvertito.› -mi ruppe.-
Me lo ritrovai praticamente davanti.
Come aveva fatto?
«Non-voglio-il-tuo-aiuto-di-merda, cosa non hai capito ragazzina?»
Fece per tornare in dietro.
Io «Ma non stai be–..»
Mi spintonò contro il muro tenendomi salda per le braccia.
«Sono anche stato fin troppo paziente con te e senza neanche sapere il perchè, ora basta.»
Si assicurò che avessi inteso e poi mi mollò.
Non seppi tacere «Forse non hai capito che fino a quando starò quì non posso fare altro, è ovvio che mi comporti così.»
Pensavo che mi avesse uccisa e invece disse solamente «Che rottura di cazzo 'sta bambina.» sembrò averla presa bene...?
Si prese la testa fra le mani.
Notai che avesse dei medicinali sul comò. Presi la scatola e me la rigirai fra le dita ma non ne lessi il nome, l'apriì. Avevo intravisto che era contro il mal di testa e non lessi il resto, così ne tirai fuori una e gliela porsi, purtroppo avrebbe dovuto mandarla giù senza l'acqua.
Io «Prendi, così ti sentirai meglio.»
Lui alzò la testa e fissò ciò che avevo in mano, in un gesto avventato le buttò per terra!
‹Ma che cavolo...?!›
«No! Ti devi fare i cazzi tuo–..» «Sono solo delle medicine contro il mal di testa!» gli feci presente.
Si alzò da dov'era seduto «Tu non le leggi le controindicazioni vero?»
Boccheggiai, non avevo capito ciò che intendeva «Come...?»
«Questa merda non ti fa passare un cazzo! Non ho la minima intenzione di impasticcarmi!»
Tornai verso il comodino, presi la scatolina per poi piazzargliela in mano «È solo una pastiglia!»
Con un gesto d'impeto le lanciò dall'altra parte della stanza «Ti devi fare i cazzi tuoi te lo ripeto per l'ultima volta!»
«Ma perchè fai così!» non riuscivo davvero a capirlo.
Il suo sguardo sembrò cambiare «Oh, ragazzina...»
Indietreggiai fino alla parete.
«Cosa vuoi fare?»