Maria E il fiore della felicità
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Maria non si preoccupa per la linea. Sempre divisa tra un'indagine di polizia non autorizzata, i turni sfiancanti per scarrozzare i turisti sul suo Siena 23 e qualche struggimento amoroso per il suo commissario Bianchi, dimentica di mangiare scientemente perché si crede grassa. Eppure sarebbe poco il danno, ché l'autrice da sempre la descrive come bella, bellissima e apprezzata dagli uomini proprio per la sua forma. Potrebbe bersene, ma niente: vive assillata dall'esempio della sua amica Anna, esperta di moda e taglie straordinarie, in più ossessionata dalla magica luculliana del cibo. A casa, sforna meraviglie diaboliche, con la rabbia di chi deve fermarsi ogni volta in un passaggio di malfermo equilibrio, poiché quelle porte dorate le sono invisibili, alora non di rado cede all'inerzia: pizzette, dolci, focacce, abilità della sua mamma Claudia (una cuoca perfetta e abbondante). Ecco, diciamo: una lontana cugina che Debora viene facile sulla via di Damasco da un cliente dietologo, che le ha ordinato di non accettare inviti in regola, intende: chiaro: una volta che l'ha vista attraversare e l'ha messa sotto. E però troppe.