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The football

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Chapter 1 - L'inizio

Il giovane Marco Rossi, sedici anni appena compiuti, vive in un piccolo paese italiano chiamato San Martino. San Martino è una di quelle cittadine dove tutti si conoscono, dove il ritmo della vita è scandito dalle stagioni e dai rintocchi del campanile. È un luogo pittoresco, circondato da colline verdi e vigneti, con stradine strette e acciottolate che si snodano tra case dai tetti di tegole rosse. Marco è cresciuto qui, giocando a calcio nelle strade e nei campi polverosi con i suoi amici d'infanzia.

Sin da piccolo, Marco ha mostrato un talento innato per il calcio. Ogni volta che c'era una palla in giro, lui era lì, a correre, dribblare e tirare con una facilità che lasciava tutti a bocca aperta. I suoi compagni di gioco lo chiamavano "il piccolo Maradona" per la sua abilità nel manovrare la palla, anche se lui arrossiva ogni volta che sentiva quel soprannome. Tuttavia, nonostante la sua evidente passione e abilità, la famiglia di Marco non ha mai creduto che il calcio potesse essere una carriera seria.

I suoi genitori, Pietro e Lucia, sono persone semplici e lavorano duramente per mantenere la famiglia. Pietro è un carpentiere che passa le sue giornate a lavorare il legno nella sua piccola bottega, mentre Lucia è una maestra elementare molto rispettata in paese. Hanno sempre sognato per Marco un futuro stabile, magari come ingegnere o medico. Ogni volta che si parlava del suo amore per il calcio, la conversazione finiva sempre con un sospiro da parte di Pietro e Lucia: "Il calcio va bene come passatempo, ma non puoi pensare di vivere di quello."

Marco, però, non riusciva a immaginare la sua vita senza calcio. Ogni giorno, dopo la scuola, correva al campo sportivo del paese, un semplice rettangolo di erba consumata e polvere, per allenarsi. Non importava se pioveva o se il sole era troppo caldo, lui era lì, a perfezionare i suoi tiri, i suoi passaggi e i suoi dribbling. Il calcio era la sua vita, il suo rifugio e la sua gioia più grande.

Un giorno, durante una delle partite locali organizzate dalla parrocchia, la vita di Marco cambiò per sempre. Era un sabato pomeriggio di primavera, il cielo era limpido e l'aria fresca portava con sé il profumo dei fiori di campo. Il campo sportivo era pieno di gente, famiglie, amici e curiosi che si erano radunati per vedere la partita tra le due squadre giovanili del paese. Marco, come sempre, giocava con il cuore e con un'energia contagiosa. Ogni suo movimento era preciso, ogni suo tocco di palla era magico.

Quel giorno, tra la folla, c'era un uomo che nessuno conosceva, un uomo che avrebbe cambiato il destino di Marco. Si chiamava Carlo Bianchi, un talent scout di una delle squadre giovanili più importanti di Milano. Carlo era in visita a San Martino per trovare nuovi talenti e, quando vide Marco giocare, capì immediatamente di aver trovato qualcosa di speciale. Carlo aveva occhio per il talento, e quello di Marco brillava come una stella nel buio.

La partita si concluse con una vittoria schiacciante per la squadra di Marco, grazie a un suo gol spettacolare negli ultimi minuti. Dopo la partita, mentre i ragazzi si radunavano per i festeggiamenti, Carlo si avvicinò a Marco. "Ciao, ragazzo," disse Carlo con un sorriso. "Complimenti per la partita. Hai giocato veramente bene."

Marco, sorpreso dall'approccio, rispose timidamente: "Grazie, signore. Mi chiamo Marco."

"Piacere di conoscerti, Marco. Io sono Carlo Bianchi. Lavoro per una squadra giovanile a Milano. Mi piacerebbe parlare con te e i tuoi genitori del tuo futuro nel calcio."

Le parole di Carlo suonarono come musica alle orecchie di Marco, ma anche come un sogno troppo bello per essere vero. Con il cuore che batteva all'impazzata, Marco portò Carlo a conoscere i suoi genitori. Pietro e Lucia, inizialmente scettici e sorpresi, ascoltarono con attenzione le parole del talent scout. Carlo spiegò loro che Marco aveva un talento raro e che la sua squadra giovanile a Milano era disposta a offrire a Marco una possibilità di allenarsi e crescere come calciatore.

"Signor Rossi, signora Rossi," disse Carlo, "capisco che questa possa sembrare una decisione difficile, ma vostro figlio ha un talento speciale. Ha il potenziale per diventare un grande giocatore, e vogliamo dargli l'opportunità di sviluppare questo talento. Naturalmente, sarà anche supportato nei suoi studi."

Pietro e Lucia si guardarono negli occhi, scambiandosi uno sguardo carico di preoccupazione ma anche di speranza. La possibilità che il loro figlio potesse seguire il suo sogno era allettante, ma lasciare che Marco si trasferisse a Milano significava allontanarsi dalla famiglia e dagli amici, affrontare nuove sfide e vivere una vita completamente diversa. Tuttavia, alla fine, capirono che questa era una opportunità irripetibile.

"Dobbiamo pensarci," disse Pietro con un tono serio. "Ma vogliamo solo il meglio per nostro figlio."

Quella notte, Marco non riuscì a dormire. Continuava a ripensare alle parole di Carlo e alla possibilità di giocare a calcio a Milano. Immaginava se stesso in un grande stadio, con migliaia di tifosi che gridavano il suo nome. Sapeva che sarebbe stata una sfida enorme, ma era pronto a dare tutto per il suo sogno.

I giorni successivi furono pieni di discussioni e riflessioni in casa Rossi. Alla fine, con il cuore in gola, i genitori di Marco decisero di dare il loro consenso. "Va bene, Marco," disse Lucia con le lacrime agli occhi, "puoi andare a Milano. Segui il tuo sogno, ma ricordati sempre chi sei e da dove vieni."

Con un misto di emozione e paura, Marco preparò le sue cose. Il giorno della partenza, tutto il paese si radunò per salutarlo. I suoi amici, i vicini e persino il parroco erano lì per augurargli buona fortuna. Marco salutò tutti con un sorriso e una promessa nel cuore: farò del mio meglio e tornerò vincitore.

Arrivato a Milano, Marco fu accolto calorosamente dalla squadra giovanile. L'impatto con la grande città fu travolgente. Milano era vibrante, caotica, piena di vita e di opportunità. Gli allenamenti erano intensi e competitivi, molto più di quanto Marco avesse mai sperimentato. Ogni giorno era una sfida, ma Marco era determinato a dimostrare il suo valore.

L'allenatore, il signor Bianchi, era un uomo severo ma giusto. Vide subito il potenziale di Marco e lo prese sotto la sua ala protettrice. Con il passare del tempo, Marco migliorò tecnicamente e tatticamente, guadagnandosi il rispetto dei suoi compagni di squadra. Fece nuove amicizie, imparò a gestire la pressione e a bilanciare gli impegni scolastici con quelli sportivi.

Un giorno, durante un importante torneo nazionale, Marco ebbe l'opportunità di mostrare il suo vero valore. La partita era in bilico, e con un'incredibile giocata, Marco segnò il gol decisivo che portò la sua squadra alla vittoria. Quel gol fu ripreso dalle telecamere e trasmesso su tutti i canali sportivi, attirando l'attenzione dei media e degli appassionati di calcio.

Con il successo arrivarono anche nuove sfide e tentazioni. La fama iniziò a crescere, e con essa le aspettative e la pressione. Marco dovette affrontare momenti di dubbio e difficoltà, ma non perse mai di vista il suo obiettivo. Grazie al supporto della sua famiglia, dei suoi amici e del suo allenatore, continuò a lavorare duramente e a inseguire il suo sogno.

Ogni volta che tornava a San Martino, veniva accolto come un eroe. Il suo viaggio non era solo una storia di successo personale, ma anche una fonte di ispirazione per i giovani del paese. Marco dimostrò che, con passione, dedizione e il supporto delle persone care, anche un ragazzo di un piccolo paese poteva raggiungere grandi traguardi.

La strada verso il sogno di Marco era appena iniziata, e lui era pronto ad affrontare ogni sfida con coraggio e determinazione, portando con sé il ricordo delle sue radici e l'amore della sua famiglia.